07 gennaio 2016

Onde medie: Francia e Germania spengono, l'Olanda va verso il low power AM.

Grande sensazione, nell'ormai sparuta truppa di appassionati di ricezione di segnali radio lontani, per un capodanno all'insegna delle chiusura di alcuni grandi impianti in onde medie in Francia, Germania e Lussemburgo. Diverse frequenze sono diventate di colpo semi-libere, nel senso che essendo occupate da trasmettitori più deboli offrono maggiori chance di ricezione - sia in isofrequenza, sia sui canali adiacenti - di stazioni molto più distanti. Se quei pochi "DXer" si dicono tutto sommato contenti (non è così per i loro colleghi dall'altra parte dell'Atlantico, che davano la caccia proprio alle emittenti che in Europa erano considerate interferenti), i nostalgici del passato non sono per niente contenti della lenta agonia del primo medium radiofonico conosciuto (molte delle stazioni di cui stiamo parlando erano in funzione da decine e decine d'anni). Per alcuni le onde medie continuano a offrire una valida alternativa ai limiti della modulazione di frequenza, in particolare la possibilità di coprire bacini piuttosto ampi con la stessa antenna, ma anche l'inconfondibile sound ovattato ma pieno della modulazione d'ampiezza. Per la stragrande maggioranza degli ascoltatori nelle aree fortemente urbanizzate, purtroppo, non è più così: le frequenze delle onde medie sono immerse in un brodo di rumore elettrico che rischia di compromettere anche la ricezione delle potenze più significative. 
Questo non significa che per le onde medie non si debba immaginare un futuro diverso, magari più aperto alle iniziative no profit. Il modello diffusivo della radio "broadcast" - contrapposto alla geometria one-to-one della radio via Internet - è ancora molto efficace in termini di costo/contatto (per non parlare della facilità e dei costi bassi lato ricezione) e proprio il crescente disinteresse per le frequenze delle onde medie da parte dei grossi gruppi editoriali pubblici o privati che siano apre nuove prospettive di accesso per associazioni, istituzioni locali, scuole, ospedali, carceri, rappresentanti del terzo settore. Tutti soggetti oggi tagliati fuori da un etere FM sovraffollato e privo di una effettiva pianificazione. Sappiamo che Agcom, in seguito all'approvazione di una normativa che ha di fatto messo ufficialmente la parola fine sul monopolio RAI sulle onde medie, ha lanciato una consultazione rivolta ai potenziali "nuovi entranti". Ma purtroppo sappiamo anche che in Italia certi iter rischiano di durare anni, senza che si arrivi tempestivamente a regolamentazioni sensate. E nel frattempo quello che continuo a vedere monitorando le diverse iniziative sperimentali attivate sulle frequenze un tempo occupate dalle cosiddette "powehouse" europee è che - a parte qualche eccezione - il potenziale delle onde medie italiane si esaurisce con il solito loop di musica easy listening inframmezzati da scarni annunci di identificazione. La progettualità espressa quelli che dopotutto potrebbero essere i primi nuovi editori radiofonici autorizzati da 40 anni a questa parte si esaurisce al momento nel tipico approccio del "segnaposto": intanto trasmetto qualche nota, poi si vedrà. Niente di male, per carità, ma quali sarebbero le concrete prospettive delle eventuali future stazioni regolari? Nessuno lo sa: gli sperimentatori sono tutti impegnati a ripescare vecchi jingle, playlist obsolete, in una mera ripetizione del vecchio spirito di "pionieri dell'FM" che nel frattempo hanno in molti casi superato i 60 anni. Anche in questo stiamo diventando una nazione dal futuro a termine. L'ultima stazione che ho ascoltato qui a Milano città è l'emittente MusicTime, attiva probabilmente dalla cintura est del milanese, che guarda caso ha atteso il 1 gennaio 2016 per occupare i 1377 kHz lasciati liberi dalla Francia. Roberto Scaglione e Antonello Napolitano hanno censito su Ondemedieitalia.it una cinquantina di altre stazioni, alcune presenti on-air solo irregolarmente.
Intanto anche dall'Olanda arriva la notizia di una possibile apertura al Low Power AM da parte del regolatore Agentschaptelecom. Con l'avvicinarsi del limite dell'ultima estensione del regime di licenza per le onde medie, rinnovato per sei anni nel 2011, l'agenzia ha diffuso un questionario per vagliare l'opportunità di istituire una nuova classe di autorizzazioni, anche a fronte del numero sempre più ridotto di organizzazioni interessate a trasmettere in onde medie in modo convenzionale e ad alta potenza. Una licenza per stazioni a potenza molto più bassa, da autorizzare in tempi molto più rapidi e senza particolari vincoli, su una base "first come, first served". In particolare i nuovi titolari di una licenza AM non saranno tenuti ad avviare in parallelo le trasmissioni in DAB+, un vincolo pensato a suo tempo per eventuali normative di switchoff dell'analogico. In compenso potrebbero scegliere di trasmettere direttamente in digitale in onde medie. Il termine di presentazione delle risposte al questionario era l'11 dicembre scorso. Vedrete che in Olanda cominceranno a rilasciare nuove licenze quando qui saremmo ancora in fase di attenta valutazione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Come al solito le nazioni più emancipata come l' Olanda ha compreso che comunque può ulteriormente avere introiti dalle onde medie garantendo libertà di espressione da parte delle emittenti che credono ancora in questa banda. Naturalmente nonostante il DAB può rappresentare una piattaforma evoluta probabilmente molto più costosa per la radiofonia comunitaria esso potrebbe essere fagocitato dalla rete streaming di internet facendolo nascere con breve vita per esso. In Italia , il paese delle grandi indecisioni, si rischia di non potere avere le onde medie per i soggetti interessati ad esse una FM ormai occupata solo da i grandi network con notevoli problemi interferenziali e un DAB allo stato embrionale che stenta a decollare sia per problemi di burocrazia e di gestione dei consorzi a divenire oltre a quello delle frequenze. Il problema delle onde medie italiane non è la scarsità di frequenze ma è frutto di miopia, incompetenza e di lobby dominanti che uccidono il tessuto creativo di questi novelli broadcaster che credendo in questa banda che funziona dagli albori della radiofonia può offrire molto ancora, anche nelle casse erariali. Spero che in Italia si muoverà qualcosa ma se è nata "TONDA" non può morire " QUADRA ". VIVA LE ONDE MEDIA E INCORAGGIAMO I NOSTRI PIONIERI.