30 giugno 2009

Radio AM in USA, ecco le regole per operare in FM

Per decenni, scrive la FCC americana nel suo nuovo regolamento che autorizza le stazioni in onde medie americane a utilizzate dei ripetitori in FM (una piccola rivoluzione per gli Stati Uniti), le stazioni AM sono state parte integrante della American life. Oggi il 90% di tutti i formati news/talk e lingue etniche viene diffuso da stazioni in onde medie. Ora queste stazioni avranno la possbilità di ampliare orari di programmazione e bacini di utenza attraverso i ripetitori in modulazione di frequenza. E' molto istruttivo leggersi il testo del Report&Order della FCC che fissa le normative tecniche per i proprietari di stazioni AM che vogliono utilizzare "traslatori" di segnale FM per coprire bacini di ascolto più estesi. Interessante per esempio il fatto che le stazioni dovranno prendere accordi con chi gestisce ripetitori FM già in essere: non sarà possibile aprire nuove frequenze perché questo si scontrerebbe con la politica relativa alle stazioni comunitarie Low Power che devono essere tutelate. In compenso le stazioni daytimer che oggi devono spegnere il trasmettirore al tramonto potranno proseguire in FM la loro programmazione. Quello che segue è il commento apparso sulla newsletter "Taylor on Radio-Info".

AM stations finally get a black-and-white policy about using FM translators.

The staff’s been handing these out, case-by-case, but it’s now got a written policy about just when an AM can use a translator to fill in its coverage area. Some highlights from the Report & Order – AMs may use “currently authorized FM translator stations” (those licensed as of May 1) to “re-broadcast their signals, provided that no portion of the 60 dBu contour extends beyond the smaller of: (a) a 25-mile radius from the AM transmitter site; or (b) the 2mV/m daytime contour of the AM station.” Daytimers can originate programming on translators after the AM station must sign off. But stations can’t just turn off the AM transmitter. In fact, if the AM’s off more than 24 hours, you must power down the translator. You can have more than more than one translator for an AM, as long as they don’t overlap (see paragraph 29 in the Report and Order, about concentration of ownership). Stations are allowed to cut deals with non-owned translators. But the agency’s not creating new translators – because that gets you into the fight with Low Power FM advocates over spectrum. (See paragraph 20.) For the FCC, the issue is all about serving the community and promoting “the bedrock goals of localism, competition and diversity in the broadcast media.” Read the Report & Order. Does a relatively low-power FM signal really matter, you ask?

Federico, da COPE (che apre Gestiona Radio) a Esradio

Rimescolamenti anche politici nell'etere spagnolo da quando, due settimane fa, Federico Jiménez Losantos ha annunciato la nascita di una sua emittente, Esradio, e l'uscita da Cadena COPE, dove negli ultimi anni ha condotto un fortunatissimo programma mattutino. Ho parlato spesso di Federico, qui su RP, perché è uno dei personaggi più rappresentativi di un fenomeno, il giornalismo ultraconservatore, che non è solo italiano e che mescola la cronaca e la politica impastandole con una retorica molto efficace e fortemente schierata, guarda caso, contro ogni tipo di sinistra riformista governativa. Un giornalismo che si autodichiara indipendente e inflessibile ma che mena i suoi fendenti sempre e solo in una stessa direzione. Esradio fa parte di Libertad Digital, l'agglomerato multimediale abilmente costruito da Losantos e comincerà a trasmettere il prossimo settembre. La prima frequenza utilizzata - ovviamente insieme al Web stream - è quella dei 99,1 MHz su Madrid.
A settembre comincerà a trasmettere anche Gestiona Radio, nuova stazione radio che la COPE dedicherà all'economia e alla finanza. Per la catena nazionale della curia spagnola la partenza di Losantos (e non solo di Losantos perché con lui se ne vanno César Vidal e Luís Herrero, co-fondatori di Esradio e figure imporanti nell'attuale programmazione COPE) non sarà facile da compensare.

La Cadena Cope lanza Gestiona Radio
29/06/09

El grupo Cope lanza Gestiona Radio, un nuevo proyecto radiofónico centrado en los contenidos económicos que entrará en competencia directa con Intereconomía. Borja Nocito dirigirá el proyecto, y José Ramón Inguanzo será el director de contenidos, que contará con el equipo del grupo Estrategias de inversión. Gestiona Radio iniciará sus emisiones en Madrid el próximo mes de septiembre, coincidiendo con el comienzo de la nueva temporada radiofónica y los consiguientes cambios en la parrilla de Cope, además de la puesta en marcha de Esradio con Losantos y Vidal al frente. Pero el Grupo COPE y Estrategias de Inversión llevan un año trabajando en este proyecto de radio económica. Gestión Radio nace con la vocación de ser una radio nacional con presencia en Internet, móvil y nuevas tecnologías.
El proyecto estará dirigido por Borja Nocito, quien asegura que 'en estos momentos es muy necesario ofrecer información económica de servicio a las familias y a las pymes, que son los verdaderos protagonistas de la economía real'. La dirección de contenidos será asumida por José Ramón Inguanzo, que contará con el equipo humano del grupo Estrategias de inversión.

29 giugno 2009

Corrispondenza dalla fiera di Friedrichshafen

Andrea Borgnino mi ha inviato questa corrispondenza dalla fiera radioamatoriale di Friedrichshafen, conclusasi nel weekend. A questo indirizzo trovate anche una ricca galleria fotografica realizzata dallo stesso Andrea.

