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13 aprile 2016

Tavolo Editori Radio. Reti nazionali e emittenti locali insieme per una nuova piattaforma di rilevamento cross-mediale.

Con la costituzione del consiglio direttivo e del comitato tecnico e la presentazione alla stampa avvenuta nella tarda mattinata di oggi nella sala "Alta Definizione" della sede Rai di corso Sempione, la società Tavolo Editori Radio ha varato ufficialmente le sue attività. Obiettivo "entro il 2017": definire le tecnologie, le modalità e i o gli istituti che permetteranno, a cinque anni dalla dismissione di Audiradio, di avere in Italia un nuovo strumento di rilevamento dell'audience radiofonica. Uno strumento che come ha sottolineato il presidente di Tavolo Editori Radio Nicola Sinisi (in carica per tre esercizi della società fino al 2018), torna finalmente sotto il controllo di tutti gli editori radiofonici nazionali e di 250 emittenti locali rappresentate dalle associazioni Aeranti Corallo e FRT. Il capitale della srl ammonta a 110 mila euro, suddivisi in 17 mila versati da Radio Rai, 16 mila 500 euro versati da ciascuna delle due associazioni di emittenti locali più le analoghe quote conferite da Elemedia, Sole 24 Ore, Kiss Kiss, Rti R 101, RDS, RTL 102.5, Radio Italia e Finelco. Massimiliano Montefusco, di RDS, ha aggiunto che le intenzioni sono quelle di misurare non solo numeri e durata dell'ascolto, ma anche le modalità di fruizione di un mezzo che secondo Sinisi è l'unico, tra i mass media storici, a saper mettere radici su tante piattaforme: radio analogica, DAB, Web, tv terrestre e satellitare, «senza dimenticare l'ascolto differito dei podcast.»
È partito un po' a rilento, l'incontro di stamattina con i giornalisti, con Sinisi, che è anche direttore di Radio Rai, quello che ha preso il posto di Bruno Soccillo, stranamente a disagio e poco comunicativo. Poi, con una buona dose di spigliatezza iniettata da Mario Volanti di Radio Italia, Marco Rossignolo di Aeranti e Massimiliano Montefusco di RDS,  gli editori e le associazioni seduti al tavolo della conferenza (tutti ad eccezione di Lorenzo Suraci di RTL, che ha preferito sedersi tra il pubblico, un po' defilato (un primo sintomo di tensione interna?), hanno risposto meglio alle sollecitazioni dei colleghi. 
La curiosità nei confronti di quella che potremmo chiamare "Audiradio 2 la vendetta" era notevole, ma la stampa specializzata e i quotidiani hanno dovuto accontentarsi di una manciata di dettagli e qualche retroscena. Anche di carattere storico. Come quello di Volanti, che rispondendo a una domanda di Italia Oggi sulle previsioni relative alle tecnologie e costi della futura indagine ha voluto precisare che l'esperienza di Audiradio non si era esaurita per colpa delle divisioni sorte in merito alle tecnologie di rilevamento da utilizzare. Diatribe che hanno fatto da scintilla in un clima già molto agitato, ha detto Volanti, aggiungendo che se Audiradio spendeva 6 milioni di euro all'anno per le sue indagini, oggi gli editori investono 4 milioni e mezzo Qual è il prezzo giusto in un mercato che non arriva a 400 milioni di euro di valore pubblicitario, si è chiesto Valenti? Oltretutto per acquisire dati che non convincono. «Perché nelle nazioni europee la radio viene ascoltata da una percentuale di popolazione mediamente superiore all'80% mentre i numeri di RadioMonitor dicono che la penetrazione in Italia è solo del 66%?» Il punto di partenza del nuovo rilevatore, ha detto in proposito Sinisi, sarà la grande ricerca commissionata a Gfk Eurisko e Ipsos nel novembre del 2015, una indagine che aveva stimato nell'84% la percentuale di italiani che ascoltano la radio in una delle sue varie incarnazioni.
