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07 gennaio 2016

La Polonia non ha ancora il bavaglio. La radio nazionale contesta - a suo modo - le decisioni del Parlamento in materia di media

Dopo il caso Ungheria, anche per la Polonia si prospetta una fase di brusco allontanamento dal "mainstream" politico europeo. Il governo ultraconservatore di Jarosław Kaczyński, leader del partito Legge e Giustizia (PiS) e della sua primo ministro Beata Szydło, comincia a lanciare gli stessi messaggi di chiusura e euroscetticismo giunti in questi anni da politici di destra come Viktor Orban. E guarda caso il primo bersaglio di questi governi, radicalmente populisti e anti-intellettuali, è rappresentato dai media radiotelevisivi, visti sempre con particolare sospetto.
Il direttore di Radio Jedynka vuole attirare l'attenzione sulla nuova legge polacca sui media
Il presidente polacco Andrzej Duda si accinge (se già non l'ha fatto) a firmare una nuova legge sui media che metterebbe sotto stretto controllo governativo l'intero apparato della radio nazionale, Polskie Radio. La presidente dell'EBU, l'organismo europeo degli enti radiotelevisivi pubblici, ha scritto a Duda un accorato appello. Andrea Borgnino ha tempestivamente dedicato alla questione la prima puntata 2016 del suo programma Interferenze, su Radio Tre, raccontando agli ascoltatori italiani dell'inedita iniziativa presa da Kamil Dąbrowa, direttore del primo programma di Polskie Radio, Radio Jedynka
Dal primo gennaio l'emittente polacca, equivalente della nostra Radio Uno, alterna in corrispondenza del segnale orario la diffusione dell'inno nazionale polacco, la "Mazurek Dąbrowskiego" (composta originariamente a Reggio Emilia, come canto della legione polacca in Italia e coeva del nostro tricolore, inizia con le parole "La Polonia non è ancora morta") e dell'Inno alla gioia dalla Nona sinfonia di Beethoven, considerato l'Inno nazionale europeo. «Non è né uno sciopero, né una forma di protesta, ha spiegato Dąbrowa durante una tribuna con gli ascoltatori diffusa l'altroieri, vogliamo semplicemente destare l'attenzione su una legge così importante.»
La decisione è stata accolta con qualche perplessità anche all'interno della stessa Polskie Radio. Il direttore generale Paweł Kwieciński
 ha inviato a Dąbrowa una lettera che suona come un formale richiamo agli obblighi istituzionali dell'emittente. Persino l'esecuzione dell'inno nazionale, ricorda Kwieciński, deve avvenire in un contesto di "onore e dignità". Tra i messaggi che PR Jedynka ha raccolto aprendo i telefoni ai cittadini polacchi, vi sono anche quelli degli elettori del PiS, che si chiedono se questa battaglia per la democrazia possa avere esiti controproducenti per la democrazia stessa. Una ascoltatrice afferma per esempio di aver votato per il PiS, aggiungendo di non volersi  sentirmi meno forte di un movimento di opinione o di una testata giornalistica, magari estera, capace più di me di influire sulle decisioni del Parlamento. La questione è obiettivamente complessa, ma quando c'è in gioco la libertà di espressione gli elettori di qualsiasi partito farebbero bene a ricordare che molte dittature, nazismo incluso, sono nate da un voto democratico.

02 ottobre 2013

Polonia digitale, parte l'offerta DAB+: sei anni per coprire il territorio.


La Polonia è una delle prime nazioni dell'ex blocco dell'Europa orientale a disporre di una organica offerta DAB+. È partito ufficialmente ieri, primo di ottobre, il network radiofonico digitale di Polskie Radio, per ora limitato alle città di Varsavia e Katowice, prima tappa di un piano di espansione in sette fasi che dovrebbe concludersi nel 2020. L'anno prossimo sarà per esempio il turno di città importanti come Cracovia, Lódz, Danzica e altre. Al momento i programmi diffusi sono nove. Tra gennaio e ottobre 2014 se ne aggiungeranno altre tre, tra cui Radio Krasnal (Radio Nano), rivolta espressamente ai bambini.

