Nella generale indifferenza in cui sembra essere ritornata la questione della radio digitale DAB+ in Italia, con sullo sfondo le possibili conseguenze sull'assetto di RaiWay, l'operatore dei tralicci radiotelevisivi, dei tagli imposti dal governo Renzi, ecco che proprio l'offerta di Radio RAI sul digitale si arricchisce, sul multiplex 12B (225,648 MHz), di tre nuovi canali. Per la prima volta i tre flussi che la RAI diffondeva solo via Web, i programmi WR6 (programmi d'archivio, ai quali è stata purtroppo imposta una brusca virata mistico-cattolica dall'arrivo del nuovo responsabile Sergio Valzania, ex-Radio Due) e WR7/8 (vari format musicali), si possono ascoltare via radio, senza un computer o uno smartphone collegato a Internet, con un apparecchio DAB+. Una decisione inattesa, ma auspicata da molti dei pochi appassionati del genere (il DAB ha una notorietà molto scarsa fuori dalla provincia di Trento che è stata teatro del primo vero lancio commerciale e ha visto il coinvolgimento della distribuzione e del retail di elettronica di consumo). Finora la RAI aveva esitato perché in Italia le direttive di Agcom impongono agli "
incumbent", gli operatori già presenti in FM, un vincolo alla programmazione in simulcast di almeno il 50% dei contenuti trasmessi. In altre parole, un network FM non potrebbe in teoria trasmettere programmi diversi per più del 50% del tempo occupato sulla risorsa DAB assegnata.
Un'altra notizia di stasera è che Eurodab, che fino a poco fa occupava con il suo multiplex il blocco 12A, sovrapponendosi alla frequenza utlizzata in Canton Ticino dal mux pubblico di RSI, ora si è spostata sul 13 E! Qualcosa si muove per la radio digitale che solo un anno fa si impegnava a coprire tutto il Nord Italia e l'Emilia? Personalmente sono contento di trovare finalmente on air l'offerta dei canali Web Radio, ma continuo a essere pessimista e penso che a questo punto dobbiamo sospendere per l'ennesima volta il giudizio e capire che cosa succederà di Raiway e del suo ruolo di fornitore dei consorzi DAB locali. Degli impegni presi a Trento si è realizzato poco, i grandi network non se la passano benissimo sul piano della pubblicità e a Trento stessa c'è stato un grosso pasticcio con consorzi come Eurodab e CR Dab. Beghe che hanno costretto Agcom a modificare le regole per la formazione dei multiplex tra network nazionali e stazioni locali faticano a consorziarsi.
Sulla radio digitale continuiamo a fare tavoli, ma la triste realtà è che manca completamente un progetto vero, coordinato a livello nazionale e con obiettivi temporali precisi. Agcom, spiace dirlo, ha lavorato in maniera molto confusa, le regole sono espresse in linguaggio oscuro, fatte apposta per dar lavoro ai consulenti tecnico-legali (per carità, ci devono essere, ma per il pubblico è una barriera in più). La questione delle frequenze è un paradosso totale. Da anni dicono che vogliono rimuovere i vari ostacoli burocratici e di mercato (tipo le frequenze appannaggio della Difesa e roba del genere). Ma anche qui non si capisce a fondo perché in Italia il DAB si debba concentrare su pochissimi blocchi perché la continuità non c'è ancora (che succederà adesso per esempio dell'eterna bega di Europa 7 che finora occupava il canale 10?). Nel frattempo il consorzio Eurodab che fa riferimento a RTL continua una politica isolata di dispiegamento di impianti, positiva per l'aspetto della maggiore copertura, ma che certo non contribuisce a "fare sistema".