Anche quest’anno ho visitato con piacere la fiera Hamradio 2009 di Friedrichshafen e cercherò di riassumere in questo articolo le novità presentate nel mercato radio amatoriale e del radio ascolto. Dal punto di vista delle “radio” e più degli apparati quest’anno la fiera tedesca non ha offerto novità ma si è solo potuto vedere dal vivo apparati che erano già stati presentati in America a Dayton o che erano già apparsi nella pubblicità sulle riviste specializzate. Per essere più precisi ci riferiamo al ricetrasmettitore Hf IC-7600 della Icom e ai due nuovi apparati D-Star Vhf-Uhf ID-E880 e ID-80. Anche in casa Yaesu le novità facevano riferimento ad apparati per le bande Vhf-Uhf già visti a Dayton e più precisamente i veicolari FT-7900, FT-2900 e FT-1900 e i palmari FT-250 e FT 270. Per quanto riguarda la Kenwood niente di nuovo sotto il sole (e la pioggia) di Friedrichshafen solo un manifesto che annuncia un nuovo apparato Hf per il 2010. Le vere novità di questa fiera arrivano invece dal settore della “potenza” e cioè degli amplificatori lineari per le Hf. Il prodotto più atteso è stato di sicuro il nostrano Expert 2K-FA , un lineare completamente a stato solido ad a gestione automatica da 2K per HF e 50 mhz dal peso ridotto (20 kg) e con maggior funzioni rispetto al suo fratello minore da 1 kw (da segnalare i 6 ingressi d’antenna, l’accordatore automatico che si può remotizzare sul tetto e la compatibilità con le antenne SteppIR). Si è fatto molto notare anche il nuovo prodotto della OmPower, l’amplificatore OM3500A capace di ben 3.5 kw di potenza grazie ad un valvola tetrodo GU78B. Per chiudere con gli amplificatori vale la pena segnalare i due nuovi modelli da 600-700 watt a stato solido proposti dalla vicentina Rf-Power. Per quanto riguarda invece il mondo “digitale” in Fiera è stato possibile vedere per la prima volta il nuovo rtx-hf Flex-3000 della Flexradio che è diventato il nuovo apparato entry-level per chi si vuole avvicinare alle HF in modalità Sdr. Per chi vuole ascoltare in digitale è stato presentato un nuovo progetto italiano il PMSDR un ricevitore HF Sdr, realizzato da IW3AUT e venduto in kit con un prezzo contenuto. Il ricevitore è dotato di filtri di banda e richiede per l’utilizzo un pc con Usb e scheda audio. Da segnalare poi una una serie di utili accessori presentati in fiera per il ricevitore Hf Sdr Perseus come il Tmate presentato da Beppe IK3VIG di WoodBoxRadio, un utilissimo controller Usb che permette di comandare le radio Sdr come se si usasse un normale Vfo o il convertitore DCM-2 della Ssb Elettronic che ci permette di ricevere le Vhf (144-148 mhz) in SDR nella banda 28-32 mhz. In due stand era presente per la prima volta sul mercato europeo il nuovo ricevitore Grundig Satellit 750 (Tecsun S-2000) che non sembra aver entusiasmato chi lo ha potuto provare. Sempre in ferie ho avuto la possibilità di incontrare due ingegneri della AOR che mi hanno confermato che stanno lavorando al nuovo ricevitore HF AOR 7070 (il successore dell’AOR 7030) ma ad oggi non c’è ancora una data prevista per la commercializzazione di questo prodotto. Per quanto riguarda invece gli accordatori automatici si è notata la presenza per il secondo anno consecutivo dei cinesi della CG Radio che presentavano i loro prodotti (tra cui la nuova interfaccia per modi digitali Sb2000) e la comparsa di una nuova società come la tedesca H2 che offre un costoso accordatore remoto realizzato per le alte potenze (1.5 kw) in Hf. Anche l’italiana RigCase ha esposto per la prima volta negli stand della fiera tedesca i suoi box “a prova di bomba” per il trasporto di radio e accessori in tutta sicurezza. Da notare invece la completa assenza dell’enorme stand della tedesca Hilberling che presentava quest’anno il suo trasmettitore Hf PT-8000 soltanto su un anonimo manifesto che segnalava che la radio viene distribuita oggi anche dalla Telefunken. Nello stand della Spiderbeam si poteva invece ammirare il nuovo mast in vetroresina da 26 metri che nonostante il prezzo decisamente alto potrebbe offrire nuove opportunità alle spedizioni e alle stazioni contest per la banda dei 160 metri. Sempre per restare in tema di antenne l’oggetto più “desiderato” del padiglione A1 della fiera è stato di sicuro l’enorme traliccio della giapponese Luso da ben 44 metri completamente motorizzato e a quanto sembra acquistato da un radioamatore italiano. Per concludere la rassegna delle novità non bisogna dimenticare i nuovi modelli di paddle e tasti verticali presentati da Piero Begali I2RTF che rappresentavano il top dei prodotti per gli appassionati di radiotelegrafia.



25 giugno 2009

Il Giardino Sonoro, per pochi giorni a Milano

Ci sono solo pochi giorni per visitare una curiosa installazione sonora allestita per iniziativa di SCF, la società che gestisce la raccolta dei diritti percepiti dalle case discografiche, al Parco Sempione di Milano. Gli amici di SCF mi hanno invitato stamane alla conferenza stampa (audio), dove Gianluigi Chiodaroli ha brevemente presentato il GIardino Sonoro insieme all'assessore milanese all'arredo urbano Maurizio Cadeo, Elena Bianchessi della Nuova Accademia di Belle Arti e all'autore e regista, il sound designer Lorenzo Brusci, questo curioso "Giardino Sonoro".
Il Giardino si può ascoltare fino al 29 giugno, nel tratto di riva del laghetto del parco prospiciente alla famosa piscina metafisica del giardino sul retro del palazzo della Triennale. Chiodaroli ha detto che questa iniziativa è uno dei tanti modi in cui la musica registrata può servire per abbellire uno spazio pubblico. Il Giardino è la terza iniziativa del ciclo Musica Ex Machina, dopo l'esposizione Juke-Box! alla Triennale e il Music Bus del Salone del Mobile. In questo caso lo spazio pubblico è anche un ambiente naturale e la musica creata da Brusci diventa il sottofondo che amplifica e asseconda un sound, quello delle foglie, dei rami, dell'acqua, che in un parco metropolitano - dove spesso ci si rifugia proprio per sfuggire al rumore del traffico e della quotidianità - finisce per passare in secondo piano.
E' curiosa l'esperienza del visitatore del giardino (qui un minuto registrato in modo molto estemporaneo) e stimolanti sono le parole con cui Lorenzo Brusci ha presentato il progetto, curato da Architettura Sonora - Applied Acoustics divisione di B&C Speakers, un costruttore di diffusori sonori.. Brusci ha parlato dello sforzo che facciamo ogni giorno per escludere i suoni, forse non tutti così sgradevoli, che ci investono quando ci immergiamo nelle città, nel loro disordinato traffico. Ha parlato anche di tecniche di noise masking in cui l'effetto negativo del rumore vengono mitigate con apposite tecnologie di "mascheramento". Nel fazzoletto di parco adibito a scultura acustica altoparlanti di strane forme e materiali generano e plasmano una miscela di suoni naturali e artefatti musicali che assumono una dimensione sensoriale quasi tattile, molto coinvolgente. Con una dimensione narrativa da radiodramma. L'assessore Cadeo, che ha confessato di non aver mai sentito parlare di sound design, ha promesso che l'amministrazione milanese cercherà di realizzare nuove iniziative di questo tipo. Speriamo sia così.

Iran, il regime accusa le emittenti straniere

Quanto possa essere deleteria l'influenza della stampa estera su un regime non democratico lo sanno bene persino gli italiani che seguono le ficcanti cronache del Tg1 sulle calunnie che i giornali europei e americani riversano sul luminoso percorso politico e umano del nostro Caro Leader. In Iran purtroppo questa presunta influenza viene adoperata come paravento di azioni vergognosamente repressive, che stanno insaguinando le strade delle città dello stato islamico. Radio Free Europe - che ha ormai adottato una linea di condotta cross-mediale utilizzando Internet, la posta elettronica e le segreterie telefoniche per raccogliere e diffondere informazioni - ha pubblicato un interessante report sulla strategia adottata dalle autorità iraniane per impedire con il jamming l'ascolto delle trasmissioni in onde corte e via satellite (per queste ultime l'emittente finanziata dall'amministrazione americana denuncia addirittura l'uso di uplink che si sovrappongono ai legittimi segnali rivolti ai transponder e li cancellano). Poi France Press racconta di uno dei simboli più odiosi dei moderni regimi oppressivi: gli autodafé televisivi dei poveretti che "confessano" i loro delitti contro la dittatura. I telegiornali iraniani in questi giorni diffondono interviste a "pentiti" che ammettono di aver partecipato alle manifestazioni di protesta contro i brogli elettorali perché incitati dalla BBC e da Voice of America. E ovviamente entrambe le emittenti sono accusate di ricevere l'imbeccata da Israele (che a sua volta ha mantenuto attive qualche frequenza in onde corte per diffondere le sue trasmissioni in farsi). Sono testimonianze che dimostrano quanto possa dare fastidio una verità non ufficiale, una versione alternativa ai proclami del clero e del governo, anche e forse soprattutto quando non passano attraverso Internet bensì sulle onde radio di un mezzo tutt'altro che obsoleto. E se solo fosse possibile fare la tara dei morti ammazzati (a meno di mettere sul nostro piatto le nostre guerre di mafia), il parallelo con la nostra situazione, con i nostri "organi di stampa" fasulli e controllatissimi, sarebbe ancora più agghiacciante. Che brutti segnali continuano ad attraversare l'etere.