18 giugno 2013

Utilissimo servizio dell'associazione Aeranti Corallo, che sul suo sito istituzionale ha messo a disposizione tutti i materiali relativi alla recente edizione del Radio-TV Forum romano. La ricca Galleria Eventi multimediale mette a disposizione in particolare gli interventi (filmati e slide) del seminario che ha analizzato il test DAB+ attualmente in corso nelle province di Trento e Bolzano. Vale decisamente la pena seguire i primi interventi (Marco Rossignoli di Aeranti, Vincenzo Lobianco di Agcom e Stefano Ciccotti) perché i relatori affrontano anche i problemi frequenziali di una radio digitale che continua - paradossalmente - a soffrire dell'impossibilità di controllare l'intero spettro VHF originariamente pensato per il DAB. Il fatto di avere la disponibilità di blocchi solo "a macchia di leopardo" (continuano per esempio a esserci difficoltà nel disporre dei blocchi 13 e 11) nuoce al libero sviluppo della radiofonia digitale in Italia, una tecnologia che ancora oggi, a switchoff televisivo analogico ormai concluso, deve contendere le sue frequenze con i militari (i caccia comunicano su frequenze molto vicine quando non sovrapposte) e operatori televisivi. Per fortuna sembrano arrivare notizie positive da un versante autorevole come il Ministero dello Sviluppo Economico. L'11 giugno - come mi segnala l'amico Giorgio Guana, country manager di Pure, tra i maggiori fornitori di ricevitori digitali - si è tenuta davanti alla commissione parlamentare IX (trasporti e telecomunicazioni). Intervenendo insieme al ministro Zanonato, il viceministro (ed ex commissario) Antonio Catricalà ha espressamente citato la radiofonia digitale nella sua relazione sulle attività nel settore da parte del Governo. Qui potete trovare l'intero PDF della relazione ma il punto che ci interessa è questo (la sottolineatura è mia): 
LA RADIOFONIA
Un discorso a parte merita la radiofonia, un mezzo “storico” vivo e vegeto, ma, di cui poco si parla.
La radiofonia è entrata nel percorso del digitale da qualche anno ed è giunto il momento per promuovere una fruizione di massa della tecnologia, anche in considerazione del fatto che è ormai disponibile su ampia scala un’offerta di contenuti e servizi non solo all’altezza di quelli diffusi con la vecchia tecnica analogica, ma per certi aspetti più moderna e avanzata. Basta pensare che esistono oggi contenuti radiofonici digitali che consentono di accompagnare l’ascolto con la visione di immagini su apparati mobili.
Il sistema Paese si sta muovendo in digitale, sarebbe incomprensibile se l’unico mezzo di comunicazione di massa a non seguire questo trend fosse la radiofonia.
Su queste basi ci si sta muovendo per promuovere un passaggio stabile alle trasmissioni radiofoniche digitali, e questo progetto è già stato avviato cominciando dal Trentino Alto Adige.
L’Italia è da sempre pioniera delle evoluzioni tecnologiche e la radiofonia ne è un esempio. Siamo tra i pochissimi Paesi in cui già oggi è disponibile un’offerta radiofonica negli standard tecnologici più evoluti, vale a dire il DAB+ e il DMB. Occorre tenere conto e valorizzare queste esperienze incentivando gli operatori che le hanno implementate a diffonderle ulteriormente, facendo sì che i benefici dell’uso di tali nuove tecnologie siano destinati all’utenza.
Il percorso per la completa digitalizzazione della radiofonia non appare particolarmente accidentato, anche in conseguenza del fatto che opportunamente si è scelto di partire affiancando il vecchio e il nuovo, cioè l’analogico e il digitale.
Sul piano della pianificazione e della gestione delle frequenze vi sono ancora alcuni punti aperti, sui quali tuttavia il Ministero e l’Autorità stanno lavorando e le prospettive di soluzione appaiono concrete e prossime.
L’intervento in questo settore, condiviso con gli operatori potrà essere incisivo, ordinato e tempestivo. Diversamente si rischierebbe di azzerare il vantaggio competitivo e il ruolo di leadership tecnologica che il Paese si è garantito nel contesto della digitalizzazione del sistema delle comunicazioni.

