28 giugno 2014

Voice of America, addio onde corte per l'Asia

Da lunedì l'Asia non sentirà più Voice of America in inglese sulle onde corte: il Congresso, secondo SWLing.com che ha raccolto la notizia dall'ex corrispondente Dan Robinson, avrebbe decurtato drasticamente il budget per le trasmissioni per il continente asiatico. Chiuse le trasmissioni in azerbaigiano, bengali, cambogiano, curdo, laotiano e uzbeco. Forti limitazioni a Free Europe e Free Asia. Il rapporto costo/audience è diventato molto sfavorevole, a quanto sembra (a furia di sentirlo dire ci credo anch'io). Affermare che la radiofonia in onde corte sta morendo è banale e ripetitivo, potremmo organizzare un concorso aperto a chi riesce ad azzeccare meglio la previsione del momento in cui l'ultimo impianto broadcast tra 3 e 30 MHz verrà definitivamente spento, con buona pace di chi anche vivendo in nazioni governate da regimi oppressivi avrebbe potuto ascoltare con facilità (e senza dispositivi digitali comunque costosi e controllabili) buon giornalismo e politica equilibrata. Pazienza, tanto la prossima guerra farà passare tutto in secondo piano.

FAREWELL TO SHORTWAVE 
We were informed late Friday that BBG’s proposed shortwave cuts for FY2014 have been approved by Congress.
As of the end of the day on Monday, June 30th, all shortwave frequencies for English News programs to Asia will be eliminated. We will no longer be heard via shortwave in the morning (12-16 utc), and the evening (22-02utc)…mostly in Asia.
Shortwave frequencies for the following services will also be eliminated: Azerbaijani, Bangla, English (Learning), Khmer, Kurdish, Lao and Uzbek. Shortwave being used by services at RFE/RL and RFA are also being cut.
Because shortwave has been a cheap and effective way to receive communications in countries with poor infrastructure or repressive regimes, it was a good way to deliver information. But broadcasting via shortwave is expensive, and its use by listeners has been on the decline for years. At the BBG, the cost vs. impact equation no longer favors broadcasts via this medium to most of the world.
Important for us is that we will continue to be heard on shortwave frequencies during those hours we broadcast to Africa. Also, we know through our listener surveys that about half of our audience in Asia and the rest of the world listens to us via the web and podcast – so all is not lost.
Let’s break the news about this change to our audiences starting Sunday night. I doubt specific frequencies are critical to announce. The important point to make for our listeners is that we encourage their continued listening through local affiliates, and on the web at voanews.com.”

25 giugno 2014

Sorpresa, i canali Web Radio RAI spuntano sul DAB+. Ma la situazione della radio digitale è ferma.

