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Perché una iniziativa collaborativa in apparenza tanto complessa? Non sarebbe bastato telegrafare il saluto a velocità normale? Alla base di questo progetto collaborativo tra la NASA e la comunità radioamatoriale, c'era proprio l'idea di comunicare via radio con una sonda spaziale non sfuttando i potenti segnali emessi dalle antenne paraboliche delle varie stazioni di tracking e controllo satellitare. Juno, che su giove studierà i fenomeni "giovomagnetici", è equipaggiata con due ricevitori, uno per le frequenze molto basse tipiche dei fenomeni di "radio naturale" legate al geomagnetismo e alle sue interazioni con la ionosfera, l'altro per le HF. È stato proprio questo ricevitore a rilevare la "sommatoria" di tanti piccoli segnali trasmessi dai partecipanti. Gli scienziati del Jet Propulsion Lab hanno dovuto applicare dei filtri alla ai dati trasmessi a terra dalla sonda, ma una volta convertiti in un segnale audio un po' accelerato, i sei puntini si distinguono molto bene. ll successo dell'esperimento era tutt'altro che scontato. A parte la bassa potenza impegnata a livello individuale, non era affatto detto che le trasmissioni sui 28 MHz avrebbero potuto attraversare la ionosefera terrestre. E invece le onde corte hanno funzionato bene, producendo un messaggio che esalta il valore della scienza e della collaborazione. Nei due filmati è possibile ascoltare il famoso "HI" in una versione compressa più facile da seguire e osservare alcuni partecipanti del progetto in azione davanti ai loro tasti telegrafici.
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