Qualche motivo di ottimismo forse c'è, ma perché parlo di situazione paradossale in Italia? Perché nel frattempo è ormai chiaro che l'intera Europa si sta muovendo in direzione della radio DAB+. Lo stesso Guana mi riferisce per esempio due notizie che arrivano dall'Est. e che ho cercato di approfondire L'authority slovena ha appena avviato le consultazioni per la creazione di un primo network nazionale DAB+ in sostituzione dell'attuale piattaforma DAB tradizionale che attualmente copre una parte limitata del territorio con pochi canali e la cui licenza scadrà quest'anno. Con Google è possibile tradurre abbastanza bene la notizia del bando consultivo apparsa pochi giorni fa sul sito della APEK. Seguendo il link potete arrivare facilmente alle domande cui rispondere e quali sono le modalità per la partecipazione. La sottomissione dei pareri deve avvenire entro il 3 luglio.
A quanto sembra, infine, anche la Polonia sarebbe intenzionata a implementare una infrastruttura DAB+. Lo avrebbe dichiarato il presidente dell'authority KRRIT. Nel novembre del 2011 l'organismo aveva anch'esso bandito una consultazione, specificando che nel 2013 sarebbe stato possibile partire con uno o forse due multiplex nazionali seguiti da un terzo network nel 2015. Oggi questi piani suonano un po' ottimisti ma non è inverosimile pensare a un primo network entro un anno e mezzo. In Italia rischiamo ancora una volta di arrivare nel gruppo di coda, dobbiamo risolvere una volta per tutte i problemi di gestione dello spettro e premere sull'acceleratore di una tecnologia che non potrà non stimolare la creatività degli editori attuali e l'arrivo di nuovi entranti.

08 ottobre 2008

Polonia, Radio Maryja accende il telefonino

Dopo il network radiofonico, Radio Maryja lancia telefonino. La controversa emittente integralista (per non parlare delle accuse di antisemitismo), feudo mediatico di padre Tadeusz Rydzyka, si è messa d'accordo con il nuovo operatore telefonico polacco CenterNet (ha appena avuto l'autorizzazione per una rete sui 1.800 MHz) per offrire ai suoi ascoltatori, quattro milioni di persone, un servizio di operatore mobile virtuale. La telefonia mobile ultracattolica si chiamerà, "W rodzinie", "in famiglia" un nome che dalle nostre parte suona malino. Ho trovato la notizia sull'austriaco Der Standard e ho ripescato lo stesso annuncio dato dal settimanale polacco Wprost. Con mio profondo disappunto di mezzosangue frustrato, che di polacco parla sì e no cinque parole, ho capito solo grazie a Google che l'emittente e la sua holding, la fondazione Lux Veritatis intendono utilizzare i proventi del servizio MVNO per finanziare progetti di ricerca in campo geotermico (chissà che ne pensa l'amico Beppe Caravita). Gli abbonati godranno di tariffe preferenziali che includeranno la possibilità di chiamare gratuitamente i numeri di Radio Maryja e della stazione televisiva collegata, TV Trwam (è la prima persona singolare del verbo trwac, durare). In prospettiva, gli abbonati potranno chiamare gratuitamente anche altri abbonati a W rodzinie
"Radio Maryja" baut Handynetz auf

Der umstrittene polnische Privatsender hat ein Abkommen mit dem Mobilfunkanbieter "CenterNet" geschlossen