Nella generale indifferenza in cui sembra essere ritornata la questione della radio digitale DAB+ in Italia, con sullo sfondo le possibili conseguenze sull'assetto di RaiWay, l'operatore dei tralicci radiotelevisivi, dei tagli imposti dal governo Renzi, ecco che proprio l'offerta di Radio RAI sul digitale si arricchisce, sul multiplex 12B (225,648 MHz), di tre nuovi canali. Per la prima volta i tre flussi che la RAI diffondeva solo via Web, i programmi WR6 (programmi d'archivio, ai quali è stata purtroppo imposta una brusca virata mistico-cattolica dall'arrivo del nuovo responsabile Sergio Valzania, ex-Radio Due) e WR7/8 (vari format musicali), si possono ascoltare via radio, senza un computer o uno smartphone collegato a Internet, con un apparecchio DAB+. Una decisione inattesa, ma auspicata da molti dei pochi appassionati del genere (il DAB ha una notorietà molto scarsa fuori dalla provincia di Trento che è stata teatro del primo vero lancio commerciale e ha visto il coinvolgimento della distribuzione e del retail di elettronica di consumo). Finora la RAI aveva esitato perché in Italia le direttive di Agcom impongono agli "incumbent", gli operatori già presenti in FM, un vincolo alla programmazione in simulcast di almeno il 50% dei contenuti trasmessi. In altre parole, un network FM non potrebbe in teoria trasmettere programmi diversi per più del 50% del tempo occupato sulla risorsa DAB assegnata. 
Un'altra notizia di stasera è che Eurodab, che fino a poco fa occupava con il suo multiplex il blocco 12A, sovrapponendosi alla frequenza utlizzata in Canton Ticino dal mux pubblico di RSI, ora si è spostata sul 13 E! Qualcosa si muove per la radio digitale che solo un anno fa si impegnava a coprire tutto il Nord Italia e l'Emilia? Personalmente sono contento di trovare finalmente on air l'offerta dei canali Web Radio, ma continuo a essere pessimista e penso che a questo punto dobbiamo sospendere per l'ennesima volta il giudizio e capire che cosa succederà di Raiway e del suo ruolo di fornitore dei consorzi DAB locali. Degli impegni presi a Trento si è realizzato poco, i grandi network non se la passano benissimo sul piano della pubblicità e a Trento stessa c'è stato un grosso pasticcio con consorzi come Eurodab e CR Dab. Beghe che hanno costretto Agcom a modificare le regole per la formazione dei multiplex tra network nazionali e stazioni locali faticano a consorziarsi. 
Sulla radio digitale continuiamo a fare tavoli, ma la triste realtà è che manca completamente un progetto vero, coordinato a livello nazionale e con obiettivi temporali precisi. Agcom, spiace dirlo, ha lavorato in maniera molto confusa, le regole sono espresse in linguaggio oscuro, fatte apposta per dar lavoro ai consulenti tecnico-legali (per carità, ci devono essere, ma per il pubblico è una barriera in più). La questione delle frequenze è un paradosso totale. Da anni dicono che vogliono rimuovere i vari ostacoli burocratici e di mercato (tipo le frequenze appannaggio della Difesa e roba del genere). Ma anche qui non si capisce a fondo perché in Italia il DAB si debba concentrare su pochissimi blocchi perché la continuità non c'è ancora (che succederà adesso per esempio dell'eterna bega di Europa 7 che finora occupava il canale 10?). Nel frattempo il consorzio Eurodab che fa riferimento a RTL continua una politica isolata di dispiegamento di impianti, positiva per l'aspetto della maggiore copertura, ma che certo non contribuisce a "fare sistema". 
Tutto il discorso dei multiplex e della loro ripartizione è vincolato alla disponibilità dei blocchi e alla regola del numero di "capacity unit" assegnato da Agcom. Ogni "programma" nel multiplex - in pratica ogni flusso radiofonico dall'FM o un nuovo entrante - ha 72 CU, su un totale nella cosiddetta Common Interleaved Frame del totale del multiplex pari a 864 CU. La CIF è l'insieme dei flussi codificati nel multiplex, è una trama di un totale di 55296 bit trasmessa ogni 24 millisecondi. La CU è lo spazio minimo indirizzabile e vale 64 bit. Il DAB è una bruttissima bestia perché si possono variare molti parametri, come il symbol rate della singola sottoportante OFDM, i vari error protection rate su cui puoi far leva per avere maggiore copertura o migliore qualità. C'è una tabella riassuntiva che trovate qui (cercate per la tabella 5.11.1) che riassume quanti flussi si possono mettere per vari bit rate per vari livelli di protezione audio (trovate quelli consigliati per i vari mezzi di distribuzione qui  tabella 5.2). Ma poi molto dipende da come implementi il tuo feed studio-multiplex, da che cosa succede materialmente tra generazione del suono, codifica, distribuzione, trasmissione... 
La vicenda degli assegnamenti è estremamente complessa perché quando è stato deciso l'assegnamento complessivo di 14 mux (1=RAI, 2=network privati nazionali e 11 in totale da assegnare ai consorzi regionali provinciali) CR Dab ha presentato ricorso al Tar. A Trento né Eurodab né CR Dab hanno partecipato alla discussione che ha coinvolto Rai, ClubDab e i due consorzi di emittenti locali Digiloc (emanazione di Aeranti-Corallo, che ha raggiunto un accordo di fornitura con Raiway) e DBTAA,  Digital Broadcasting Trentino Alto Adige EuroDab. CR Dab spiega molte sue posizioni qui
Proprio in considerazione dei problemi che la composizione del secondo multiplex delle nazionali aveva comportato a Trento, Agcom aveva variato (delibera 567/13/CONS, Allegato A) le regole di assegnamento in modo da consentire un beauty contest tra coloro che fossero disponibili a trasmettere "qualora le società consortili non raggiungano la percentuale di partecipazione di cui al comma 5, i diritti d’uso delle radiofrequenze per le trasmissioni radiofoniche terrestri in tecnica digitale sono assegnati mediante la procedura di selezione comparativa". Contro la 567 è stata presentato ricorso al TAR del Lazio, ricorso che è stato respinto nel gennaio di quest'anno. Come si vede la situazione è molto intricata e molti editori e consorzi rimangono critici su una questione che non è da poco: le risorse in termini di numero di blocchi disponibili sono meno del dovuto, 14 multiplex in totale non sono sufficienti per tutti, non permettono agli incumbent di sperimentare nuovi contenuti (i privati hanno in pratica spazio per sistemare 24 canali oggi presenti in FM su scala nazionale). CR Dab chiede per esempio che sia esplicitamente prevista la possibilità di sperimentare sistemi alternativi come il DRM. FRT, con CR Dab, lamenta anche lei le poche risorse per le emittenti locali. La verità è che è molto difficile uscire fuori dal ginepraio: il DAB è stato pensato in una Europa in cui il fenomeno della radiofonia commerciale, sorto come qualcosa di estraneo alla tradizione storica fortemente statalista, era ormai stato metabolizzato attraverso procedure più o meno rigorose di regolamentazione dell'FM. L'Italia è una anomalia completa. Forse anche la Spagna presenterebbe dei problemi considerato la vistosa presenza di emittenti del tutto prive di licenza e una tradizione locale-commerciale che risale a prima della guerra, ma niente a che vedere con la situazione italiana. Ci vorrebbe un salto di fantasia, l'adozione di un sistema misto come sostiene CR Dab, per esempio, anche se sul DRM+ non si può seriamente contare, la componentistica e i ricevitori sono a zero). Certamente lato offerta c'è un problema di rappresentanza e di mancato coordinamento esteso. 
A livello di regolamentazione pesa come un macigno la mancanza a livello nazionale di progettualità autentica, di volontà di pensare a un futuro mediatico che non debba servire unicamente gli interessi del duopolio televisivo. La radiofonia è un bene di tutti? E allora si studi il modo per fare gli interessi di tutti, ma proprio tutti. 

