16 maggio 2015

Burundi, in un clima sepre più teso e violento, le fazioni sul campo attaccano le radio indipendenti





Drammatico resoconto del Committee to Protect Journalists sulle violenze che in questi giorni stanno caratterizzando il Burundi, tra annunci di golpe che sembrerebbero rientrati proprio nella serata di venerdì 15 maggio, con le dichiarazioni del presidente Pierre Nkurunziza. Sarebbe dunque da considerarsi fallito il tentativo di insurrezione guidato dal maggiore Godefroid Niyombare (qui nel suo annuncio trasmesso da TeleRadio Renaissance). Le proteste sono state scatenate dalla notizia dell'ennesima ricandidatura di Nkurunziza alla presidenza. Sarebbe il terzo mandato e secondo Niyombare la decisione sarebbe contraria alla costituzione del Burundi. In una nazione dove Internet arriva a un abitante su cento, quando va bene, la radio è un mezzo di informazione primario e non è un caso se i sostenitori delle due parti in gioco hanno proprio le stazioni radio nel mirino. Tre stazioni che hanno dato voce all'opposizione all'attuale regime sono state attaccate e non sarebbero in questo momento in grado di trasmettere, on air o via Internet. Si tratterebbe di Bonesha FM, la stessa Renaissance Radio et Television, e Radio Isanganiro. Un'altra emittente, molto amata dalla popolazione, Radio Publique Africane, privata nonostante il nome, è stata semidistrutta, come dimostrano le fotografie di Jennifer Huxta diffuse su Instagram e AFP. Il sito di uno dei maggiori quotidiani del Burundi, Iwacu, è raggiungibile ma risulta oscurato dalla direzione.


Sotto attacco del resto sono state anche le emittenti filogovernative, come la privata Rema FM. L'emittente di stato, RTNB sarebbe tornata da poco in onda, almeno secondo le osservazioni di un'altra coraggiosa giornalista freelance Mélanie Gouby. Ho trovato un'altra fotografia delle strade deserte di Bujumbura, con la pubblicità di un'altra stazione, 10 Radio che non viene menzionata nelle cronache di questi giorni. Bisogna sempre ricordare che in questa area in particolare in Rwanda, l'odio etnico che più di venti anni fa fece centinaia di migliaia di vittime tra i Tutsi e gli Hutu più moderati, fu alimentato da una emittente radiofonica, Radio Milles Collines, che ha ispirato anche una piece teatrale di Milo Rau, Hate Radio. L'altro giorno la rivista Limes ha dedicato un articolo ai fatti del Burundi, sottolineando però che le rivalità etniche c'entrano meno in quella che è a tutti gli effetti una classica guerra interna per il potere. 

















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