Warschau - Der umstrittene polnische Privatsender "Radio Maryja" baut ein eigenes Handynetz mit dem Namen "In der Familie" auf. Als Partner gewann Senderchef P. Tadeusz Rydzyk den neuen Mobilfunkanbieter "CenterNet", wie Kathpress unter Berufung auf die Tageszeitung "Gazeta Wyborcza" (Dienstag) berichtete. Über das Handynetz soll man demnach kostenlos bei der Radiostation und dem dazugehörigen Fernsehsender "TV Trwam" anrufen können.
Für das Mobilfunknetz wolle man gezielt katholische Kunden gewinnen, meldete "Radio Maryja". Rydzyks Stiftung "Lux Veritatis" habe den Vertrag bewusst mit einem Unternehmen abgeschlossen, das polnische Wurzeln habe und dessen Kapital zu 100 Prozent polnisch sei.
"CenterNet" gehört dem an der Warschauer Börse notierten Unternehmen "NFI Midas", das von dem Multimillionär Roman Karkosik kontrolliert wird. Die Aktien legten laut Bericht nach Bekanntwerden der Pläne stark zu.
Das Abkommen beinhaltet laut Pressebericht auch Werbespots von "CenterNeT" bei "TV Trwam". Die Mobilfunkfirma ging erst in diesem Jahr an den Start. Der für antisemitische Tiraden bekannte Sender "Radio Maryja" ist mit nach eigenen Angaben vier Millionen Hörern einer der erfolgreichsten Sender Polens. (APA)
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"W rodzinie" - telefonia komórkowa o. Rydzyka
2008-10-06

Telefonia komórkowa współtworzona przez firmę CenterNet i Fundację Lux Veritatis ma się nazywać "W rodzinie" - ujawnił o. Tadeusz Rydzyk.

O. Rydzyk poinformował w Radiu Maryja, że dochód z nowego przedsięwzięcia fundacja zamierza przeznaczyć na sfinansowanie prac przy geotermii, a także na utrzymanie Wyższej Szkoły Kultury Społecznej i Medialnej.
Nowa telefonia ma ruszyć za kilka miesięcy. W sieci darmowe mają być połączenia m.in. do Radia Maryja i Telewizji Trwam, a docelowo bezpłatne ma być też komunikowanie się w Rodzinie Radia Maryja.
Ideę powstania sieci "W rodzinie" na antenie Radia Maryja przedstawił zaangażowany w przedsięwzięcie Andrzej Jaworski, wcześniej znany słuchaczom jako prezes Fundacji Stoczni Gdańskiej, b. prezes Stoczni Gdańsk SA i komentator spraw związanych z przemysłem okrętowym.
"Jest to dzieło, które ma pomóc nam komunikować się i ma pomóc, by ta komunikacja była rzeczywiście taka, jak w rodzinie, czyli najtańsza" - mówił Jaworski.
"Szukaliśmy takiego operatora, który miałby polskie korzenie i z którym można by stworzyć +nowe dzieło+. Udało się nam znaleźć na naszym rynku jedną taką firmę, która jest ze 100-procentowym kapitałem polskim (...) Myślę, że my wszyscy bardzo skorzystamy" - dodał.
Porozumienie pomiędzy CenterNetem i Fundacją Lux Veritatis zostało podpisane w piątek. "Tak jest ustawiona sprawa, że my nic nie ryzykujemy" - zaznaczył prezes fundacji o. Rydzyk.
O telefonii komórkowej CenterNetu i Fundacji Lux Veritatis poinformował "Parkiet". Gazeta napisała m.in., że CenterNet należy do Midasa, kontrolowanego przez Romana Karkosika.
"Polscy katolicy, w tym słuchacze Radia Maryja, to lojalna, często komunikująca się społeczność niedoceniana do tej pory przez operatorów komórkowych. Nikt o tę grupę w Polsce nie zabiegał i nie zabiega. A jest to przecież wielka rodzina, dla której więzy ludzkie i częste rozmowy z najbliższymi w kraju i za granicą są najważniejsze" - powiedział "Parkietowi" Roman Karkosik.
"Tego typu modele biznesowe sprawdzają się na Zachodzie. Nie sądzę, by nie udało się to w Polsce, tym bardziej że systematycznie rośnie zamożność dojrzalszej części społeczeństw" - dodał biznesmen.