21 giugno 2014

Nome in codice Verity: radio e spie della guerra in un romanzo per ragazzi

Tra pochissimi giorni in libreria - il 25 giugno per la precisione - la versione italiana del romanzo per ragazzi di Elizabeth Wein, "Code Name Verity". "Nome in codice Verity" viene pubblicato da Rizzoli ed è stato tradotto da Giulia Bertoldo, che ha scoperto su Internet Radiopassioni e mi ha contattato per un parere relativa alla complessa terminologia originale del romanzo. La storia della coraggiosa Julie Beaufort-Stuart - alias Verity - è l'appassionante Odissea di un'agente segreta che cade nelle mani della Gestapo e cerca di portare a casa la pelle durante l'interrogatorio imbastendo una rischiosa strategia di scambio di informazioni e reciproci vantaggi. La Wein è un'autrice per giovani lettori, ma la sua prosa - e i dettagli storici e tecnici - non accettano compromessi. Nel  testo sono numerosi i momenti in cui la radio e le trasmissioni cifrate hanno un ruolo fondamentale e Giulia ha avuto l'amabilità di chiedermi una consulenza per  rafforzare la precisione di una traduzione che a dire il vero mi è parsa subito molto scorrevole ed efficace. 
Complimenti a Giulia e tanti auguri come traduttrice ufficiali della Wein e, confido, di tanti altri autori.

19 giugno 2014

Programmi finanziati dal crowd-funding: la radiofonia può vivere senza radio?

