09 giugno 2007

Presente e futuro della radiofonia al RadioCamp


Radio, telefono (cellulare), e oggi posta elettronica, sono gli ingredienti di base di un "new medium" sociale e interattivo che per molti versi anticipa la flessibile pervasività di Internet. E a ben guardare è ancora più potente di Internet perché i vincoli, gli ostacoli alla partecipazione, sono meno numerosi. Internet è un medium sempre più diffuso e raggiungibile, d'accordo. Ma ancora non può vantare (manca poco, probabilmente) la capillarità e la convenienza economica dell'infrastruttura telefonica. Scrivo queste righe ascoltando uno dei tanti "microfoni aperti" di Radio Popolare, una formula di interazione tra stazione radio e i suoi ascoltatori invitati a intervenire telefonicamente (e via mail) che dimostra tutta la coinvolgente potenza di questo cocktail mediatico e ribadisce per l'ennesima volta il valore, la forza di una radio locale e comunitaria.
Lo spunto di tutte queste riflessioni viene da un messaggio che mi ha inviato Francesco Delucia, blogger, podcaster - il suo programma Interceptor, il primo in Italia dedicato a podcast, webradio e radio universitarie, andava in onda fino al 2005 su Facoltà di Frequenza, emittente dell'ateneo di Siena - e ideatore di RadioCamp "il primo BarCamp al mondo dedicato alle radiofonie" Che cosa sarebbe un BarCamp? Secondo il lemma di Wikipedia il BarCamp è una (non)conferenza molto informale, organizzata su una tematica di comune interesse da un gruppo di persone che costruiscono il palinsesto della conferenza in modo aperto e collaborativo, attraverso un wiki su Internet. L'obiettivo è quello di arrivare a riunirsi in un determinato luogo fisico, possibilmente attrezzato con una rete locale wi-fi e un contorno un po' alla buona di logistica (tenda in giardino?) e catering. Nel corso del BarCamp gli argomenti proposti vengono studiati in modo altrettanto libero e con estemporanee e continue variazioni di programma. Una sorta di wiki con Web conference dal vivo, che un tempo si sarebbe chiamato "casino organizzato".
La meccanica del progetto è bellissima e ancora una volta la radio mi appare come una straordinaria anticipatrice perché nella definizione di BarCamp vedo una incredibile somiglianza con le convention dei DXer e dei radioamatori, che decidonodi riunirsi e dopo aver discusso di temi in proprio o con l'aiuto di ospiti volontari, si mettono in testa la cuffia e passano la notte ad ascoltare o trasmettere, commentando tra loro i segnali intercettati.
Non so se ho reso l'idea, ma intanto provate a fare una capatina all'indirizzo organizzativo del BarCamp (web)radiofonico/podcastico di Francesco, che fedele al dettato dello statuto del movimento ha aperto un apposito wiki sul dominio BarCamp.org. Il triumvirato che ha lanciato l'idea di RadioCamp comprende oltre allo stesso Francesco, Alessandro Venturi (webmaster di Radio NK) e il press officer Giacomo Brunoro. La sede della riunione sarà Milano (non so perché ma a me piacerebbe che a offrirsi organizzativamente fossero Radio Popolare o chissà, la RAI di Corso Sempione, lo IULM o il Museo della Scienza) in una data compresa tra il prossimo settembre o ottobre. L'amico Antonio Pavolini, di Pendodeliri e Radio Imago, risulta tra i primi iscritti. A chi è rivolto l'invito al RadioCamp? Secondo gli ideatori a...
Radiofonici di ogni ordine e grado su onde medie (ma anche quelle corte), ascoltatori, webradio indipendenti (ma anche dipendenti), podcasters amatoriali, corporate podcasters, radio universitarie, professori universitari e universali, appassionati della radiofonia in tutte le sue (in)immaginabili forme, tesisti con l'acqua alla gola, tecnici di regia, autori di programmi, assistenti ai programmi, redattori (precari o meno), responsabili SIAE, SCF, esperti di Wi-Max, DAB... e se qualche altra categoria vuole aggiungersi, faccia pure! :)
"Se lo ritiene pertinente, ci farebbe molto piacere se lei parlasse della nostra iniziativa nel suo blog. Saremmo però ancor più contenti se lei vi partecipasse come relatore, con un argomento a sua scelta inerente alle tematiche radiofoniche" di Radiopassioni, mi scrive Francesco Delucia. Certo che lo ritengo pertinente. Perché sono convinto che questo è uno dei tanti futuri della radio. Un mezzo che ha saputo digitalizzarsi molto prima di altri perché vanta una caratteristica esclusiva. La radio è un flusso, uno stream asincrono, best effort. E' lo standard Ethernet dei massmedia (non a caso Ethernet, protocollo digitale per eccellenza, si ispira a un progetto di rete radioamatoriale!). Un flusso che - perdonatemi se non perdo la minima occasione per ribadire il mio pensiero in materia - non ha tutto questo bisogno di essere digitalizzato alla fonte, con una modulazione digitale in antenna, ma può tranquillamente essere digitalizzato a valle, già in fase di trattamento del segnale ricevuto e nella successiva integrazione con altri media. Provate a fare la stessa cosa con la televisione. Ne verrebbe fuori il solito baretto di periferia con gli avventori fissati sul piccolo schermo abbarbicato sullo scaffale, là in alto. Un valido modello di socializzazione, per carità, ma condizionato dall'inizio alla fine da un mezzo che assorbe tutto e impone solo se stesso. Un mezzo, quello televisivo che fa circolare idee e cultura. Le "sue" idee, la "sua" cultura. La radio (libera) riesce più facilmente, con mezzi minimi, a far circolare le "nostre" idee. Non può fare a meno di contaminarsi con tutto. E' un discorso un po' complesso che continuerò a elaborare qui. Magari potrebbe diventare materia per un intervento al RadioCamp di Francesco...

1 commento:

smart ha detto...

ciao,
sul ruolo e valore delle radio comunitarie ho espresso una mia idea durante l'ultima puntata di Shaker, per radio indiSound.net.
Solo un appunto nel mezzo di una puntata dedicata ai primi 12 mesi trascorsi in una web radio, ma se ti va di ascoltarlo mi fa piacere. Si scarica dal mio blog: tungsteno.splinder.com

ciao e ci si vede al RadioCamp ;)
smart.