30 agosto 2006

Peace keeping and monitoring


Partita la difficile missione di peace keeping in Medio Oriente, la comunità degli utility DXer si scambia le informazioni sulle possibilità di intercettazione del traffico radio tra militari e marinai italiani e i centri di comando in Italia. Di che tipo di traffico si tratterà, su quali frequenze e in quali modi avrà luogo? Tornano, alla mente dei più anziani, le frequenze in fonia degli inizi della missione UNIFIL. Al sabato e alla domenica i militari italiani venivano messi in contatto radiotelefonico con le famiglie, tramite phone patch in onde corte con la rete terrestre italiana. Se non ricordo male utilizzavano frequenze nei 19 MHz, mentre nei 20 MHz si potevano sentire i collegamenti del contingente delle isole Fiji con la remotissima Suva. Bei tempi, quelli.
A più di vent'ani di distanza, sono successe almeno due cose. Una buona parte delle comunicazioni ormai avviene non in forma vocale ma nei formati digitali (neppure tanto banali, trattandosi di procolli radiomodem previsti dalla Nato per ottimizzare l'uso della banda disponibile, assicurare una trasmissione error free e rendere il più possibile automatico lo scambio delle informazioni in una rete di terminali). E al posto dei tradizionali canali HF, molto ormai viaggia sul satellite. Soprattutto, per gli italiani, da quando è stato messo in orbita l'oggetto geostazionario SICRAL, Sistema Italiano per Comunicazioni Riservate ed Allarmi), operativo anche in UHF.
Il grosso delle trasmissioni dati non è alla portata della normale stazione di monitoraggio, se non per alcune parti, per esempio quelle riferibili alle fasi di hand shake tra punti trasmissivi, in cui vengono testate le frequenze e scambiati dati identificativi. E' da presumere che tutte le informazioni sensibili siano criptate. E immagino che anche il traffico vocale satellitare, in teoria intercettabile con le antenne giuste, possa essere scramblato, cioè reso incomprensibile con tecniche di manipolazione delle spettro audio.
Che cosa rimane, insomma, sulle onde corte e in tradizionale fonia? Da quello che si vede in giro, soprattutto dagli ascolti segnalati nella lista UDXF (ex-WUN), navi e centri di comando della Marina italiana sono identificabili quando gli operatori devono coordinare le trasmissioni dati, in particolare con standard come il NATO STANAG 4285 (un sistema di trasmissione a modulazione di fase compatibile con il software di decodifica SkySweeper)
Spulciando gli ascolti UDXF ecco qualche frequenza recente monitorata con attività di alllineamento con IDR, sigla del quartier generare romano della Marina: 2274.5, 3146.0, 3382.2, 3394.0, 3883.2, 4064.2, 4721.0, 4829.2, 5023.2, 5076.2, 6262.5 kHz. In genere, vale anche la pena di seguire il segmento 6.800-6.999 kHz. Per informazioni sulle navi utilizzate nel corso delle missioni, si può fare riferimento al sito della Marina e alla sua dettagliata sezione dedicata alle unità navali. Anche il sito World Navies Today contiene molte informazioni. Su questi siti si trovano gli identificativi navali delle varie unità. Via radio si utilizzano call a quattro lettere (tre per le stazioni costiere). Per esempio la portaerei Garibaldi è l'unità C551, mentre il call radiofonico è IAIQ. Questa è una buona lista parziale per le navi italiane. Insieme alla Garibaldi sono partite la corvetta Fenice e le unità di assalto anfibio San Marco, San Giorgio e San Giusto. Vedremo nel corso del tempo che cosa succederà, radiofonicamente parlando, dopo l'arrivo delle truppe di interposizione.

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