È davvero pensabile un modello di radiofonia libera almeno in parte, da concetti tradizionali come "infrastruttura trasmissiva", "network", "canone", "spot pubblicitario" e in grado di rendersi completamente autonoma dal punto di vista della fruizione e del finanziamento? Se dobbiamo fidarci di "radiofonari" esperti come Sergio Ferrentino e Alessio Bertallot - insieme a Novara in occasione del Festival delle Web radio universitarie organizzato da Raduni, il FRU2014 organizzato da Radio 6023 - sembrerebbe di sì. Ferrentino in particolare è convinto che casi come Fiorello e lo stesso Bertallot dimostrano che certe personalità radiofoniche potrebbero proporsi sul mercato attraverso un modello che sostanzialmente possiamo chiamare di podcast in abbonamento, o a consumo, mentre la radiofonia convenzionale dovrà sempre più orientarsi al servizio, all'informazione locale o per fasce specifiche di ascoltatori, gli automobilisti, i turisti, gli anziani e così via.
Anche di questo si è parlato nella conferenza di apertura di FRU2014 con Giorgio Simonelli (Università Cattolica), Sergio Ferrentino (Fonderia Mercury), Alessio Bertallot (CasaBertallot),  Marcello Pozza (Bata in store radio e Good Mood edizioni audiolibri) e Michele Tesolin (presidente RadUni). Su questo convegno varrà la pena ritornare, perché i relatori hanno dato moltissimi spunti sul complesso tema del passaggio da una radiofonia a modello misto pubblico-privato che ci ha accompagnati negli ultimi 40 anni a un mondo diverso, in cui la radio pubblica e commerciale è in vistosa crisi di fiato, sul piano finanziario, pubblicitario, dei contenuti. Intanto potete ascoltare qui l'audio dell'evento:

Nel frattempo però il modello di cui parla Ferrentino sta lanciando segnali interessanti nell'ambito del crowd sourcing (adottato del resto da Bertallot per la sua fortunata formula di "hausmusik" in senso quasi settecentesco). Su piattaforme come Kickstarter e Indiegogo si moltiplicano le richieste di finanziamento che arrivano dagli ideatori di programmi radiofonici, anche cult, che oggi faticano a trovare sponsor e spazi sui network e on the air, malgrado da tempo abbiano adottato la formula (molto simile al podcast se ci riflettiamo bene) della syndication. Giorni fa mi è capitato di segnalare su Facebook, il caso dei Radio Diaries, una serie della Public Radio americana che si sofferma sulla vita, mai banale, delle persone comuni. Su Kickstarter i Diaries cercano di raccogliere ben 40 mila dollari e a 8 giorni dalla conclusione della campagna sono arrivati a 26 mila. Ai sostenitori verranno regalate anche radio a transistor "vintage".
Oggi, su segnalazione di Francesco Baschieri di Spreaker (a proposito, andate a vedere la loro nuova mobile app per diventare in un minuto podcaster con lo smartphone), capito sulla newsletter Radio & Internet News, dove insieme ai Radio Diaries vengono illustrate diverse campagne di crowd funding di matrice radiofonica, non solo americane come dimostra il caso del britannico The Media Podcast. Insomma, forse il mondo sta cambiando davvero e continuerà a essere sostenibile. L'unico problema, rilevato anche dai relatori del FRU, è quello della identità troppo debole del singolo programma rispetto alla visibilità che può avere la radio in generale attraverso un network nazionale o una importante stazione locale. Riusciranno gli eroi della nuova radiofonia virtuale a fare a meno del brand? Finora i tentativi di costruire visibilità con gli aggregatori di podcast non hanno avuto enorme successo, anche se ormai brand come Soundcloud e lo stesso Spreaker sono molto solidi (non a caso Soundcloud viene scelto da molti come piattaforma di distribuzione). Voi che ne pensate?

DSN Now, tutto il traffico radio interstellare secondo per secondo


La Deep Space Network della NASA, la rete di tre postazioni di antenne paraboliche che gestisce tutte le attività di controllo e comunicazione delle sonde spaziali delle varie missioni NASA e di altri enti, celebra i 50 anni di attività con un bellissimo sito Web istituzionale pieno di informazioni e immagini e con DSN Now un servizio "open data" che permette di osservare in tempo reale le comunicazioni che avvengono in quel momento tra una specifica antenna e una sonda.

Naturalmente non si entra nel dettaglio del traffico ma sono disponibili molte informazioni. Le frequenze approssimate di uplink e downlink, la presenza di telemetria o di sole portanti, la velocità di trasferimento dati. Per ogni antenna e sonda vengono fornite illustrazioni e sommarie descrizione. Insomma, una specie di cruscotto delle comunicazioni spaziali che non potrà non affascinare, vista la natura di questi segnali, i fedelissimi della radio a lunghissima (siderale in questi casi) distanza.

05 giugno 2014

DRM, la sudafricana Radio Pulpit sperimenta il digitale sulle onde medie.