Nessuno oggi ha voluto sbilanciarsi sulle metodologie su cui si baseranno le rilevazioni del Tavolo. Però uno dei primi punti all'ordine del giorno della prima riunione del CdA della società, è stata l'analisi di un ampio studio di benchmark che ha messo a confronto i sistemi di rilevamento radiofonico utilizzati nelle nazioni europee più Stati Uniti e Canada. Impossibile dire oggi come funzioneranno le indagini firmate Tavolo Editori Radiofonici. Tra diari, Cati, metering e loro combinazioni le valutazioni spettano al comitato tecnico: sedici esperti scelti tra gli editori associati che potranno ovviamente avvalersi di consulenti esterni. Parlando con Radiopassioni alla fine della conferenza, Rossignoli ha precisato che la presidenza del comitato tecnico verrà affidata alternativamente a un esponente "nazionale" e ad uno locale. Con il loro aiuto, gli editori della radio sapranno prendere le necessarie decisioni collegiali, ha assicurato Sinisi.
La slide con la tabella dei diversi sistemi di rilevamento
adottati in Europa, Stati Uniti e Canada, discussi oggi nel corso
della prima riunione del CdA di Tavolo Editori Radio. 
Nel corso della discussione con i giornalisti è emerse un tema non marginale: Tavolo Editori Radio non vede al momento alcun tipo di partecipazione degli investitori pubblicitari, leggasi dell'UPA. n realtà, ha detto ancora il direttore di Radio Rai, i contatti con l'Upa ci sono stati, ma al momento non si sono tradotti in un formale accordo di partecipazione. Le porte, ha concluso Sinisi, restano aperte e in generale il Tavolo, per il bene di un mezzo che oggi vale circa 360 milioni di spesa pubblicitaria, intende impostare le sue strategie sul dialogo e la trasparenza. In effetti, se ci si confronta con analoghe esperienze in mercati maturi come la Gran Bretagna, il mondo della pubblicità partecipa direttamente alle decisioni tecniche in materia di rilevamenti. La società Rajar, che dal 1992 misura l'audience britannica della radio, è costituita da un board misto BBC-private (riunite nel RadioCentre) e da un Technical Management Group in cui siede anche la "advertising community".
Alla fine della conferenza, ho approfittato per sollecitare a Rossignoli un parere sullo stato di avanzamento dei piani italiani per il DAB+. «La situazione non è esattamente ferma - ha precisato il rappresentante di Aeranti Corallo. Agcom ha annunciato o sta per annunciari i piani relativi all'area di Torino, manche delle province toscane, umbre, in Sicilia. Il dubbio riguarda semmai le regioni della fascia adriatica da nord a sud, dove bisogna tener conto dei problemi di interferenza con i servizi delle nazioni confinanti. Un modo per risolvere la questione c'è: liberare definitivamente il blocco 13, perché 10 e 11 sono condivisi con la tv.» Senza tali risorse radioelettriche si rischia secondo Rossignoli di avere un mercato del DAB a metà, con un bacino d'ascolto balcanizzato. Una situazione certo non stimolante per i produttori di ricevitori e per le case automobilistiche, un blocco psicologico da cui non è pensabile uscire mandando sul digitale solo i grandi network, non senza contenuti e servizi esclusivi e appetibili. Continuando di questo passo il DAB+ rischia di non decollare mai e nel frattempo, ricorda Rossignoli, cresce la penetrazione e l'interesse nei confronti delle tecnologie alternative al DAB, in particolare le reti mobili a larga banda. 
Che dire? I valori del nostro mercato radiofonico sono obiettivamente modesti, a fronte di un mezzo che continua a informare, coinvolgere, emozionare oltre otto italiani su dieci. La disponibilità di dati quantitativi sull'ascolto di questo mezzo nelle sue diverse articolazioni può rappresentare un salto qualitativo importante per tutti: editori, ascoltatori, investitori. Ma questo mercato è pronto a un tale salto? La mia impressione è che a 40 anni dalla rivoluzione dell'emittenza privata, malgrado qualche esempio significativo, la radio italiana ancora non sa parlare il linguaggio della modernità, è troppo avvitato su se stesso, ingessato in un sistema di reciproche sinecure. Il classico caso dell'uovo sodo  di oggi preferito alla succulenta gallina ripiena di domani. Un sistema di tiranti e contrappesi immutabili, che del resto vediamo tristemente riflesso nel modo in cui in Italia gestiamo i diritti musicali, o l'evoluzione delle infrastrutture di rete. Il mercato "di quelli che ci sono adesso", una torta destinata a restare piccola e soprattutto a diventare stantìa.

