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28 aprile 2016

SDRplay acquisisce da SDRapplications il software SDR italiano Studio1

Notizia molto interessante appena annunciata dal team di ingegneri britannici che stanno dietro il progetto SDRplay. Il gruppo, che ha sviluppato il ricevitore SDR RSP (Radio Signal Processor) a sua volta basato sul tuner realizzato da Mirics sulla tecnologia FlexiRF, ha rilevato tutti i diritti su Studio1, il software di demodulazione SDR sviluppato in Italia da Sandro Sfregola. Studio1, un prodotto stand alone compatibile con diverse piattaforme SDR (incluso il ricevitore Elad) ma finora legato soprattutto al ricevitore Perseus, da oggi entra nella galassia SDRplay con l'obiettivo di offrire agli acquirenti di RSP una soluzione "integrata". Secondo il comunicato rilasciato ieri, per il momento Studio 1 continuerà a essere commercializzato separatamente attraverso il distributore Woodbox. Ancora non si conoscono i dettagli relativi alle future evoluzioni del software sviluppato dalla società di Sfregola, SDRapplications. Il programma in questo momento ha lo stesso costo del ricevitore SDRplay (149 euro). 
RSP a differenza del Perseus, è un ricevitore SDR "wideband" fino a 2 GHz e non usa l'approccio a conversione diretta basato su FPGA. L'architettura è concettualmente simile all'approccio SDR "a chiavetta USB" anche se la tecnologia Mirics è molto evoluta rispetto ai tuner a basso costo di questo specifico comparto. Ci sono notevoli differenze anche per quanto riguarda la conversone A/D della media frequenza, che nel caso di SDRplay è a 12 bit. Diversa anche la porzione di banda visibile nella finestra di demodulazione, che arriva a 8 MHz: non a caso SDRplay può essere utilizzato anche per l'ascolto di trasmissioni DAB.

08 gennaio 2016

I segreti di Inmarsat con una chiavetta SDR



Nel fantastico mondo della radiopassione ci sono bravi ascoltatori e operatori, geniali autocostruttori di circuiti e apparati e teorici e divulgatori altrettanto abili. Stranamente però è abbastanza raro trovare queste tre qualità radiantistiche riunite in una sola persona. Aldo Moroni è uno di questi personaggi e anche se lui non ama sentirselo dire, io non finirò mai di stupirmi della sua capacità di applicare le proprie doti (che includono la più rara di tutte, l'umiltà) a una vasta quantità di aspetti tecnici e pratici della radiofonia hobbystica, riuscendo ogni volta a trovare una chiave interpretativa personale ma utilissima a tutti noi appassionati.
I suoi ultimi esperimenti ricadono nel complicato dominio "satcom", le comunicazioni da e verso i satelliti. In particolare Aldo si è dedicato a uno dei transponder Inmarsat utilizzati a supporto del traffico aereo civile, su una frequenza intorno agli 1,5 GHz. Le sue osservazioni offrono anche l'opportunità di tornare a fare il punto sulle novità che riguardano il software defined radio, in particolare quello dei ricevitori compatti e wide-band, tipicamente concentrati nella categoria dei "dongle" VHF-UHF e nella variante costituita da apparati che senza essere propriamente delle "pennette o chiavette" sono comunque alloggiati in contenitori che stanno tranquillamente sul palmo della mano. In questo caso le prove effettuate da Aldo consentono di fare qualche significativo confronto tra dongle SDR che utilizzano le quattro tipologie di tuner digitali più diffusi, l'E4000 utilizzato qui da una chiavetta DVB-T e dal dongle specializzato FunCube Pro e le due versioni R820T e 820T2 di Rafael Micro. All'appello mancherebbe una terza tipologia di tuner, progettato da Mirics, oggi presente all'interno di almeno due ricevitori SDR wide band, il FunCube Pro+ (la pennetta-scanner collegata all'iniziativa CubeSat dei radioamatori satellitari britannici) e il più recente SDRPlay, altro prodotto dell'estro ingegneristico inglese che insieme al FunCube Pro di ultima generazione sfrutta le notevoli capacità del tuner multistandard MSi001. Un dispositivo non utilizzato da Aldo ma di grande successo, il ricevitore SDR AirSpy (che oggi, con una spesa contenuta, può essere equipaggiato con un up-converter, SpyVerter, in grado di estendere verso il basso fino alla soglia dei 100 kHz, la copertura di oggetti normalmente pensati per coprire solo gli ultimi MHz della banda HF), si basa in realtà sul tuner R820T2, quindi è assimilabile - se si esclude per il software di demodulazione - a quello qui testato.
Nel documento PDF messo a disposizione dei suoi colleghi, Aldo presenta le misure ottenute, con i diversi dispositivi messi alla prova, nel corso della ricezione del servizio Inmarsat Aero I attivo a 1.545 MHz. Per il suo esperimento Aldo si è ispirato alle spiegazioni fornite nel tutorial realizzato da RTL-SDR.com a sua volta basato sulle dettagliate istruzioni per la ricezione dei satelliti alle frequenze L-band fornite da UHF-satcom. Il manuale del portale delle chiavette SDR parte in realtà dalla ricezione dei servizi per la navigazione marittima di Inmarsat-C (in particolare i messaggi della EGC SafetyNet), ma a parte il software di decodifica utilizzato - il nuovo arrivato JAERO, sviluppato dal neozelandese Jonti Olds - gli accessori al contorno sono gli stessi. Riuscire a sintonizzarsi sulle frequenze Inmarsat non è banale e richiede almeno un amplificatore "low noise" per impianti satellitari domestici. È consigliata una antenna ad alto guadagno, che Aldo ha realizzato seguendo un altro tutorial di RTL-SDR che riporta il video di Adam Alicajic 9A4QV per illustrare il funzionamento di una antenna "patch", composta sostanzialmente da due lamine metalliche quadrangolari. Nelle zone in cui le emittenti FM locali disturbano molto è opportuno utilizzare anche un filtro notch che attenui l'intera banda 88-108 che rischia di saturare il ricevitore SDR. L'antenna patch è sicuramente utile ma lo stesso Aldo ha concluso positivamente alcune prove di ricezione effettuate collegando all'amplificatore LNA una semplice stilo e utilizzando un foglio di carta stagnola come parabola riflettente. 
Adesso vi lascio alla lettura del report di Aldo Moroni, ma in un prossimo post cercherò di fare il punto sulle ultime evoluzioni delle piattaforme software cresciute intorno ai ricevitori SDR perché soprattutto dopo l'arrivo di AirSpy e SDRPlay si stanno moltiplicando le possibilità di fare del monitoraggio serio in ambienti Windows, Linux e OSX. Per le sue prove Aldo ha lavorato in Windows con programmi come HDSDR e la console SDR-radio di Simon Brown.