Iran Jams Foreign Satellite News In Bid To Isolate Public
by Charles Recknagel
June 23, 2009

At RFE/RL's Radio Farda, the e-mails and phone calls come in continuously from Iran. "It's really important that Radio Farda send reports every moment to us, because we do not have any access to news inside Iran," says one listener in Tehran. "Now the VOA and BBC have been jammed."
The listeners are helping the U.S. Congress-funded Radio Farda, which broadcasts 24 hours a day in Persian from Prague, to play an escalating cat-and-mouse game with Iranian government censors.
The censors have been trying to black out both U.S. and British government-sponsored newscasts in Persian almost from the moment a week ago that people began protesting the July 12 presidential election results.
To black out a newscast, Iranian authorities beam their own signal up to the commercial satellite carrying the foreign program. The beam is on the same frequency as the newscast, only at much higher power. As a result, anyone in Iran trying to receive the newscast on their home satellite dish receives only the meaningless, substitute signal instead.
Similarly, the government is blacking out foreign news programming in Persian on shortwave and medium-wave radio, particularly within major population centers. Here, authorities set up a local high-power transmitter to again overwhelm the newscast with a stronger signal on the same frequency.

Game Of Frequencies

Iranian officials are aiming most at broadcasts during the peak evening listening hours. And it is during these hours that the feedback from the news program's audience in Tehran grows most frenzied.
Many listeners simply send messages noting their location and that they can no longer hear the program. That alerts the broadcasters to the moment the programming is blocked. The trick for the broadcasters then becomes to shift the transmission signal slightly to escape the blackout.
During the time it takes the censors to catch up and similarly shift their substitute signal, the programming can be received by listeners searching their dials.
As the game has escalated, foreign broadcasters have dramatically increased the number of satellites and short wave frequencies carrying their programs.
From broadcasting originally only on Hotbird 6, a satellite whose "footprint" covers the Mideast and South Asia, Radio Farda now also broadcasts on four more satellites covering the region: Telstar 12, Nilesat 101, Arabsat BADR4, and Asiasat 3-D.
TBBC said last week it was using two extra satellites to broadcast its Persian-language service. VOA's Persian News Network (PNN) television programs are now beamed through five satellites with six different distribution channels.
It is the kind of struggle once common during the Cold War. For decades, the Soviet government spent huge amounts of money to isolate its citizenry from outside news sources.
But it's not something seen often since then. Iran has periodically blocked U.S. broadcasting at critical moments -- including the student demonstrations of 1999 and the last presidential election in 2005 -- but never with such a sustained effort as now.

Legality vs. Sovereignty

Iran's activity raises some legal questions, because the jamming is also knocking out some transmissions to countries other than Iran itself.
The BBC says its Arabic-language service and other language services to the Middle East have also experienced transmission problems since the jamming of its Persian-language frequency began June 14.
Rod Kirwan, a communications law and regulation expert at the international law firm Denton Wilde Sapte in London, says that Iran has the right under international telecommunications treaties to control the use of the broadcast spectrum within its territory, including foreign satellite broadcasting.
But when there is a spillover effect into neighboring countries, it is creating a harmful interference with the same rights of other member states in the International Telecommunications Union (ITU).
Kirwan says that while the broadcast spectrum is a "sovereign right," it's up to each country "to decide how to best use the spectrum and, of course, nations have decided for the greater good to sign up to the ITU coordination arrangements in order that everything works and you have smooth international services."
But Kirwan adds that this "is a sort of voluntary restriction on your freedom to act as a sovereign body and that is the tension: national rights over sovereign territory or spectrum vs. international coordination rights."
Kirwan says that if other states complain, the case could become an escalating dispute. But it is not likely to result in clear penalties for Iran.
"It's one of the basic problems with public international law: who is around to enforce it? And, of course, there is nobody and so it ends in some kind of diplomacy and maybe bilateral pressure," Kirwan says. "But essentially these international treaty organizations operate on a voluntary basis."

SOS Calls For News

That makes jamming the foreign broadcasts a fairly cost-free political strategy for Iran. It is also not particularly expensive in financial terms. It only requires uplink equipment to reach the target satellite and the patience and manpower to play the cat-and-mouse game of shifting frequencies that follows.
Overall, the jamming effort falls into Tehran's larger goal of blocking out all key communications links that challenge the legitimacy of the presidential election results.
The government is blocking many international websites, including Facebook and Twitter, as well as local opposition sites. Text messaging has been cut off for the past week, and mobile-phone service in Tehran is frequently down.
No wonder, then that some of the messages Radio Farda receives from listeners sound like an SOS to the outside world from an increasingly cut-off populace.
"Today is Sunday, June 21. All sites, radios, and anything from which we could get true information have been jammed and now we can't get any news," one caller says.
"Now you need to show your higher technology. We are waiting to see whether you are able to overcome these parasites or not."
Iran's supreme leader, Ayatollah Ali Khamenei, has accused international media of waging a "psychological war" against the country. It's a charge that millions of Iranians now can make against Khamenei himself.

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Iran blames VOA and BBC for riots

Tehran - Iranian state television broadcast footage on Tuesday of what it said were rioters admitting going on the rampage, inspired by Western media outlets which have been targeted by the authorities.
"We were under the influence of Voice of America Persia and the BBC," declared one woman, dressed in a black overcoat and headscarf, who said she joined in street violence that erupted during massive opposition protests over the disputed presidential vote.
"The entire atmosphere was created by the BBC. My son had a grenade in his bag as he wanted to appear stronger than others," said the woman, whose face was blurred by the television.
"I took to the streets and saw it was people like us who were torching public properties. There were no police around. It was only us setting cars on fire."
A long-haired young man also acknowledged indulging in violence, and said he had been arrested in a shopping district in the capital known for selling mobile phones.
"I took advantage of the situation and me and my brother looted shops and robbed people," he told the state television reporter.
Iran's foreign ministry on Monday directly accused the two global broadcasters of working for Israel and seeking to break up the Islamic republic with their coverage of the post-election unrest.
Their aim, said foreign ministry spokesman Hassan Ghashghavi, is to weaken the national solidarity, threaten territoral integrity and disintegrate Iran."
Another alleged rioter shown by the state television, an elderly man in a light-green shirt, said: "I think I was under the influence of VOA."
Another youngster in a red shirt said he was provoked by "mask-wearing" men. "I was provoked by their obscene words. They were telling us 'you are fighting Israelis'," he said. - AFP

24 giugno 2009

Crisi alla RadioTv elvetica, chiude un canale RSI?

Grossa crisi per l'ente radiotelevisivo pubblico svizzero SSR Idée Suisse. E con la crisi, secondo i giornali e i siti Web che Andrea mi cita oggi da Ginevra, arriveranno tagli di personale e infrastruttura. A cadere molto presto saranno la frequenza in onde medie dei cantoni di lingua francese a Sottens, e l'emittente ginevrina Worldradio, l'unica emittente in lingua inglese in Svizzera che opera oggi su 88,4 in FM. Worldradio, aperta nel 2007, dà lavoro a 19 persone e costa poco meno di 4 milioni di franchi all'anno (circa 2,6 milioni di euro). Altre misure prevedono il congelamento degli stipendi, la soppressione del canale televisivo ad alta definizione HD Suisse (quante cose inutili si riescono a pensare in epoca di vacche grasse, che a ben pensarci sono grasse proprio perché si pensano, e si finanziano, un sacco di cose inutili...) e la partecipazione alle joint venture satellitari in TV5 e 3Sat.
Purtroppo secondo le agenzie di stamane verrà eliminato, a scelta, uno dei canali radiofonici Option Musique, Musigwelle o uno dei programmi della Radio della Svizzera Italiana (Rete Tre?)