29 luglio 2008

Polskie Radio, diplomazia sulle onde

Le relazioni tra Polonia e Germania sono a dir poco complesse. Quindi fa molto piacere vedere che i miei quasi connazionali credono molto nella diplomazia fatta con le trasmissioni radio. SatelliLine, un sito specializzato tedesco, rivela le novità che riguardano i contenuti in lingua tedesca della radio polacca. Non solo quelli espressamente rivolti all'estero, in onde corte, ma anche le frequenze in onde lunghe del primo canale radiofonico e il nuovo canale giovanile Polskie Radio Euro sono coinvolte nella operazione.
Polen: Polskie Radio baut deutschsprachige Anteile aus

Das staatliche Polskie Radio hat den deutschsprachigen Anteil seiner Programme ausgebaut. Neben den Sendungen des Auslandsrundfunks, die um 8 Uhr und 13.30 Uhr jetzt auch auf Langwelle 198 kHz ausgestrahlt werden (SatelliFax berichtete), gibt es jetzt auch im Programm Polskie Radio 1 deutschsprsprachige Nachrichten um 11 Uhr (überregional unter anderem auf Langwelle 225 kHz empfangbar). Ferner gibt es täglich um 13.30 Uhr ein deutschsprachiges Fenster im neuen Jugendsender Polskie Radio Euro.

29 giugno 2008

Twoje Radio, i municipi polacchi ripartono dall onde medie


Il DXer ceco Karel Honzik ha distribuito un file pdf con la mappa e la lista dettagliata delle stazioni del network Twoje Radio, "la tua Radio", una iniziativa polacca che rilancia le frequenze delle onde medie abbandonate dalla radio di Stato e le mette a disposizione di un consorzio di radio controllate dalle municipalità polacche, assistite nella realizzazione degli impianti e dei programmi dalla società Polskie Fale Średnie S. A. (" Onda media polacca") di Cracovia. Sono tutte stazioni a potenza molto bassa, che ogni giorno trasmettono due ore di programmazione locale con notizie dalla municipalità e nel resto del tempo ripetono un programma prodotto centralmente o il rispettivo programma regionale di Polskie Radio. Secondo la lista di Karel operano una ventina di stazioni con altre che sono ancora in attesa di licenza o che viceversa non sono mai andate in onda e avranno la licenza revocata da parte del regolatore polacco KRRIT (ufficialmente sono elencate 16 stazioni).
Restano comunque da ascoltare 15-20 radio locali a bassissima potenza (massimo 800, 1000 watt) che alle 6 del mattino e alle 4 del pomeriggio ora polacca trasmettono notiziari e musiche locali. Non sono frequenze facili, ma Karel segnala che sull'ora viene trasmesso un segnale orario molto caratteristico: un orologio a cucù. Secondo me nella stagione invernale un tentativo vale la pena di farlo. Il sito ufficiale del network contiene una mappa interattiva che punta ai siti delle stazioni o dei comuni che le gestiscono. La lista degli indirizzi si trova anche sul sito KRRIT. Altre informazioni si trovano sull'eccellente sito Polska AM di Radiopolska, un sito specializzato sulla complicata scena radiofonica polacca. Se scaricate subito il file di Karel, disponibile all'indirizzo summenzionato solo fino alla fine di luglio, troverete, insieme alla mappa e alla lista, anche alcuni jingle estratti dalle homepage delle stazioni.
Un'ultima annotazione: il sito ufficiale di Polskie Fale Średnie parla diffusamente di radio digitale DRM. Immagino si tratti solo di piani futuri per il network, che al momento sembra trasmettere solo in analogico.