04 giugno 2012

RadioMonitor, tornano le misurazioni dell'ascolto radiofonico. RTL102.5 prima, ma la Rai contesta la metodologia

Di ritorno dalla conferenza stampa di presentazione dei primi dati della ricerca RadioMonitor, voluta da GFK Eurisko. Si tratta del primo rilevamento su larga scala dalla liquidazione di Audiradio, in pratica dopo uno iato di quasi tre anni in cui non sono stati disponibili dati di ascolto del mezzo radiofonico. RadioMonitor vede la partecipazione di 17 network nazionali e 297 emittenti locali/regionali, con una avvertenza: Radio Rai partecipa attraverso l'iscrizione della sua concessionaria Sipra al ruolo di committente. Per la prima volta è stato utilizzato in Italia uno strumento di rilevamento elettronico, il meter digitale passivo (tecnologia sound-matching) messo a punto da Gfk-Eurisko per le sue analisi dei mezzi multimediali. I dati pubblicati oggi si riferiscono all'ultima "wave" disponibile di rilevamenti effettuati con un campione di 10.000 meter (informazioni integrate da un questionario elettronico) su un periodo continuativo di 28 giorni. A questi rilevamenti GFK Eurisko aggiunge le interviste telefoniche (CATI) a un campione di 60.000 persone.
Nei prossimi mesi sono previsti altri rilasci: ottobre 2012 (90.000 interviste CATI più altri 10.000 del panel "meter") e marzo 2013 (120.000 interviste più altri 10.000 panel "meter").
Tutti si affrettano a dire che il confronto con Audiradio non è possibile, proprio per la presenza di tecniche di rilevamento miste, ma la posizione di Radio Rai si differenzia sia sul piano delle cifre, sia su quello della critica metodologica. Rispetto al passato, infatti, per l'emittenza pubblica è un traumatico ridimensionamento. L'ammiraglia Radio 1 passa al quinto posto con più di due milioni di ascoltatori in meno, nel giorno medio, rispetto alla capolista RTL 102.5. Radio 2 settima, Radio 3 terz'ultima (superata di poco anche da Radio Maria). Le cose non migliorano nel rilevamento sui 7 giorni medi, dove RTL conferma il suo primato seguita a una certa distanza da Radio Dimensione Suono e Radio Rai perde qualche colpo: se Radio 1 mantiene la quinta posizione, Radio 2 scende all'ottavo posto e Radio 3 diventa penultima. Nell'insieme, i tre canali radiofonici nazionali Rai superano i 9 milioni di ascoltatori nel giorno medio. Più di un quarto dei 34,2 milioni di ascoltatori, ma forse c'era da aspettarsi di più dal broadcaster pubblico.
La discussione, accesa, sui dati è iniziata già nei corridoi di GFK Eurisko. Ho ascoltato Michele Gulinucci della programmazione di Radio Rai esprimere tutte le perplessità dell'emittente, che del resto aveva scelto di non farsi coinvolgere direttamente nella ricerca (i dati Rai, lo ricordo, compaiono a beneficio del "cliente" di GFK Eurisko Sipra). «La Rai avrebbe voluto puntare molto di più sull'uso di un sistema di rilevamento elettronico passivo,» ha detto Gulinucci ribadendo che il confronto con le indagini precedenti è inutile. «Il punto di passaggio rispetto al passato si deve discutere, ma non partendo dalla gamba del CATI. Se è vero che pubblicitariamente la radio è un mezzo trascurato, mi chiedo se vogliamo davvero perpetuare tale depauperamento, lasciando in piedi le vecchie interviste telefoniche.» GFK Eurisko ha difeso quella che ha definito più "una iniziativa imprenditoriale che una ricerca", sostenendo che in quanto tale l'indagine ha avuto pieno successo. Le indagini CATI erano indispensabili per assicurare una certa continuità con il passato e per evitare risultati che, con il solo meter, sarebbero apparse davvero "rivoluzionari". Peraltro, sottolineano i responsabili di Radio Monitor, il valore aggiunto di questa ricerca sta anche nella possibilità di incrocio tra dati di audience e dati qualitativi molto precisi sulla demografia dell'utenza radiofonica. Informazioni che possono essere preziose sia per chi voglia fare pubblicità a prodotti rivolti a fasce specifiche della popolazione, sia per gli editori che vogliano tarare meglio la loro programmazione. Dal mondo dei network privati arriva la dichiarazione di Eduardo Montefusco, presidente di RDS ma anche di RNA, Radio Nazionali Associate, che si è complimentato con RTL e si dice molto soddisfatto per la seconda posizione del suo gruppo nei 7 giorni (nel giorno medio RDS è quarta). «I dati sugli ascolti fotografano una tendenza alla nuove "democratizazione" della radio guidata dall'evoluzione tecnologica e multimediale degli strumenti di ascolto, come strumento accessibile a tutti, di rifugio, evasione e apprendimento leggero.»
A questo punto, il futuro di Radio Monitor dipenderà dalla partecipazione alla prossima campagna di rilevamento che avrà inizio in autunno, ma anche da quello che verrà deciso in sede Agcom (che dovrà fare probabilmente i conti con altri sistemi di rilevamento concorrenti). A fronte della chiusura di Audiradio, il regolatore aveva prescritto al mercato radiofonico di dotarsi di un nuovo sistema di rilevamento concordato, avvertendo che senza questa ripartenza Agcom stessa avrebbe provveduto a colmare il vuoto. Sullo sfondo, aggiungo io, rimane il tema, non affrontato in questa sede (ma per me è un errore) dell'evoluzione digitale della radio come piattaforma, ibrida, di distribuzione e creazione dei contenuti. Vero è che RadioMonitor si occupa anche dei dispositivi utilizzati per l'ascolto e che per i nuovi media come il cellulare e Internet viene certificato un ruolo ancora marginale. Ma sotto un punto di vista più ampio, quello che RadioMonitor misura è solo un aspetto di una realtà che è già diventata molto più articolata.