R101 "Suona come te", la Web radio umorale


In occasione del Festival della cross medialità tenutosi a Milano il 18 giugno scorso, Radio 101 ha presentato il nuovo servizio Web andato online ieri: R101 "Suona come te".
Suona come te è una Web radio "umorale", capace di organizzare le sue play list sulla base di alcune indicazioni anagrafiche (come la data di nascita) e del mood dell'ascoltatore. I brani possono essere ascoltati gratuitamente online, ma il solito pulsantino permette di acquistare e scaricare la versione mp3. Francesco Delucia ha partecipato al festival e ha registrato - la qualità non è eccelsa ma si sente tutto - l'intervento dei responsabili dell'emittente milanese. Lo potete scaricare qui o ascoltarlo in diretta.

Secondo Francesco Suona come te utilizza la tecnologia di Musicovery, società francese (ne ho accennato tempo fa, in un post su alcuni servizi Web di orientamento e selezione musicale) che ha sviluppato un plug in per iTunes e altre soluzioni capaci di identificare o organizzare brani musicali personalizzati.

23 giugno 2009

Critiche alla vision radiofonica di Digital Britain

I giornali inglesi reagiscono allo scenario delineato per la radio in Gran Bretagna dal rapporto Digital Britain. E non sono reazioni tutte positive. Sul Times Libby Purves sostiene che il DAB è un fallimento e che spingere a favore di questa tecnologia (definita oltretutto anti-ecologica) significherà lasciare al buio migliaia di ascoltatori della radio analogica. Per la commentatrice, che ha lavorato a lungo per la radio, non c'è ancora stata la necessaria presa di coscienza sulle conseguenze di un progetto che prevede la migrazione graduale al digitale per le stazioni in onde medie e FM entro il 2015. Cento anni dopo Reith, il mitico fondatore della BBC, l'ascoltatore viene lasciato solo a se stesso.
Le prime proteste arrivano anche dal settore radiofonico. Kelvin MacKenzie, ex capo del network radiofonico TalkSport, ha minacciato di ricorrere ai tribunali davanti alla proposta di prolungare la licenza operativa alle stazioni che investiranno nel digitale. Le licenze per diverse reti nazionali avrebbero dovuto ritornare sul mercato nei prossimi anni, ma con Digital Britain Lord Carter ha chiesto di prorogarne la validità in cambio di una accelerazione sul percorso della migrazione verso il digitale.
La mia sensazione è che tutte queste critiche verranno declassate nella pratica categoria del luddismo: semplici pregiudizi nei confronti di nuove, mirabolanti tecnologie. Senza una vera e propria iniziativa popolare - e nel caso del mezzo radiofonico mi sembra improbabile che la gente si muova davvero - regolatore e governo riusciranno senz'altro a far passare il messaggio dell'ineluttabilità. La radio deve diventare digitale, punto e basta, il modello ha funzionato per tutto il resto e deve funzionare anche per la radio, pazienza se i vantaggi in termini economici saranno solo marginali. La transizione si lascerà dietro una scia di orfani, ma saranno orfani di un mezzo in lento declino, del tutto privo di peso politico.

Radio revolution will leave listeners in silence

Take-up of the costly and energy-guzzling DAB technology is so pathetic that we must fight for our beloved analog sets

Libby Purves
June 22, 2009

The word “digital” joins a long line of adjectives too exciting for their own good. Look back in the history of hype and you find its ancestors: “electropathic”, “atomic”, “computerised”, “turbo” or just “state-of-the art”. With Lord Carter of Barnes's report on Digital Britain, overstimulation peaked.
Starting from Gordon Brown's startling assertion that only this technology can “unlock our imagination”, it plunged with boyish glee into arias about “seamless connectivity”, converging platforms, twitter, wiki, blogs, telepresence and “e-healthcare”. Fine. We are used to phones that double as movie cameras, music libraries, tellies, games, calculators, diaries, maps and guidebooks. We are grateful for Lord Carter's confirmation that broadband is essential. However, in the general brouhaha about top-slicing the licence fee and taxing granny's landline, the most preposterous plan of all has not had the raspberry it richly deserves. If any other report proposed an arrogant, wasteful, environmentally damaging assault on daily life - a copper-bottomed vote-loser, a V-sign to the vulnerable - there would be an outcry. But veiled as it is in glittery stuff about computers, we almost didn't notice.
The assault is on radio. Baldly, the report proposes a surprise acceleration of the plan (still not widely grasped) to turn off FM and AM transmission of all national stations. They must “migrate” to DAB - which requires new digital sets. Your existing wirelesses - the bedside one from which Humphrys or Wogan talks you into sentient life, the old Roberts on the bathroom windowsill, the wind-up Freeplay in the garage, the jogging one with a clip, the flash stereo for listening to Radio 3's Haydn season, the pocket one that consoles you on the freezing railway platform, the one in your car...all could be useless after 2015. Which is an eye-blink away - less than half new Labour's tenure, or a secondary school career. That ramshackle collection of radios, perfectly functional despite the odd bent aerial or melted chocolate on the £5 tranny in the schoolbag, could in less than six years be deaf to Radio 1, 2, 3, 4, 5, Classic or Absolute. Finis: a century after Reith, a massive disenfranchisement of the listener.
Of course, the networks would still be on your computer, TV and a few cellphones. Lord Carter loves this, cheerfully saying that the “diverse and flexible nature of the medium places it at the forefront of device and platform convergence”. But because radio is “intimate and ambient” he concedes it must also be delivered through portable devices. And with a startling leap of logic he says this cannot be done without a “dedicated digital medium - DAB”.
That radio has a perfectly adequate medium already, from transmitters that even the report concedes have many years life left, seems not to matter. Our version of DAB - rejected, remember, by everyone else in Europe except Denmark and Norway - is the only option. He recommends that when coverage reaches 90 per cent of the population (hard luck on remote communities) and when digital listening reaches a mere 50 per cent, it should trigger a two-year notice of full analog switch-off. He proudly says that “nine million DAB sets already exist in homes and cars”.
Yeah, right. And hundreds of millions of non-digital radios exist alongside them. DAB sales have been 50 per cent lower than forecast: check the industry websites for details, but the most optimistic prediction I can find is that by 2011, 12-15 per cent of radio devices might be DAB. There are reasons for this, even where transmission works. Music buffs complain about sound quality. The sets are expensive (Lord Carter reckons they will be brought under £20, but analog radios can be picked up for a fiver, and plenty of us have 1970s sets working perfectly). Moreover, the cost of replacing or converting car radios will be astronomical on a national scale and painful on a personal one.
And - here's the elephant in the room - we are all supposed to be thinking green, but digital radios use more than four times the energy (8.5 watts) of analog (average 2 watts). The industry is working on this, but the most optimistic forecast is 3.5 watts. More importantly, unless you switch them off at the wall, they are computers on permanent standby - like leaving a light on full-time. Portables gobble batteries six times faster. I suppose wind-up technology could help, but we will all develop massive biceps from flinging ourselves on them every four minutes to see if Jonathan Dimbleby has got to the end of his question yet. The conflict between green pieties and the rush to digital has never been addressed properly.
But then, it hasn't in the wider sphere either. I hear chattering-class podcasters dismissing the “steam valve mentality” with the blithe line that “distributing audio and video via the web is where we're heading”. What such people never admit is that video-streaming and iPlayering and online entertainment is massively heavy on power - not just domestically, but at vast data centres. Googling and downloading are becoming as carbon-guilty as flying and driving. A data centre uses 20 times the power of a normal office block. In the United States, local politicians are banning them from city centres because they drain more power than can be generated.
Two years ago worldwide carbon emissions from data centres topped 170 million tonnes; by 2020 the figure will have quadrupled, outstripping airlines. Work is being done on reducing it - Google plans to float offshore centres to provide cheap cooling - but the unwelcome fact remains that whenever you or I view or listen through a computer we use fuel far faster than on our old kit. Kit that will be poking its sad old aerials through heaps of landfill by 2016, unless we choose to listen to “ultra-local community stations”: a proposal by Lord Carter that is obviously not just a figleaf for the possibility of flogging the bandwidth to phone companies. Perish the thought.
Well, think about it. And if you are from a commercial outfit promoting analog switch-off because it will create a level playing field for non-BBC stations, don't sneer that I write this for fear of competition. Know, brothers, that everyone on dear old Radio 4 simply longs for it to be healthily challenged by speech competitors. We were furious when poncey Channel 4 bought and cruelly closed down the excellent Oneword. This is not about Luddism or competition: it is about saving the most portable, economical, mentally liberating and humbly useful of media from an ill-conceived ideological purge.