Partirà il 25 giugno la Piattaforma sudafricana per la sperimentazione della radiofonia digitale DRM (Digital Radio Mondiale). Il progetto prevede anche la sperimentazione di trasmissioni in DRM sulle onde medie di Radio Pulpit, emittente cristiana che opera sui 657 kHz da Gauteng e copre la parte settentrionale del Free State e parti delle province di Mpumalanga e Kwazulu-Natal e ha una consorella, Cape Pulpit, su 729 kHz. Ecco il comunicato del DRM Consortium:

The DRM Consortium is expanding its activities with the launch of a new DRM Platform in Southern Africa. The objectives of the DRM Consortium’s Southern Africa DRM Platform, a voluntary group without financial aims, are to coordinate the various industry stakeholders in the countries of Southern Africa interested in DRM, to stimulate the introduction and roll-out of DRM broadcasts and to demonstrate a business case for producing and selling DRM radio sets or auxiliary devices. The DRM Platform in Southern Africa joins thus the Indian, Brazilian, German and other DRM national platforms working together with the DRM Consortium but using national knowledge and expertise.
The launch of the Southern Africa DRM Platform is scheduled on June 25th June and will be followed a week later by the beginning of the first DRM medium wave trial (by Radio Pulpit) in South Africa.
Dr Roelf Petersen of Radio Pulpit, the Chairman of the new Platform says: “My role will be to coordinate the strength of all the African parties involved, in order to ensure that the great potential of the DRM technology becomes a practical reality for serving the peoples of Southern Africa.”
The DRM Consortium has already been present in Southern Africa, recently attending a well-attended SABA Digital Radio Broadcasting Summit in Cape Town, and being part of other SABA events in Johannesburg and in Arusha (Tanzania) last year.
“The DRM global standard can be used in all radio frequency bands and is ideal for the large countries of Southern Africa”, stresses Ruxandra Obreja, DRM Chairman. ”From national networks and regional stations to smaller commercial and community stations, all would be able to broadcast their digital radio programmes with enhanced content and in excellent sound quality to everyone in their respective countries. DRM is an ideal African digital solution and we have high hopes of the activity of the newly created DRM Southern Africa Platform, now open to all those interested.”

Malgrado si tratti di una norma tecnica molto consolidata e adatta a trasmissioni in AM e FM su un ampio spettro di frequenze broadcast, le prospettive di mercato restano incerte. Le sperimentazioni in onde medie Europa sono praticamente chiuse, e le onde corte annaspano alquanto. I progetti di digitalizzazione annunciati dalla Russia a suo tempo si sono arenati forse definitivamente e anche in India le opportunità non sono chiare. Soprattutto pesa ancora la sostanziale assenza di fornitori di ricevitori in volume: finora i pochi modelli di radio DRM stand alone (cioè non dipendenti da computer e software esterni) hanno deluso sul piano della qualità, dei volumi di produzione e delle vendite.

04 giugno 2014

A Novara, sotto l'egida di "6023" la festa delle Web radio universitarie di RadUni


Mancano giusto ventiquattr'ore all'inizio del FRU 2014 il Festival delle web radio universitarie consorziate in RadUni. Quest'anno il coordinamento è affidato a Radio 6023, emittente web dell'Università del Piemonte orientale e l'evento si terrà alla sede di Novara da giovedì 5 a sabato 7 giugno, presso il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa in via Ettore Perrone, 18.
Gli organizzatori (nella foto, la conferenza stampa di presentazione) di 6023 hanno fatto un lavoro eccellente e gli incontri in programma sono ricchi di contenuti e personaggi interessanti. Domani 5 dovrei seguire la conferenza di apertura, prevista alle 15 e dedicata alla "Evoluzione della radio: i nuovi modi di comunicare e l’avvento del web”. Interverranno Giorgio Simonelli (Università Cattolica), Sergio Ferrentino (Fonderia Mercury), Alessio Bertallot (CasaBertallot),  Marcello Pozza (Bata in store radio e Good Mood edizioni audiolibri), Michele Tesolin (presidente RadUni). Un altro incontro da non perdere è quello con Grant Benson, che venerdì 6 alle 17:30 ricorderà gli anni di Radio Caroline, in pratica il punto di origine di tutto il nostro discorso.
I ragazzi di 6023 - a proposito, grazie a Deborah Villarboito studentessa di Filosofia della comunicazione che affianca alla sua attività alla console della stazione una collaborazione con Fonderia Mercury - hanno preparato un spot di... grande efficacia. Questa è invece è la pagina Facebook del festival.