20 aprile 2012

Finalmente la radio: GFK Eurisko presenta i primi risultati di RadioMonitor

C'era molta attesa, questa mattina a Milano, per il debutto in società dei primi dati di RadioMonitor, il servizio di monitoraggio dell'audience radiofoniche con cui GFK Eurisko mira a prendere il posto - ancora non si sa bene se da sola o in condominio con altri provider, ad esempio Ipsos - della defunta Audiradio. Una folla da grandi occasioni ha riempito il grande auditorium della sede di Unioncamere in corso Venezia e l'evento si replica domattina a Roma, all'Hotel Exedra Boscolo di Piazza della Repubblica. Riassumendo molto GFK Eurisko ci dice che la radio è ancora molto ascoltata (oltre il 65% della popolazione italiana nel giorno medio); che viene apprezzata dalla parte più colta, attiva e professionalmente impegnata di maschi e femmine; che può continuare a svolgere un ruolo importante anche tra il pubblico giovanile, per esempio per la promozione e la scoperta di nuova musica, e che soprattutto può diventare un asset fondamentale nelle strategie pubblicitarie delle aziende e degli inserzionisti italiani, colpevoli secondo gli esperti di GFK Eurisko di seguire approcci troppo "monomediali" (leggi: a fare spot solo sulla televisione).
L'amministratore delegato GFK Eurisko Remo Lucchi - appassionata "anima" di questa ricerca, a quanto ha affermato uno dei panelist, Giuseppe Minoia - ha svolto una breve introduzione alle quattro presentazioni che si sono succedute nella mattinata, dedicata ovviamente al problema della misurazione dell'ascolto della radio nelle varie fasce della giornata, ma anche alla demografia e alla tipologia delle persone che la ascoltano e naturalmente agli intrecci tra queste informazioni e l'investimento pubblicitario. Ma è stato preso in considerazione anche il tema puramente qualitativo del "significato" della radio con una analisi, effettuata a Minoia, che oserei definire come un "viaggio sentimentale" nel pianeta radio.
Alla fine, al di là dell'aspetto inevitabilmente commerciale legato alla presentazione di servizio che ha inevitabile ricadute sul valore del mercato radiofonico e sulle linee contenutistiche che gli editori devono imprimere per massimizzare tale valore, mi sento di poter dire che tutti i quattro relatori hanno proposto a loro modo una dichiarazione d'amore nei confronti di un mezzo sicuramente trascurato dagli investitori pubblicitari (in questo momento disorientati dalla mancanza di precise metriche di valutazione) ma al tempo stesso pieno di virtù indiscusse (leggerezza, scarsa invasività, capacità di adattamento ad altri media, efficacia della comunicazione, tempestività giornalistica) e valore intrinseco per i suoi ascoltatori.
Gianluca Nardone, di Sinottica ha presentato l'articolato contesto in cui si muove la ricerca RadioMonitor, che a differenza di Audiradio ha l'ambizione di mappare quelli che sono i dati quantitativi di ascolto e le informazioni sulle caratteristiche di età e sesso degli ascoltatori, delle loro abitudini di ascolto nelle diverse fasce della giornata, nella matrice della Grande Mappa che Eurisko utilizza per differenziare la natura degli individui in base alle diverse gradazioni (rappresentate sugli assi orizzontale e verticale) dei tratti "duri" (razionalità, competizione, forza, piacere, assertività) e dei tratti "morbidi" (sentimento, amore, cultura, moderazione, riflessività). Una matrice che mescola, insomma, le due componenti maschili e femminili, i due emisferi del cervello, per cercare di definire in chiave più psicologica le propensioni dei "responsabili d'acquisto", come i ricercatori di mercato definiscono gli acquirenti dei beni oggetto di campagne pubblicitarie. Nel confronto con il posizionamento di una decina di anni fa è emerso il ritratto di una radio fortemente sbilanciata su quella che la Grande Mappa di Eurisko determina come "elite": individui capaci di coniugare forza e riflessività, cultura e assertività- Un ritratto lusinghiero e forse anche abbastanza realistico - fatte le tare del discorso promozionale appena fatto - di un mezzo sorprendentemente ancora molto giovanile. La teoria è che se l'autoradio domina come "device" utilizzato per l'ascolto - subito seguito da apparecchi radio e in seconda battuta da televisore, cellulare, Internet e lettore mp3 - diventa quasi naturale l'affermazione del mezzo tra i giovani che attraverso la patente di guida appena conseguita "riscoprono" al tempo stesso la radio e la loro autonomia di individui.
Poi Giorgio Licastro ha illustrato il funzionamento di un sistema di rilevamento che oltre al meter (un totale di 10 mila casi in sette ondate da 1.400 panelist ciascuno) basato sulla tecnologia "sound matching" (ricordo per esempio che il sistema presentato da Ipsos ha un meter basato su marcatori non udibili), ricorre al mezzo più tradizionale delle interviste telefoniche (CATI). Più specificatamente sono 120 mila le interviste effettuate in e alla loro versione moderna del "Dialogatore", un diario d'ascolto elettronico. Licastro ha dapprima presentato i dati generali sull'ascolto, senza entrare nel dettaglio delle emittenti più ascoltate, quantificando in 34,35 milioni di italiani gli ascoltatori del giorno medio (43,95 milioni nella settimana). E in seguito si è soffermato su alcune semplici simulazioni dell'efficacia di campagne pubblicitarie su più mezzi, basandosi sulla profilatura di alcune emittenti (sempre anonime), ottenuta come si diceva dalla sovrapposizione dei dati di ascolto sulla matrice qualitativa della Grande Mappa. Davvero efficaci - e spero che mi arrivino delle slide - i grafici 3D animati che Licastro ha ottenuto utilizzando un software - "Plain numbers" mi pare di aver capito - messo a punto da Paolo Casti, chief strategist di Clear Channel Italy.
Infine è stata la volta della presentazione dello studio qualitativo che GFK Eurisko ha finanziato a contorno della sua indagine quantitativa. Minoia ha intitolato il suo intervento con un allusivo "Con la radio".
I risultati comunicati ieri, basati su una prima tranche di 40 mila interviste CATI e dei rilevamenti effettuati con i meter, saranno seguiti a fine maggio, una volta raggiunta la soglia delle 60 mila interviste, dalle classifiche di ascolto vere e proprie. Altre 60 mila interviste verranno realizzate nel corso dell'anno, con l'obiettivo di consolidare anche il novero delle emittenti monitorate. Secondo le informazioni comunicate oggi tutti i maggiori network hanno aderito a RadioMonitor e sarebbero "in va di formalizzazione" gli accordi con Radio RAI e con Radio 24. Alla lista si aggiungono quasi 290 emittenti locali importanti.
Sul sito GFK Eurisko trovate un pdf riassuntivo dei dati di cui stiamo parlando. Nell'attesa di informazioni e tabelle più dettagliate potete ascoltare l'audio della presentazione di "Finalmente la radio" che ho realizzato questa mattina:



Ecco, dalle slide proiettate in occasione della presentazione milanese, i grafici relativi agli ascolti radiofonici, ai luoghi da cui si ascolta e ai dispositivi utilizzati:





26 gennaio 2012

Ipsos MediaCell, cresce la lista dei candidati al trono (vacante) del rilevamento radiofonico

Una prensentazione molto stimolante e ben fatta, quella organizzata ieri dall'amica Elena Giffoni per introdurre sul mercato italiano il "meter senza meter" MediaCell, proposto dalla divisione MediaCT del gruppo Ipsos al mercato della radio italiana come possibile via d'uscita all'attuale fase di stallo apertasi con il fallimento della società Audiradio e la conseguente scomparsa dell'unico sistema di rilevamento dell'audience radiofonica. Nando Pagnoncelli in persona è sceso dal balconcino video di Ballarò per coordinare una conferenza stampa affollata, a cui hanno partecipato il capo della divisione MediaCT Richard Silman, il responsabile dello sviluppo di MediaCell Jim Ford, il responsabile di MediaCT in Italia Gian Menotti Conti, la "metodologa" group manager di MediaCT Nora Schmitz e last but not least - suo il grosso della presentazione - Mario Barbaccia, italiano basato a Londra dove opera nel gruppo come International Director of Electronic and Digital Audience Measurement. L'audio della presentazione, come al solito non di qualità hi-fi ma tutto sommato accettabile lo trovate qui:


Al di là degli aspetti tecnici, che cercherò di illustrare in seguito, la giornata milanese di Ipsos Media mi ha impressionato per la contemporanea presenza dei tre gruppi che Pagnoncelli ha ufficialmente designato come partner in Italia dell'iniziativa MediaCell: Radio Rai (rappresentata da Bruno Socillo), Radio 24 (era presente l'Ad Roberta Lai) e Mondadori Radio. MediaCell parte insomma con un endorsement autorevole, che però (siamo ormai nel paese dove il però ha cominciato a suonare al posto del sì) non è sufficiente - come Ipsos ha fatto esplicitamente capire - per dar vita in Italia a una sperimentazione sul campo come quella che MediaCT sta conducendo a Londra, insieme a RAJAR. A questa sperimentazione - basata su poco meno di 400 panelist dotati di tecnologia MediaCell - partecipano, insieme a BBC Radio 1 e 4, gruppi commerciali come Absolute, Capital, talkSport, Heart, Smooth, Magic, Kiss, Classic, per un totale che rappresenta il 65% dell'audience radiofonica nell'area metropolitana e l'84% dell'effettivo reach. Niente del genere è ancora previsto in Italia, dove Ipsos conterebbe di reclutare non meno di cinque o sei partner. Una situazione che ieri ha fatto scrivere a Prima Comunicazione che per l'era post-Audiradio si profila un "duopolio": «da un lato Ipsos con Rai, Mondadori e Gruppo 24 Ore; dall’altro Gfk Eurisko con Rtl 102.5, Gruppo Editoriale L’Espresso, Rds, Finelco, Radio Italia e Kiss Kiss.» Non chiedetemi come questo duopolio - ripartizione tra l'altro contestata da Dario Amata della società bolognese Knowmark, che ha sviluppato Mira, una tecnologia concorrente oggi adottata dall'istituto Unicab (vedere il post dedicato al comunicato Knowmark di oggi) - potrà sostituire un sistema di rilevamento unico, perché non lo so. Forse però questa molteplicità di soluzioni è un segno del tempo: nel contesto della neutralità tecnologica gli investitori pubblicitari dovranno rassegnarsi a un mercato in cui il valore dei mezzi in termini di visibilità non viene determinato da un unico operatore, specie in uno scenario come quello italiano, dove i network importanti sono addirittura più numerosi di quanto accade in Gran Bretagna o in Francia e dove le emittenti regionali e cittadina di una certa importanza sono centinaia.
L'unica cosa sicura è che la radio italiana si merita uno (o più) strumenti di rilevazione dell'audiece e come ha giustamente sottolineato Pagnoncelli è giusto che questo sistema sia moderno, «all'altezza di quanto già esiste per la televisione e per Internet». Insomma, un sistema non basato esclusivamente su diari e telefonate, che fanno troppo affidamento sull'impegno personale e la labile memoria dei panelist, ma su uno strumento passivo come i personal meter.Barbaccia ha citato un contesto competitivo costituito da tre tecnologie: Arbitron PPM, Gfk Mediawatch (un sistema adottato in Svizzera e sviluppato insieme a Telecontrol) e, appunto, Eurisko Media Monitor. Se gli ultimi due si basano sulla tecnologia dell'audio matching (in pratica i campioni di audio registratoi sono confrontati con tutto quello che è potenzialmente possibile ascoltare alla radio fino a trovare una corrispondenza), Arbitron PPM e Ispos MediaCell si basano sull'encoding (o watermarking), la trasmissione di un segnale non udibile a orecchio ma che il meter riconosce e utilizza per identificare la stazione ascoltata. Confrontando i due approcci Barbaccia sottolinea che se è vero che l'audio-matching non richiede il coinvolgimento delle stazioni che devono appunto installare un encoder a monte del segnale trasmesso, il sistema con marcatura offre diversi vantaggi in più: è più preciso, più facile da gestire nell'elaborazione e soprattutto più fine in senso qualitativo perché consente rilevazioni "time-shifted", ossia in diversi momenti della giornata, permette di differenziare tra le piattaforme di distribuzione (basta che ciascuna sia identificata da una codifica specifica) e risponde praticamente in tempo reale.
