10 febbraio 2007

Prossima fermata, Ande


L'altra sera scendo la solita scala della fermata della metropolitana e mi ritrovo nel pieno di un trip da déja écouté ( o dovrei dire oído ya) radiofonico andino. Sto prendendo la sotterranea a Milano o ad Ambato? Svolto nel corridoio che porta ai tornelli della stazione e mi ritrovo un autentico arpista dai tratti inconfondibili da indio. Nel metrò milanese i suonatori non mancano mai. Spiace dirlo, ma in genere sono inascoltabili, perlopiù gitani di passaggio da qualche campo nei dintorni che chiedono (e per come suonano non potrebbero pretendere di più, peccato) qualche monetina in cambio di tre note ripetute alla nausea.
Wilman Guachi viene dall'Ecuador e musicalmente è tutta un'altra cosa. E' un po' che mi sto dando del cretino per non avergli comperato il CD con una selezione di alcuni suoi brani. Presumo gli stessi che offre ai distratti pendolari della periferia metropoli, quasi tutti completamente ignari dei tesori musicali che risuonano dalle corde della "arpa viajera" di Wilman (il titolo del CD è censito su Internet, Wilman Guachi y su Arpa Viajera). Nell'arco di tre settimane ho incontrato l'arpista due volte, nella stessa fermata (Bande Nere, per la cronaca, ma viene voglia di ribattezzarla Ande Nere). Spero che non ci sia due senza tre, la prossima volta il disco non mi sfuggirà.
La maestria di Wilman mi ha fatto subito pensare alle tante ore trascorse sui 60 (e con un po' di fortuna in più, sui 90) metri, un tempo popolati da stazioni di Peru, Bolivia ed Ecuador. Le stazioni radio di quell'area erano attente custodi della tradizione artistica musicale delle varie regioni e non era difficile sentire interi festival registrati dal vivo, con tanto di annunci riverberati dall'eco a declamare i nomi degli esecutori e dei brani. Parlo naturalmente di segnali deboli e disturbati, anche se la propagazione da quelle zone è abbastanza generosa e in corrispondenza del passaggio della linea d'ombra sul terreno può determinare forti condizioni di rafforzamento (enhancement) dei segnali e consentire un ascolto di grande effetto.
Oggi dall'Ecuador su quelle frequenze saranno attive quattro o cinque stazioni, ma per fortuna c'è Internet, con parecchi siti che consentono di approfondire gli aspetti culturali e tecnici della tradizione culturale andina e - grazie agli esempi e ai flussi streaming dalle stazioni radio - offrono ampie possibilità di ascolto. Semma il problema è che le stesse stazioni radio non si interessano più agli stili tradizionali e se hanno i mezzi economici per una presenza Internet preferiscono di solito trasmettere strane varianti di pop latino contemporaneo, comunque piacevoli.
Per istruirsi a fondo sugli stili tradizionali si deve cominciare dall'autorevole Latin America Music Styles di Henrik Klemetz e Jay Novello (due esperti DXer). Molti campioni audio si trovano su siti come El Rondador specializzato in musica ecuadoriana. Musica Peruana ha un vasto repertorio di brani in formato midi e partiture, con la descrizione degli strumenti tipici. Ma per imparare tutto sugli strumenti, a corda, a fiato e percussione della geografia musicale delle Ande, mi sembra eccellente il lavoro che ho trovato su Pacoweb, sito con un grande database di artisti e titoli.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

ho incontrato Wilman oggi per la terza volta.... la prima lo avevo fotografato, oggi ho comprato il cd e me lo sto ascoltando :) - ALAN - alanmaglio@yahoo.it

Andrea Lawendel ha detto...

A Milano? Quale fermata ha scelto questa volta? E' un po' che non lo vedo a Bande Nere... Grande Wilman, grazie della segnalazione, Alan

luca ha detto...

io l'ho incontrato martedì a Primaticcio, ho sentito due battute e sono rimasto colpitissimo. Accidenti, se suona. Ho preso il disco in fretta e furia e lo sto ascoltando ora.
Di più, qualcuno sa come recuperarlo? Vorrei chiedergli qual è il cachet per un concerto...
grazie
Luca

Anonimo ha detto...

ciao, non so la data di questi post, ma io lo ho incontrato venerdì a una fermata della gialla, e non era la prima volta.
Mi sono fermato 10 minuti e mi ha "ripulito" il cervello.
ho comprato il CD e mi ha dato un biglietto da visita. Provo a contattarti Luca se ti serve ancora per il concerto.
Marcovaldo, agosto 2010

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie. A me in effetti era capitato di reincontrare l'arpista qualche mese fa, nella stessa stazione di Bande Nere.

Virginia ha detto...

Sono rimasta ieri sera 40 minuti ad ascoltarlo, poi mi sono trattenuta a parlargli.
Era a Bande Nere. Mi ha toccata nel profondo, e non mi riferisco solo al repertorio e all'esecuzione. Sono tornata a casa con tante riflessioni nuove, anche dolorose. Ho comprato il suo CD ma, per quanto buono, è inferiore alla performance dal vivo.
Virginia (15 gennaio 2011)

Andrea Lawendel ha detto...

E così sono quasi quattro anni che l'arpa viajera di Wilman appare tra le pagine di Radiopassioni. Qualche tempo fa, durante le feste di fine anno, l'ho incrociato mentre percorreva in fretta i corridoi della fermata Centrale, portando come una grossa valigia la sua arpa inguainata in una custodia di panno, come uno strano pendolare della musica, anche lui viajero. Sembrava che dovesse prendere un treno, o forse proprio la metro.
Per una strana coincidenza lo stesso angolo dei corridoi di Bande Nere viene occupato da un bluesman un po' attempato, regolare "attire" da coyboy, la custodia della chitarra foderata in rosso, aperta per accogliere le monete con cui molti passanti soddisfatti compensano i pregevoli "giri" classici, spesso accompagnati da vocals degni di una stazione degli autobus di Memphis. Non fosse per questi personaggi, la streetmusic del sottosuolo milanese sarebbe, ahimé, di pessima qualità (purtroppo fisarmonicisti e violinisti di matrice balcanica in genere si limitano a macinare le stesse quattro note, il più delle volte con una intonazione da crisi nervosa).

Bruscolino ha detto...

Le trappole della generalizzazione: sbagli quando dici che i gitani "per come suonano non potrebbero pretendere di più" di qualche monetina, perché ci sono almeno un paio di gruppetti che suonano piuttosto bene, soprattutto quando fanno repertorio più vicino alla loro cultura.
Per il resto, Guachi è effettivamente un portento: mi capita spesso di incrociarlo e non manco mai di godermelo il più possibile.

Andrea Lawendel ha detto...

Caro Bruscolino, sei finito nella stessa identica trappola se mi accusi così facilmente di generalizzazione. L'espressione "in genere sono inascoltabili" è frutto di una statistica personale e non di un sondaggio scientifico, è vero. Ma è tristemente attendibile. Conosco anch'io quei gruppetti, ma nove volte su dieci quello che ascolto è o una parodia ripetuta all'infinito di qualche celebre linea melodica, o un microrepertorio di pochissimi brani, sempre gli stessi, eseguiti spesso con malagrazia. Una tradizione musicale e un repertorio che farebbero invidia a qualsiasi altra sono le prime vittime di un tradimento nato sicuramente per necessità e contingenza, ma anche un po' per sciatteria. Le eccezioni, come sottolinei, per fortuna ci sono, in particolare un bravo fisarmonicista, piccolo e coi baffetti, che improvvisa sempre su qualche "hora".