Libby Purves
Libby Purves worked for some years for BBC Radio 4, as a reporter and a presenter on the Today programme and, since 1983, has presented Midweek. She joined The Times as a columnist in 1990. She received an OBE in 1999 for her services to journalism and was Columnist of the Year in the same year. In her spare time she writes bestselling novels. Her opinion column appears in the The Times on Mondays

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Kelvin MacKenzie threatens legal action over Digital Britain move to upgrade radio stations

Kelvin MacKenzie, the former boss of radio station talkSport, is threatening legal action if the Digital Britain proposals to upgrade all FM and AM stations to digital broadcasting by 2015 and automatically roll over the three national radio stations go ahead.

By Emma Barnett, Technology and Digital Media Correspondent
Published: 17 Jun 2009

Mr MacKenzie was interested in bidding for talkSport's national AM licence, which was due to expire by December 2012. Classic FM's national licence was the first national licence to be up for renewal by September 2011 and Absolute's licence was due to be renewed by April 2012.
However, Lord Carter's report has proposed these stations avoid their licences going to auction in return for continued investment in new digital content, infrastructure and marketing.
Mr Mackenzie said: "The bottom line is there would be a queue a mile long to bid for these three national licences and interested parties would pay millions for them which would go straight to the Exchequer. The Government needs money and people like me are willing pay a lot for one of these national licences which are up for renewal very soon.
"If the Government presses ahead with this, I will take legal action and go to the High Court. There is nothing in the current broadcasting act which allows the automatic roll-over of these licences."
A spokesman from the Department for Culture, Media and Sport, said: "Under the proposals in the Digital Britain report the national licences will not go to auction. However, we have been clear that if the digital radio upgrade timetable were to be delayed significantly we would revisit this decision and if appropriate licences would be re-advertised."
Others reportedly linked to the auction process include Sir Richard Branson, whose Virgin Radio International is understood to have expressed interest to Ofcom in the licences going out to tender.


Ibiquity, i ritardi di HD Radio sono fisiologici

Il Ceo di Ibiquity, Robert Struble, si fa intervistare dai blog del Wall Street Journal per confermare che la radio digitale di HD Radio vede ancora a portata di mano gli iniziali obiettivi di penetrazione sul mercato. Le difficoltà di questi anni sono fisiologiche per qualsiasi transizione tecnologica e l'industria dell'auto americana, nonostante la crisi, conferma il suo impegno a sostegno della tecnologia e moltiplica il numero di modelli che come optional hanno a bordo autoradio HD. Struble è anche soddisfatto delle reazioni di Apple e Microsoft nei confronti della radio digitale, in particolare la seconda, che ha deciso di integrare HD Radio nel nuovo Zune.
Ma il giornale finanziario titola che il sistema digitale sta ancora spingendo il suo sasso in salita e cita uno studio J. D. Power secondo cui solo il 10% degli americani si dicono interessati.

JUNE 22, 2009
HD Radio Still ‘Pushing the Rock Up the Hill’

Microsoft made a splash in May when it said it will include HD radio in the next version of the Zune. IBiquity Digital Corp., the company that created HD Radio and licenses the technology, is also slated to release its own version of the portable HD radio in the coming months.
IBiquity developed the technology in the early 2000s, with the first HD radio receiver entering the market in 2005 for about $500. It’s come a long way since then - according to Lauren Goode’s review on WSJ.com Monday. Tabletop receivers now cost as little as $50, and HD radio technology will soon be available in more than 70 car models.
Ms. Goode spoke with Robert Struble, iBiquity’s chief executive, about the transition to digital radio from analog, the faltering auto industry’s impact on iBiquity’s business, relationships with Apple and Microsoft, and the future of HD radio.

The Wall Street Journal: How do you explain HD radio to someone you’ve just met at a party?

Mr. Struble: Ah, yes, the cocktail party conversation. I’d say it’s not unlike the television upgrade from analog to digital. It’s the digital upgrade to AM and FM radio — all the same thing.

WSJ: Speaking of the television upgrade, consumer electronics has seen a slew of analog-to-digital transitions — cellphones, television — why do you think digital radio receivers, which first came onto the market in 2005, haven’t become the standard?

Mr. Struble: Mass market transitions just take a while. The addition of FM to AM took several years. When black-and-white TV transitioned to color — similar numbers. Today, even with a government mandate, it’s taken 15 years for television to completely transition from analog to digital.
Don’t get me wrong, we’re working harder to make the whole process go more quickly. But right now we have all the major markets covered and we’re pleased with the progress.

WSJ: You mention the automobile as a great market for HD radio. But in J.D. Power’s 2009 “Automotive Emerging Technologies Studio,” nearly two-thirds of the consumers Power surveyed said they want to listen to their own iPod through their car’s sound system. And although HD radio was one of the cheapest car “extras,” estimated at $200, definite consumer interest ranked at only 10%. Have you had to change your strategy because of the current sentiment toward automobile gadgets?

Mr. Struble: We’ve seen the J.D. Power study and we actually haven’t changed our business strategy. We feel that out of any part of the business, auto is the one where we’re not completely done pushing the rock up the hill.
We’ve taken a look at our progress over the past 12 to 18 months, in terms of which auto makers are offering the technology, and we’ve seen growth in that area. There are currently 13 different auto makers, and 70 different models, that have made the announcement to carry HD radio right now. There’s even more activity going on behind the scenes. And with that a competitive dynamic takes off, so if Mercedes and Volvo are offering it, other auto makers will need to compete with those folks, so despite all of the auto industry woes, we’ve seen four or five times the amount of unit sales.
And when you factor in other competitors for drivers’ time, money and attention, such as cellphone technologies, iPods, DVD players, it’s a stronger motivation for us to improve HD radio.

WSJ: HD radio receivers are particularly Apple-friendly, with features like iTunes tagging and the ability to listen to music and stream videos from an iPod or iPhone dock into external devices. Explain your partnership with Apple.

Mr. Struble: Our relationship with Apple is broad. They had an interest in our technology, and we had an interest in their product, and we got together and said let’s make a music service. It’s an important relationship because of its ability to bring out a value in radio and also because of its ability to drive sales through the medium. Eventually we’d love to see the product built directly into iPods — for example, while now you have a dock with the iTunes tagging feature, it makes even more sense to just have it within the product itself — so that’s our long-term objective.
But it’s a multi-step process. The first step is to get the application up and running, then build the device itself. Apple has done a lot of work on their side in terms of software, hardware and firmware, and they like how the rollout has gone.