MediaCell ha, affermano i responsabili del sistema, un ulteriore vantaggio: non utilizza un hardware proprietario e non impone ai panalist l'uso di un dispositivo aggiuntivo. La piattaforma MediaCell è infatti interamente software, gira su terminali e server standard e soprattutto utilizza come personal meter il telefono cellulare smart, cioè un accessorio che praticamente tutti gli italiani hanno in tasca o in borsa. Il tipo di codifica utilizzato è molto intelligente. Non c'è nessun segnale aggiuntivo che viene sovrapposto all'audio modulante, non c'è quindi il rischio di cadere in porzioni di spettro estreme, o troppo alte o troppo basse, che rovinano l'ascolto o rendono complessa l'identificazione della marcatura. La codifica di MediaCell si basa sui falsi echi, in pratica al segnale audio viene applicato un riverbero che il nostro orecchio filtra automaticamente ma che il microfono del cellulare riesce perfettamente a discriminare. Il "codice" dura 28,8 secondi e i segnali che identificano la stazione vengono trasmessi quattro volte, per ridondanza. I requisiti di MediaCell impongono che il delta tra l'audio ascoltato e il rumore di fondo sia di 40 dB (la soglia di "udibilità" di un segnale) e secondo Barcaccia e Jim Ford il riconoscimento del codice avvengono anche in situazioni di interferenza con altre voci o rumori. Ancora non si conoscono i risultati della sperimentazione di MediaCell a Londra, ma ho chiesto agli esperti di Ipsos se nelle prime osservazioni siano state evidenziate particolari discrepanze rispetto ai tradizionali metodi di indagine adottati da RAJAR (ricordo infatti che quando Arbitron ha lanciato il personal meter negli Stati Uniti le classifiche di molti mercati metropolitani erano apparse stravolte. Mi è stato risposto di no, che non ci sono particolari differenze, anche perché molte delle sorprese provocate dai primi dati Arbitron erano largamente dovuti a errori nella composizione dei panel.
Il sistema Ipsos viene sviluppato dal 2008 ed è ormai considerato affidabile e pronto per il mercato. Secondo Jim Ford c'è interesse da parte dei mercati radiofonici in UK, Francia, e presentazioni in corso negli Emirati Arabi, Arabia Saudita, Norvegia, Cina e Messico. La principale virtù della tecnologia Ipsos, insieme alla trasparenza metodologica, è la semplicità.
Il panelist deve limitarsi a fare in modo che il microfono dello smartphone possa "ascoltare" quello che arriva anche all'orecchio del panelist: il sistema di riconoscimento delle codifica fa il resto. Questo naturalmente vuol dire che il cellulare deve accompagnarci sempre, anche quando siamo in bagno con la radio accesa e questa può essere una difficoltà. Per il resto, la quantità di informazioni raccolte è davvero impressionante. Una videata mostrata da Barbaccia rivela che il software MediaCell è in grado di capire se il panelist è in movimento, se l'ascolto viene distratto da una telefonata in arrivo (il sistema prevede tra l'altro anche delle telefonate di followup per la verifica della "compliance", cioè dell'uso corretto del meter da parte del "portatore"), se viceversa si sta riposando. Un funzionamento potenzialmente invasivo, che richiede l'applicazione di una rigorosa policy a tutela della privacy. In compenso, la potenza analitica di questo strumento è enormemente superiore a quella dei semplici diari, che oltretutto non consentono di sfruttare un altro vantaggio come la stabilità del campione su cui si basano le rilevazioni: a differenza di quanto succedeva con Audiradio, dove diari e telefonate reclutavano campioni sempre rappresentativi ma non necessariamente costituiti dagli stessi individui, il metering passivo si basa su un panel ben definito, come del resto succede per l'indagine Auditel.
Basterà tutto questo a convincere gli editori radiofonici della vitale necessità, per il mercato, di uno strumento di rilevazione affidabile, trasparente e moderno? Unostrumento che permette di rilevare con molta più attendibilità lo share registrato dai singoli programmi, dai singoli annunciatori, nonché dell'efficacia della comunicazione pubblicitaria? Probabilmente sì, ma come scrivevo all'inizio non è ancora chiaro se gli stimoli che arrivano anche da Agcom saranno sufficienti per ricreare il clima di unitarietà che fu di Audiradio. Al momento questa unità pare non ci sia, ma la tecnologia presentata da Ipsos potrebbe - senza nulla voler togliere ai sistemi concorrenti - provocare parecchi ripensamenti. Questo blog continuerà a seguire l'argomento, che potete tra l'altro approfondire voi stesso facendo riferimento alla bella introduzione al tema del portable metering scritta da Jay S. Guyther, ex di Arbitron e guru della rilevazione mediatica (Guyther è stato intervistato nel 2010 da Claudio Astorri e la sua intervista è disponibile sul sito di Newsline). Trovate qui la prima, la seconda e la terza parte di "Portable meters: Fact and fiction"

