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Quello della ricezione di segnali radio a lunga distanza è un hobby molto particolare che riesce a mescolare aspetti tecnico-scientifici di livello sicuramente accademico a sensazioni che riguardano, invece, la nostra sfera irrazionale, emotiva. Le onde radio sono regolate da equazioni molto complesse. Ancora più complesse sono quelle che governano la ionosfera, il plasma che guida i segnali tra due punti geografici separati da distanze che sembrano impossibili. Poi ci sono le regole dell'elettronica dei ricevitori analogici, della matematica e del software dei ricevitori numerici. Insomma, sembrerebbe tutto così arido, così deterministico, privo di sorprese.
Ma non è così, i segnali trasportati sono le voci del nostro prossimo, le loro identità culturali, i loro desideri, spesso le loro tragedie. E con tutte le regole che possiamo applicare ancora non siamo riusciti a ricavare una teoria unificata, un sistema capace di dirci che date queste e quest'altre condizioni al contorno, utilizzando questo e quel dispositivo, allora non potremo che sintonizzarci su... Possiamo contare solo su qualche regoletta generale e della statistica che ci dice come i percorsi propagativi tendono a privilegiare l'ascolto effettuato a latitudini geografiche estreme, dove le condizioni di oscurità prolungata possono fare la differenza.
In passato, queste regole generali ci dicevano che l'ascolto di certe aree geografiche dall'Italia, alle frequenze delle onde medie, fosse se non proprio impossibile, molto poco probabile. Eppure nella finestra di questi ultimi anni, in corrispondenza del minimo del penultimo ciclo solare, molti tabù sono crollati, dalla West Coast americana all'estremo oriente asiatico. Resisteva un mito che a questo punto sembrava sempre più attendibile nella sua non raggiungibilità. A dispetto di varie segnalazioni nel centro Europa, in Italia non c'era stata notizia di ascolti di stazioni in onde medie dall'Alaska. Uno stato americano propagativamente molto diverso dalla California, che viene regolarmente ascoltato in Nord Europa attraverso tracciati transpolari, dopo percorsi relativamente brevi. Più che la distanza, però, il Nord Europa è favorito per il buio, perché quando in Alaska comincia o finisce di far buio (quasi mai di inverno), dalle nostre parti il sole è troppo alto. E nel tardo pomeriggio invernale, quando in teoria l'oscurità favorisce entrambi, ci si mette sempre di mezzo l'assorbimento del segnale, che si disperde nella ionosfera sopra il polo. A meno che le condizioni geomagnetiche non siano molto tranquille, come quelle che negli ultimi sei mesi hanno consentito di ascoltare dagli Stati Uniti una marea di stati e stazioni ritenuti fuori portata.
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1 commento:
Hats off a entrambi...! Non trovo altre parole.
Chris
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