WSJ: Last month Microsoft announced that it will include HD radio in the new Zune. IBiquity is also slated to come out with its own version of the portable HD radio player in the next few months. Wouldn’t an iBiquity portable essentially be competing with its customer, Microsoft?

Mr. Struble: I don’t believe there’s a competition there. The Zune just shows that the HD radio technology is at a point that it can be incorporated with these devices, and it’s important to have that incorporation with an entity like Microsoft.
I like to say radio is an ubiquitous medium, and in order for this transition to fully happen, radio needs to be on those devices. So we fit in by saying, great, we’re the digital option.
There are something like a billion radios out there, averaging seven per family, between car stereos and boom boxes…there comes a point when all of those radios will become HD, so we’re not competing with ourselves with the portable. Eventually there has to be an upgrade. There is obviously some constraint with cost, and the market’s going to do what the market’s going to do, but just because you might get HD radio on say, your cellphone, it doesn’t mean you’re going to get rid of your clock radio next to your bed. People are still buying tabletop radios.

WSJ: What’s next for HD Radio?

Mr. Struble: The next thing for us is real-time traffic reporting, the ability to transmit traffic data as its happening. Both car buffs and people just listening to the radio will want to use this. Also, we’re looking at addressability — things like targeted content, so a station can send content to a certain listening area and not another, which is one of the great things about multicast. And lastly, image support. With all these radios you’ve got great screens, especially in cars, so you’ll be able to see station logos, album art, maybe even sports scores. When you’re on a digital platform, you can just continue to grow and grow.


Nuova stazione SW americana, l'ok alla costruzione

L'amico Benn Kobb mi scrive per comunicare il rilascio da parte della FCC americana del permesso per la costruzione di una nuova emittente in onde corte. La stazione dovrebbe avere come call definitivo la sigla WJHR e sarà basata a Milton, in Florida. Si tratta di una stazione religiosa riconducibile a una società chiamata Hill Radio International. Secondo Benn, la stazione è autorizzata a trasmettere in banda laterale, non in modulazione di ampiezza. Questa tecnica di modulazione consente di ottimizzare l'uso della potenza di emissione ma richiede, in ricezione, apparecchi predisposti per la sintonia con un circuito speciale, non presente su tutte le radio a onde corte. Come sottolinea Benn, il construction permit serve semplicemente a installare un impianto di trasmissione. In seguito questo impianto deve essere sottoposte alle necessarie verifiche da parte del regolatore per ottenere una vera e propria licenza.
La notizia della richiesta per questa prima autorizzazione era stata diffusa all'inizio del 2009. Ora il cosiddetto CP è stato concesso. Bisogna vedere quanto tempo occorrerà prima dell'inizio delle trasmissioni.

The U.S. Federal Communications Commission has granted a Construction Permit (CP) for a new HF International Broadcast Station in the state of Florida.

http://hraunfoss.fcc.gov/edocs_public/attachmatch/DOC-291548A1.txt

This station requested authority to broadcast exclusively in SSB, not AM. FCC rules permit such stations to use AM, SSB or DRM, but this appears to be the first to actually propose SSB operation. A CP is required to build the station. After it is constructed and demonstrated that it can operate in compliance with FCC rules, the station may apply for a regular license to replace the CP. The permittee is Mr. George Mock of Milton, FL, doing business as Hill Radio International. The station is expected to be named WJHR and will broadcastreligious programming.


Eurodab, CrDAB e ClubDab ricevono le frequenze

Francesco, da Roma, ha ripreso adesso da Giornaleradio.info il comunicato relativo all'assegnamento delle frequenze per la radio digitale a ClubDab, C.R. Dab e Eurodab, i principali consorsi dei circuiti radiofonici commerciali.
Il ministero dello Sviluppo Economico, dipartimento per le Comunicazioni, sotto l’impulso del Viceministro Paolo Romani, ha assegnato oggi ai consorzi Club DAB, C.R. Dab ed Eurodab i nuovi canali di radiofrequenze per il digitale radiofonico. I tre consorzi, che raggruppano tutte le emittenti nazionali private e molte tra le più importanti emittenti locali, avevano già ottenuto l’autorizzazione, in via sperimentale, per la diffusione sul territorio italiano della radio digitale Dab (Digital Audio Broadcasting). Grazie a questa importante decisione del Ministero si crea, con la stabilità del segnale, la condizione per la crescita della radio digitale nel nostro paese. Numerosi i vantaggi per gli ascoltatori e i cittadini: segnale di maggiore qualità, sintonizzazione stabile e servizi multimediali aggiuntivi.
“Finalmente anche la radio italiana entra in un serio mercato digitale – dichiara Lorenzo Suraci, presidente del consorzio Eurodab – nel quale conteranno i contenuti e la qualità della programmazione. E’ un giorno importante per tutti noi. Grazie al lavoro del viceministro Romani , della dottoressa Marina Verna e di tutto lo staff tecnico del Ministero ”.
“Il rilascio di queste autorizzazioni – dice Roberto Giovannini, presidente del consorzio C.R. Dab - segna una data storica per lo sviluppo della radio digitale. Questo si deve al lavoro unitario di tutti e tre i consorzi e all’impegno profuso per il reperimento delle frequenze da parte del Viceministro Romani. Da oggi si può lavorare con serenità ed impegno per aggiungere alla radio analogica un’ulteriore possibilità di sviluppo”.
Il Presidente del Club DAB Italia, Fabrizio Guidi ha espresso il ringraziamento degli editori radiofonici nazionali per l'intervento del Viceministro Romani in favore della prosecuzione delle diffusioni radiofoniche digitali affermando inoltre che " il digitale radiofonico ha urgente bisogno di un quadro regolamentare stabile tale da permettere gli investimenti utili per l'avvio delle diffusioni ordinarie”.


Bisognerebbe capire quali blocchi di frequenza sono stati assegnati (il comunicato è molto vago), ma è chiaro che l'operazione rientra nel quadro dell'attuale processo di ricanalizzazione delle frequenze televisive. Nei mesi a venire e in attesa che venga perfezionato il passaggio al digitale terrestre, questo processo determinerà, come è successo a Roma, un parziale oscuramento dell'offerta DAB sperimentale. Ma le premesse affinché l'intera questione della radio digitale subisca un impulso positivo ci sono. Non che questo risolva tutte le perplessità che ancora gravano sul DAB e le altre tecnologie.

Ricanalizzazione tv, sempre più a rischio il DAB romano

Mi sono arrivati da Fabrizio e Francesco questi due contributi sulle possibili ripercussioni della ricanalizzazione delle frequenze televisive italiani, finalmente adeguate agli standard europei (i canali televisivi A-H2 erano sempre stati leggermente diversi dagli E2-12). Uno spostamento, dicono i miei due amici e lettori, che potrebbe portare alla (temporanea?) chiusura degli impianti DAB/DAB+ attualmente attivi in fase ancora sperimentale.

Fabrizio si chiede:

«Oggi a Roma è possibile ascoltare il mux Eurodab sul canale 9D (e CRDAB+ su 8C). Il 27 giugno (entro le 6 del mattino) Raiuno (Monte Mario) si sposterà dal canale G al canale 9, quindi Eurodab non potrà più trasmettere sul 9D (che fa parte del canale 9). Si sposterà o cesserà?»