21 febbraio 2008

Cartellino giallo per Padre Rydzyk (Radio Maryja)

Il vento sta cambiando sulla Polonia dell'ultraclericale (agli amici di Avvenire: non lo dico io, lo scrive la FAZ in questa lunga corrispondenza da Varsavia) Radio Maryja. La procura di Torun, la città dove ha sede la controversa emittente di Tadeusz Rydzyk, avrebbe aperto un'inchiesta dopo la denuncia della Lega delle comunità religiose ebraiche. I giudici dovranno stabilire se il frate redentorista Rydzyk e il suo impero mediatico hanno fatto propaganda antisemita. Sono anni che Rydzyk cavalca con disinvoltura i peggiori risvolti del cattolicesimo polacco, invocando personalmente censure e anatemi contro il nemico di sempre, l'avido ebreo. Con una variante significativa: oggi a ricevere gli strali non sono solo gli ebrei. Anche tedeschi, comunisti e liberali ricevono la loro brava dose di maledizioni radiofoniche. Il fatto che le comunità israelite, o meglio quel poco che ne è rimasto, chieda oggi una compensazione per le perdite economiche subite dai tedeschi prima e dai comunisti poi, proprio non va giù al potente direttore di Radio Maryja; che dal canto suo non disdegna di chiedere aiuti statali e fondi europei per le sue nobili iniziative, inclusa una scuola di giornalismo che curiosamente insegna gli stessi toni antisemiti del padre fondatore (anche questo lo scrive la FAZ). Seminare vento, da quelle parti, di solito porta a tragici raccolti di tempesta. E ora il vento sta girando, Padre Tadeusz. Al punto, rivela ancora la Frankfurter Allgemeine, da mettere in forse il suo ferreo controllo delle linee editoriali del gruppo (un canale televisivo, oltre a Radio Maryja). Mentre la Polonia discute con passione i libri di Jan Tomasz Gross, storico e sociologo di Princeton, nato da padre ebreo polacco e madre eroina di guerra ed emigrato negli Stati Uniti negli anni Sessanta durante le campagne antisemite del Partito Comunista, i superiori di Rydzyk si interrogano sull'opportunità di mantenere in carica una figura tanto carismatica quanto scomoda. "Forse non lo spediranno in missione in Nuova Guinea," scrive la FAZ riportando i desiderata di alcuni commentatori. Ma intanto - come scrive il giornale più critico di Radio Maryja, la Gazeta Wyborcza, in questo articolo della sua edizione in lingua inglese - Ryszard Bożek il nuovo "provinciale" dell'ordine dei Redentoristi ha auspicato che finalmente Radio Maryja cominci a parlare a tutti, senza ostracismi.
A proposito di Gross. Lo storico ha pubblicato, in inglese e in polacco, diversi volumi focalizzati sui rapporti tra polacchi ed ebrei durante e dopo la guerra mondiale. Nel penultimo racconta del massacro di Jedwabne, avvenuto nel 1941, in piena guerra. La storia voleva che a eseguirlo fossero le squadre della morte naziste, ma non fu così. Furono i polacchi a raccogliere circa 500 ebrei e a ucciderli. Alcune decine a bastonate, il grosso rinchiuso in un granaio e bruciato vivo, con il kerosene.


„Radio Maryja“

Widerstand gegen „Pater Direktor"

Von Konrad Schuller, Warschau

21. Februar 2008 „Die kommen zu Ihnen und sagen: ,Gib den Anorak her. Hose runter! Gib her! Gib die Schuhe her!'“ - Der das gesagt hat, ist Polens bekanntester Journalist, der Redemptoristenmönch und Medienunternehmer Tadeusz Rydzyk, „Pater Direktor“ des rechtskatholischen Senders „Radio Maryja“ und der Fernsehstation „Trwam“.
Der aber, der da nach Rydzyks Überzeugung „kommt“, um dem Gläubigen sein letztes Hemd vom Leib zu holen, ist das Zerrbild der polnischen Ultraklerikalen: der „Jude“, der sich mit dem „Deutschen“ über das katholische Polen hermacht, um das Land zu plündern.

