03 ottobre 2016

RTE 1 252 kHz, niente switchoff nel 2017. Le onde lunghe piacciono agli espatriati

La foto dell'impianto di Clarkstown, da Wikipedia.
[Purtroppo il contenuto di questo post deve ricevere uno spiacevole aggiornamento. I responsabili di RTE hanno confermato che la dismissione dell'impianto di Clarkstown rimane programmata per il 2017. Verranno comunque esplorati altri format e canali destinati alla comunità degli irlandesi emigrati. Peccato.] Il modello europeo del "public broadcasting" è messo a dura prova dalla lunga crisi, che ha reso i bilanci di molte emittenti perforati come il gruviera. Ma è sempre più chiaro che certe scelte sono, in realtà, di natura politica. Hanno a che fare con i desideri e le aspirazioni della gente. In questo senso sorprende l'annuncio, oggi sull'irlandese Independent, della sospensione del progetto di smantellamento dell'impianto in onde lunghe di Clarkstown su 252 kHz, nato come joint venture pubblico-privata (tra l'irlandese RTE e il gruppo RTL) alla fine degli anni '80 e oggi gestito da RTE Radio 1 attraverso 2RN, l'operatore di rete controllato dallo stesso broadcaster pubblico. I 252 consumano molto e pesano parecchio sulla bolletta elettrica di RTE (250 kiloeuro all'anno, secondo il quotidiano). L'emittente, chequest'anno annuncerà un altro buco da 20 milioni di euro, aveva da tempo deciso per lo spegnimento di questa potente antenna, che era stato fissato per il maggio del 2017. E invece sembra che il destino ultimo delle onde lunghe irlandesi potrebbe essere oggetto di revisione. Diversi gruppi di opinione si sono fatti sentire, inclusi i rappresentanti della importante comunità di 600 mila irlandesi che vivono nel Regno Unito, naturale area target dell'emittente. Per quanto obsoleta e costosa come tecnologia, le onde lunghe continuano a essere percepite come un importante legame con la madre patria, soprattutto dagli ascoltatori più anziani. L'Independent cita un sondaggio da cui risulterebbero livelli di apprezzamento superiori al 90% in un pubblico evidentemente molto più fedele del previsto.
Non è detto che non vengano prese in considerazione tecniche nuove, come il DRM (peraltro già utilizzato in passato per una sperimentazione sulla stessa frequenza), ma anche il prossimo anno RTE 1 continuerà a trasmettere.

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