Mentre Francesco riferendomi che in questi giorni il Sole 24 Ore si è occupato della ricanalizzazione, mi scrive:

«Ho dedotto che molto probabilmente i canali DAB attuali in banda VHF verranno quasi tutti spenti perché le loro attuali frequenze verranno utilizzate dalle TV (canali da 5 ad 11, in canalizzazione europea). Sul sito RAYway si spiega tecnicamente la cosa [affermando che la] canalizzazione europea [è richiesta dal piano di] Ginevra 2006, differente da canalizzazione italica attuale -"7 MHz spaziati". [La] cosa [viene] fatta per far posto alla TV nazionale Europa7, come si sa. L'Europa c'entra come il cavolo a merenda.
In compenso il canale 12 verra' dedicato a radio digitale (info dal Presidente RAYway) e quindi tutto dovrebbe ripartire, ma alla fine dello switch-off (info vaga) quindi a dicembre nel Lazio (forse). Poi si parla del canale 13 (A,B,C,D,E,F) ora assegnato ai militari, ma non usato... Si tratta per passarlo alla Radio Digitale almeno in parte (sembra) Comunque, quindi, nel Lazio, 6A off di gia' addio RAI). Tra poco, sospetto, anche gli altri due...»

In conclusione sembra che ci sia il rischio di chiusura delle frequenze DAB oggi in funzione a Roma, frequenze che potrebbero ripartire ma in altri slot e dopo il definitivo switch-off dell'analogico. E nelle altre parti di Italia dove la sperimentazione DAB non occupa già il previsto canale 12? Proprio un bel pasticcio.

20 giugno 2009

Minimo solare senza macchie, scoperta la causa?

Gli scienziati del National Solar Observatory di Tucson, Arizona, potrebbero aver individuato la ragione del prolungato minimo che caratterizza da parecchi mesi il ciclo di attività solare. Nella profondità dell'astro esiste una "corrente a getto" che si muove come le correnti oceaniche o analoghi fenomeni atmosferici. Come spiega Spaceweather.com sarebbe questa corrente a partecipare a "innescare" il ciclo delle macchie solari e dei fenomeni ad esse associate: quando la corrente raggiunge una determinata latitudine del globo solare, i 22 gradi, le macchie ripartono. Negli ultimi tre o quattro anni, dicono i ricercatori di Tucson che si sono serviti di avanzate tecniche di indagine "eliosismica", la corrente a getto interna si è mossa con inusistata lentezza. La scoperta sembra confermare anche che il lungo minimo è arrivato alla fine perché la corrente in quesione si sta di nuovo muovendo. Contrariamente alle previsioni di alcuni, le macchie torneranno a ricoprire il disco del sole.

Mystery of the Missing Sunspots, Solved?
06.17.2009


June 17, 2009: The sun is in the pits of a century-class solar minimum, and sunspots have been puzzlingly scarce for more than two years. Now, for the first time, solar physicists might understand why. At an American Astronomical Society press conference today in Boulder, Colorado, researchers announced that a jet stream deep inside the sun is migrating slower than usual through the star's interior, giving rise to the current lack of sunspots.
Rachel Howe and Frank Hill of the National Solar Observatory (NSO) in Tucson, Arizona, used a technique called helioseismology to detect and track the jet stream down to depths of 7,000 km below the surface of the sun. The sun generates new jet streams near its poles every 11 years, they explained to a room full of reporters and fellow scientists. The streams migrate slowly from the poles to the equator and when a jet stream reaches the critical latitude of 22 degrees, new-cycle sunspots begin to appear.
Howe and Hill found that the stream associated with the next solar cycle has moved sluggishly, taking three years to cover a 10 degree range in latitude compared to only two years for the previous solar cycle.
The jet stream is now, finally, reaching the critical latitude, heralding a return of solar activity in the months and years ahead. "It is exciting to see", says Hill, "that just as this sluggish stream reaches the usual active latitude of 22 degrees, a year late, we finally begin to see new groups of sunspots emerging."
The current solar minimum has been so long and deep, it prompted some scientists to speculate that the sun might enter a long period with no sunspot activity at all, akin to the Maunder Minimum of the 17th century. This new result dispells those concerns. The sun's internal magnetic dynamo is still operating, and the sunspot cycle is not "broken."
Because it flows beneath the surface of the sun, the jet stream is not directly visible. Hill and Howe tracked its hidden motions via helioseismology. Shifting masses inside the sun send pressure waves rippling through the stellar interior. So-called "p modes" (p for pressure) bounce around the interior and cause the sun to ring like an enormous bell. By studying the vibrations of the sun's surface, it is possible to figure out what is happening inside. Similar techniques are used by geologists to map the interior of our planet.
In this case, researchers combined data from GONG and SOHO. GONG, short for "Global Oscillation Network Group," is an NSO-led network of telescopes that measures solar vibrations from various locations around Earth. SOHO, the Solar and Heliospheric Observatory, makes similar measurements from space.
"This is an important discovery," says Dean Pesnell of NASA's Goddard Space Flight Center. "It shows how flows inside the sun are tied to the creation of sunspots and how jet streams can affect the timing of the solar cycle. We still don't understand exactly how jet streams trigger sunspot production," says Pesnell. "Nor do we fully understand how the jet streams themselves are generated."
To solve these mysteries, and others, NASA plans to launch the Solar Dynamics Observatory (SDO) later this year. SDO is equipped with sophisticated helioseismology sensors that will allow it to probe the solar interior better than ever before. "The Helioseismic and Magnetic Imager (HMI) on SDO will improve our understanding of these jet streams and other internal flows by providing full disk images at ever-increasing depths in the sun," says Pesnell.

Nubi noctilucenti, uno spettacolo da minimo solare

Tenui tentacoli azzurrini risplendenti in un cielo quasi notturno, 30, 60 minuti dopo il tramonto. Un fenomeno, quello delle nubi noctilucenti, probabilmente legato all'attività geomagnetica e all'interazione con le particelle solari che tuttavia sembra raggiungere una picco di frequenza nel periodo di minimo solare. Alcuni ritengono che ci possa essere qualche forma di correlazione con le aperture in E sporadico, considerando anche che le nubi in questione sono a quota piuttosto elevata. Siamo alle quote della mesosfera, poche decine di chilometri sotto lo strato ionosferico E. A questa altezza l'acqua di norma non dovrebbe essercene, anzi, la mesosfera è freddissima e molto secca. Ma le nuvole, anche quelle rifulgenti, sono fatte di cristalli di ghiaccio ed è quasi certo che se l'acqua che li forma arrivi da terra per effetto dei venti, si ipotizza che i granelli di polvere intorno a cui i cristalli di "nucleotizzano", possano provenire dallo spazio, forse dagli sciami meteorici. Ma perché questa strana correlazione con il minimo solare? Il 16 giugno sono state avvistate in Europa e altrove nubi noctilucenti molto spettacolari e il sito Spaceweather ha messo insieme una bella galleria di immagini.
Queste affascinanti, fantasmatiche formazioni si osservano più spesso a latitudini artiche (la fotografia mostra una nube osservata da un aereo in volo a sud della Groenlandia) ma qualche giorno fa sono state avvistate anche nell'Europa centro-occidentale.