Hasstiraden gegen das jüdische Volk

Im vergangenen Jahr ist eine heimlich mitgeschnittene Aufnahme dieser Tirade - vermutlich vorgetragen vor Studenten der von Rydzyk gegründeten „Hochschule für Kultur in Gesellschaft und Medien“ - an die Öffentlichkeit gelangt. Rydzyk malt darin nicht nur das Gespenst des gierigen Juden an die Wand, der „65 Milliarden“ aus Polen herauspresst; er wirft der liberalen „Gazeta Wyborcza“ (und damit ihrem jüdischen Chefredakteur Adam Michnik) „talmudistische“ Verlogenheit vor und empfiehlt der Gattin Präsident Kaczynskis, sich der „Euthanasie“ zu überantworten, weil sie Abtreibung nicht bedingungslos genug ablehne.
Diese Suada könnte Rydzyk jetzt zum Verhängnis werden. Die Staatsanwaltschaft in der nordpolnischen Stadt Thorn (Torun), dem Sitz von „Radio Maryja“, hat auf Antrag des Bundes Jüdischer Glaubensgemeinden in Polen ein Strafverfahren wegen Beleidigung des jüdischen Volkes gegen Rydzyk eröffnet. Das ist ein Zeichen: Im seit Jahren andauernden Konflikt um „Radio Maryja“ beginnen sich die Gewichte zuungunsten des Predigers zu verschieben.

Antisemitische Ausfälle des Paters

Die Position des Direktors und seines Senders ist seit rund einem Jahr immer heikler geworden. Zwar hat sein unmittelbarer Vorgesetzter, der Redemptoristenprovinzial Zdzislaw Klafka, die Aufnahmen von Rydzyks Vortrag unmittelbar nach der Veröffentlichnung noch als „Provokation“ und „Manipulation“ abgetan. Doch in der Zwischenzeit ist in Kirche und Gesellschaft die Überzeugung gewachsen, die wiederkehrenden antisemitischen und antideutschen Ausfälle von „Radio Maryja“ wögen schwerer als die seelsorgerischen Verdienste des Senders.
Polen macht gegenwärtig eine atemberaubende Öffnungsphase durch, und die Wahlniederlage der von „Radio Maryja“ offen unterstützten nationalen Rechten hat bewiesen, dass immer weniger Menschen sich im steinzeitlichen Dorfklerikalismus des Senders wiederfinden. Seit 2003 ist seine Hörerschaft von 1,28 Millionen auf unter eine Million geschrumpft.

Der Papst profitierte lange von Rydzyks Charisma

Aber auch in der Kirche selbst beginnt der Widerstand zu wachsen. Papst Johannes Paul II. hatte Rydzyk noch gewähren lassen. Dessen antisemitische Ausfälle widersprachen zwar seinem großen Anliegen, der Öffnung der Kirche für den Dialog mit dem Judentum, aber die Bindekraft, die Rydzyk auf den Dörfern entfaltete, war für die Kirche ein wertvoller Schatz. Nach Wojtylas Tod blieb die Situation in der Schwebe. Wichtige Kirchenleute, etwa der frühere Sekretär des Heiligen Vaters, Kardinal Dziwisz, kritisierten zwar den Sender, und Papst Benedikt XVI. wies vielsagend auf die Pflicht kirchlicher Medien zur parteipolitischen Neutralität hin.
Da aber die katholische polnische Nationalkirche seit dem Tod Karol Wojtylas ohnehin eine Glaubwürdigkeitskrise durchmacht (die mangelnde Aufklärung ihrer punktuellen Verstrickungen zur Zeit des Kommunismus führte vor einem Jahr zum Rücktritt des Warschauer Metropoliten Wielgus), hat der zwischen Konservativen und Erneuerern zerrissene Episkopat sich lange gescheut, eine weitere Front zu eröffnen und offensiv gegen Rydzyk vorzugehen.

Hat die polnische Kirche Pogrome an Juden zugelassen?