Tutto il discorso dei multiplex e della loro ripartizione è vincolato alla disponibilità dei blocchi e alla regola del numero di "capacity unit" assegnato da Agcom. Ogni "programma" nel multiplex - in pratica ogni flusso radiofonico dall'FM o un nuovo entrante - ha 72 CU, su un totale nella cosiddetta Common Interleaved Frame del totale del multiplex pari a 864 CU. La CIF è l'insieme dei flussi codificati nel multiplex, è una trama di un totale di 55296 bit trasmessa ogni 24 millisecondi. La CU è lo spazio minimo indirizzabile e vale 64 bit. Il DAB è una bruttissima bestia perché si possono variare molti parametri, come il symbol rate della singola sottoportante OFDM, i vari error protection rate su cui puoi far leva per avere maggiore copertura o migliore qualità. C'è una tabella riassuntiva che trovate qui (cercate per la
tabella 5.11.1) che riassume quanti flussi si possono mettere per vari bit rate per vari livelli di protezione audio (trovate quelli consigliati per i vari mezzi di distribuzione qui
tabella 5.2). Ma poi molto dipende da come implementi il tuo feed studio-multiplex, da che cosa succede materialmente tra generazione del suono, codifica, distribuzione, trasmissione...
La vicenda degli assegnamenti è estremamente complessa perché quando è stato deciso l'assegnamento complessivo di 14 mux (1=RAI, 2=network privati nazionali e 11 in totale da assegnare ai consorzi regionali provinciali) CR Dab ha presentato ricorso al Tar. A Trento né Eurodab né CR Dab hanno partecipato alla discussione che ha coinvolto Rai, ClubDab e i due consorzi di emittenti locali Digiloc (emanazione di Aeranti-Corallo, che ha raggiunto un accordo di fornitura con Raiway) e DBTAA, Digital Broadcasting Trentino Alto Adige EuroDab. CR Dab spiega molte sue posizioni
qui.
Proprio in considerazione dei problemi che la composizione del secondo multiplex delle nazionali aveva comportato a Trento, Agcom aveva variato (delibera 567/13/CONS, Allegato A) le regole di assegnamento in modo da consentire un beauty contest tra coloro che fossero disponibili a trasmettere "qualora le società consortili non raggiungano la percentuale di partecipazione di cui al comma 5, i diritti d’uso delle radiofrequenze per le trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale sono assegnati mediante la procedura di selezione comparativa". Contro la 567 è stata presentato ricorso al TAR del Lazio, ricorso che è stato respinto nel gennaio di quest'anno. Come si vede la situazione è molto intricata e molti editori e consorzi rimangono critici su una questione che non è da poco: le risorse in termini di numero di blocchi disponibili sono meno del dovuto, 14 multiplex in totale non sono sufficienti per tutti, non permettono agli incumbent di sperimentare nuovi contenuti (i privati hanno in pratica spazio per sistemare 24 canali oggi presenti in FM su scala nazionale). CR Dab chiede per esempio che sia esplicitamente prevista la possibilità di sperimentare sistemi alternativi come il DRM. FRT, con CR Dab,
lamenta anche lei le poche risorse per le emittenti locali. La verità è che è molto difficile uscire fuori dal ginepraio: il DAB è stato pensato in una Europa in cui il fenomeno della radiofonia commerciale, sorto come qualcosa di estraneo alla tradizione storica fortemente statalista, era ormai stato metabolizzato attraverso procedure più o meno rigorose di regolamentazione dell'FM. L'Italia è una anomalia completa. Forse anche la Spagna presenterebbe dei problemi considerato la vistosa presenza di emittenti del tutto prive di licenza e una tradizione locale-commerciale che risale a prima della guerra, ma niente a che vedere con la situazione italiana. Ci vorrebbe un salto di fantasia, l'adozione di un sistema misto come sostiene CR Dab, per esempio, anche se sul DRM+ non si può seriamente contare, la componentistica e i ricevitori sono a zero). Certamente lato offerta c'è un problema di rappresentanza e di mancato coordinamento esteso.
A livello di regolamentazione pesa come un macigno la mancanza a livello nazionale di progettualità autentica, di volontà di pensare a un futuro mediatico che non debba servire unicamente gli interessi del duopolio televisivo. La radiofonia è un bene di tutti? E allora si studi il modo per fare gli interessi di tutti, ma proprio tutti.