24 novembre 2011

Radio Monitor 2012, ripartono gli indici radiofonici. O no?

Giorni fa leggevo questa notizia sul bollettino Aeranti-Corallo "Teleradiofax":
«Il mondo della radiofonia è, come noto, privo di rilevazioni degli indici di ascolto da tempo e, ad oggi, non è ancora avvenuta la relativa riorganizzazione sulla base delle linee guida della Agcom. In tale contesto, Gfk Eurisko realizzerà, nel corso del 2012, una indagine sugli ascolti radiofonici in Italia articolata in una ricerca telefonica Cati con 120.000 interviste e un panel con 10.000 meter. L’indagine telefonica consentirà di rilevare l’ascolto medio giornaliero delle emittenti radiofoniche locali e nazionali che chiederanno di essere rilevate con tale metodo, mentre il panel meter rileverà l’ascolto dei 7-14-28 giorni delle emittenti radiofoniche locali e na- zionali che chiederanno di essere rilevate con i meter.
Gfk Eurisko ha illustrato il progetto di tale ri- cerca nel corso di una affollata riunione orga- nizzata da AERANTI-CORALLO nella propria sede di Roma lo scorso 15 novembre.
Le imprese radiofoniche locali interessate ad aderire a tale ricerca potranno farlo entro il 25 novembre p.v. (mentre per le radio nazionali tale termine è fissato al 22 novembre).»
Domani scade insomma il limite fissato per le radio locali italiane che intendono formalizzare l'adesione al nuovo piano di misurazione dell'audience radiofonica proposto da Gfk Eurisko, Radio Monitor 2012. Lo strumento utilizzato in passato è affondato insieme alla società Audiradio e la sua assenza sta danneggiando (come se la crisi non bastasse) sia il mercato della raccolta pubblicitaria, sia le scelte editoriali delle emittenti. Oggi sul sito di Proradio il noto consulente radiofonico Claudio Astorri si chiede se finalmente Radio Monitor 2012 potrà prendere il suo posto, elencando una serie di punti di forza e di debolezza della nuova indagine. Claudio tralascia forse uno degli elementi più critici del sistema messo a punto da Gfk Eurisko, il fatto che proprio la tecnologia utilizzata per la raccolta di dati basata su meter non sia risultata del tutto convincente all'epoca dei primi test effettuati qualche anno fa. Non so se nel frattempo sia cambiato qualcosa in questa tecnologia, ma quello è un aspetto fondamentale.
Nella lunga "vacatio" altri cercano di occupare il vuoto con iniziative di parte, come ha fatto Finelco con i dati elaborati da NCP Ricerche (si veda la rassegna dei Radicali italiani che riporta un articolo pubblicato da Italia Oggi il 10 novembre). Non voglio per forza pensare male, ma non sono rimasto del tutto sorpreso nell'apprendere che secondo Finelco l'ascolto di Radio Rai è ampiamente ridimensionato rispetto alle valutazioni di Audiradio, anche se al primo posto di questa classifica non risulta 105 ma RTL102.5. Le ricerche di NCP sono sicuramente imparziali, ma neanche nel paese dei conflitti di interesse possiamo ipotizzare che una misurazione non collegiale diventi il benchmark dell'intero mercato.
Dopo la chiusura di Audiradio si è fatta sentire Agcom, che ha esortato gli operatori a dotarsi di uno strumento comune. In mancanza di un accordo il regolatore ha fatto chiaramente sapere che ci penserà lei, avviando al contempo una consultazione. In queste settimane ho visto anche diverse dichiarazioni delle parti interessate che hanno fornito all'Autorità le loro opinioni. C'è per esempio chi invoca un intervento diretto dell'Istat. Ma quanto tempo ci vorrà per definire modalità, costi e livelli qualitativi? Tutto sommato anch'io ritengo che l'azione di un ricercatore indipendente come GFK Eurisko, debitamente supportato da tutti e attraverso metodiche e tecnologie di comprovata efficacia possa essere la soluzione migliore. Il problema è che bisogna fare in fretta e la fretta è una pessima consigliera. Intanto, tra una televisione che nel bene e nel male è riuscita a imporre la ferrea regola di Auditel e un Web che certo non manca di strumenti analitici, la radio è entrata in un limbo che oltre a farle molto male nei conti pubblicitari rischia di portare a un forte livellamento (verso il basso) della qualità. Le classifiche di ascolto servono anche a premiare i programmi migliori, la radio non può permettersi di essere l'unico medium del tutto privo di feedback da parte di chi lo segue.