Doch hat sich einiges verändert. Polen diskutiert seit Wochen die These des Publizisten Jan Tomasz Gross, der zufolge der auch in Polen immer wieder aufflammende Antisemitismus der Kriegs- und Nachkriegszeit nur deshalb Hunderte von Pogromopfern fordern konnte, weil die Kirche und an ihrer Spitze der legendäre spätere Primas Kardinal Wyszynski das stillschweigend zugelassen hätten. Gross wird zwar von der Rechten für diese Behauptung wütend attackiert, doch die Gesellschaft nimmt zur Kenntnis, dass er alle Anfeindungen publizistisch offenbar überlebt und sein Buch „Angst“ das Zeug hat, zum Bestseller des Jahres zu werden.
In dieser Lage hat sich nun offenbar auch die Kirche zum Handeln entschlossen. Nicht dass Rydzyk auf eine Missionsstation auf Neuguinea versetzt würde, wie es Kommentatoren vorgeschlagen haben; der Redemptoristenorden hat aber nach einer „Visitation“ im Auftrag des römischen Ordensgenerals Tobin beschlossen, „Pater Direktor“ so „einzurahmen“, dass die Kirche von dessen Charisma weiter profitiert, aber seine Ausfälle unter Kontrolle bleiben. Offenbar zu diesem Zweck hat die Warschauer Ordensprovinz Anfang Februar ihren mit Rydzyk verschworenen alten Provinzial Klafka durch den 44 Jahre alten Ryszard Bozek abgelöst.

„Wir müssen viel reifer werden“

Dieser weist zwar das Ansinnen, Rydzyk als Senderchef abzulösen, von sich, lässt sich aber mit Andeutungen zitieren, die für polnische Redemptoristen revolutionär klingen. Ohne Rydzyks permanente Feldzüge gegen Deutsche, Juden, Kommunisten und Liberale konkret zu nennen, sagte er, der besessene Drang gewisser Kreise, ständig mit irgendjemandem den „Kampf“ aufzunehmen, sei nicht nur „gefährlich“, sondern auch „krank“.
„Ständig stürzen wir uns im Namen Jesu Christi und der Jungfrau Maria in irgendwelche Gefechte“, stellte Rydzyks neuer Vorgesetzter fest. „Das ist nicht der richtige Weg. Wir müssen viel reifer werden. Nicht nur ,Radio Maryja' steht heute vor dieser Aufgabe, sondern die ganze polnische Kirche.“ Dem „Pater Direktor“ werden die Antennen geklungen haben bei diesen Worten.

21 gennaio 2008

Padre Rydzyk: un partito per Radio Maryja?

Si complica ulteriormente, in Polonia, il braccio di ferro tra padre Tadeusz Rydzyk, il fondatore di Radio Maryja e il nuovo governo di Donald Tusk. Secondo la European Jewish Press il governo avrebbe impugnato la decisione di assegnare a Rydzyk un finanziamento di 15 milioni di euro per una università di giornalismo in seno all'impero mediatico che oltre alla stazione radio nazionale comprende una televisione e un giornale.
Su un versante completamente diverso - leggo sull'ottimo blog in inglese di Raf Uzar, redattore, traduttore e collaboratore di Polskie Radio - il governo del PO (partito liberale) e il capo di Radio Maryja sono ai ferri cori per un altro finanziamento, da 27 milioni di złoty, che dovrebbe servire alla fondazione Lux Veritatis per trivellare una sorgente geotermica a Toruń, la città dove ha sede il quartier generale del network cattolico integralista (si può dire cattolico integralista? Bene, cattollico integralista), anti-europeista e antisemita. Non sembra però che ci siano molte speranze, la concessione (e il finanziamento) per lo sfruttamento della sorgente sarebbero legittimi.
Per colmo di misura, ecco l'agenzia austriaca APA/dpa (citato da Der Standard), che oggi riporta le bellicose dichiarazioni di Rydzyk apparse su Newsweek (immagino l'edizone polacca). Il focoso sacerdote si dice deluso di come il partito del Presidente Kaczynski il PiS sta conducendo la sua opposizione al PO di Tusk. Rydzyk starebbe seriamente pensando di fondare un proprio partito, con la dichiarata intenzione di rivedere i rapporti tra Polonia e UE.
La mia seconda patria ha la febbre alta, speriamo rinsavisca.