19 giugno 2009

KITS San Francisco, la prima stazione "partecipativa"

Sta per debuttare a San Francisco, il 28 giugno, la prima stazione radio basata sul crowdsourcing, la "folla" dei navigatori del Web. L'esperimento avviene sul network CBS sulle frequenze di KITS-FM, un formato di alternative rock, dove al posto dei DJ la musica verrà interamente governata da un sistema partecipativo in cui gli ascoltatori devono votare le scelte musicali effettuate dall'intera comunità. Il software è quello messo a disposizione dal nuovo servizio online Jelli che promette di rendere possibile la prima stazione controllata al 100% dai suoi ascoltatori.
Jelli, fondata quest'anno a San Mateo, in California (a due passi dall'aeroporto di SFO) è guidata da Michael Dougherty e Jateen Parekh. Doughery era stato tra i fondatori di TellMe una applicazione di riconoscimento vocale acquisita da Microsoft e prima ancora di Loudeye, un servizio musicale su Web rilevato da Nokia. Mike è convinto che quello di Jelli, che si applica a stazioni radio hertziane e su Internet, sia il futuro della radio. Curiosamente non è un geek con il solito diploma in computer science: viene da Harvard dove si laureato in storia e letteratura.
Grazie a Francesco Delucia, della redazione allargata di RP, per aver intercettato la notizia oggi su Podcasting News (che giustamente si chiede se la nuova stazione partecipativa avrà successo e se debba essere considerata la "radio del futuro" o un espediente per non pagare i DJ...
Crowdsourcing Commercial Radio
Jun 18th, 2009 | By James Lewin

CBS has announced that it plans to experiment with a new approach to radio, dispensing with traditional DJs and crowdsourcing the DJing, instead:
CBS Radio will debut on June 28 the industry’s first 100 percent user-controlled, on-air radio program using a new social Web service called Jelli. Every Sunday between 10 p.m. and midnight on KITS-FM (LIVE 105) in San Francisco, listeners will take over the airwaves.
Using Jelli, listeners will create the playlist via Web-based voting. If a song sucks, listeners will also be able to vote to pull it off the air instantly.
“The real-time Web represents a huge opportunity to engage with both online and traditional media audiences,” said CBS Interactive’s Michael Marquez. “Jelli is creating a bridge between digital and traditional broadcast experiences, creating something completely new and fun.”
Call me a pessimist, but crowd-sourced DJing is likely to be more successful as a cost-saving measure than an audience-building one.
People are turning away from commercial radio because stations are getting rid of DJs with unique musical perspectives and programming to the lowest common denominator. Crowdsourcing the playlist is likely to lead to conservative, greatest hits programming.
What do you think? Can crowdsourced radio be more than a cost-saving measure?

17 giugno 2009

Unite, un browser per la radio (sociale) di domani?

The Infinite Dial, il blog di Tom Webster, ha un bellissimo post intitolato The Radio Station of Tomorrow. Nel suo intervento Tom parla di una nuova tecnologia appena introdotta in versione alpha dal browser per Internet Opera, una tecnologia di condivisione chiamata Opera Unite, e come questa nuova tecnologia potrebbe servire, tra le altre cose, per condividere l'ascolto della musica in piccole comunità di persone interessate agli stessi generi o artisti. Come nelle feste in cui ciascuno portava i suoi CD da ascoltare tutti insieme, spiega Tom.
Opera Unite è un sistema di desktop/disk sharing integrato direttamente nel browser. Niente di nuovo dal punto di vista della funzionalità, ma finora per sfruttare certe opportunità bisognava scaricare programmi appositi o utilizzare servizi client/server. Con Unite la condivisione è peer-to-peer: due persone che hanno installato Opera Unite (che integra un media player e un sistema di annotazione) sul loro computer, possono per esempio visualizzare gli album fotografici che risiedono sui rispettivi dischi, senza dover ricorrere a Flickr o altri servizi. Lo stesso si può fare con la musica, aggiunge Tom prendendo spunto dalle idee suggerite da Lawrence Eng, programmatore di Opera. Insomma con Unite volendo si possono creare dei jukebox, delle stazioni radio condivise.
Che tipo di lezione rivolta al mondo delle stazioni radio tradizionali possiamo trarne? Secondo Webster il punto non è riuscire a fare in modo che la radio batta Internet sul suo stesso terreno. «Non potrà essere mai essere un jukebox più jukebox di questo,» scrive il consulente, specie se il confronto avviene nelle fasce più giovanili del pubblico, ormai disabituate a pensare alla radio come veicolo di novità. Davanti a un avversario tanto agguerrito sul piano della capacità di influire a livello sociale, sulle comunità di persone, sui loro comportamenti di appassionati di musica, la radio deve piuttosto far valere il suo ruolo di "arbiter", la sua capacità di selezionare i contenuti, scoprire talenti, indirizzare i gusti del momento, e tutto questo in un contesto di integrazione con il nuovo medium e con striumenti come Opera Unite, in modo da far arrivare le sue capacità anche alle persone che con la radio avevano perso i contatti.
Forse è un discorso un po' troppo teorico, o un po' troppo americano. Forse qui in Europa la radio ha ancora certe sue specificità, o più semplicemente Internet non è ancora un modello tanto influente. Ma secondo me sono parole su cui meditare in un momento di obiettiva difficoltà per la radio musicale, un format che nell'insieme dei suoi sottogeneri si trova in mezzo a una sorta di guado, lontano dai fasti del passato ma ancora indeciso sul da farsi davanti all'invadenza di Internet, della musica mp3. Combattere contro la rete cercando di costruirvi delle barriere all'interno, di affibbiarle degli handicap non è una strategia razionale da parte di nessun medium o piattaforma di distribuzione convenzionale. E' una reazione isterica, che è di per sé un sintomo di debolezza.

A Roma, per l'Isimm, il padre della radio cognitiva

Lo so, sono in ritardissimo, ma domattina 18 giugno alle 10.45 il padre della cognitive radio Joseph Mitola parlerà in Italia dei fondamenti della teoria di gestione intelligente dell'accesso alle risorse radio, per un uso ottimizzato della banda disponibile. Lo farà a Roma in occasione del 18esimo seminario Bordoni, alla sala delle conferenze di Piazza Montecitorio 123/A. L'evento è organizzato dall'Isimm, dove troverete il pdf dell'agenda. Il testo che segue è quello di presentazione ricevuto dall'amico Raffaele Barberio di Key4Biz, che ringrazio.

18° Seminario Bordoni: Joseph Mitola su Cognitive Radio. Utilizzare i ‘buchi’ lasciati dallo switch-off per la wireless broadband

Giovedì 18 giugno (Sala delle Conferenze, Piazza Montecitorio, 123/A - Roma) si terrà il XVIII Seminario Bordoni su “Nuove frontiere nella gestione dello spettro radio”.

La gestione dello spettro radio è stata da sempre caratterizzata dalla suddivisione delle risorse disponibili in bande strettamente associate ad un certo servizio. Si stanno però approfondendo nuove e più flessibili modalità di utilizzo delle frequenze. Fra di esse, emerge per la propria importanza il modello delle Cognitive Radio, coniato alla fine degli anni Novanta dal Dr. Joseph Mitola III, a cui è affidata la lezione magistrale di questo Seminario Bordoni. Questi sistemi cercano di sfruttare le “fette” di spettro non utilizzate: devono perciò avere conoscenza adeguata dell’ambiente radio in cui stanno operando ed adattarsi ad esso in modo ottimale.
Con le Cognitive Radio, si può pensare di andare ad utilizzare in modo efficiente i “buchi” (negli USA, chiamati “white spaces” dalla FCC) lasciati vuoti nelle bande televisive dalla migrazione al digitale. La FCC in particolare ha proposto di consentire l’uso di tali “white spaces” per fornire servizi molto diversi da quelli televisivi tradizionali, quali ad esempio l’Internet mobile, ossia l’accesso a banda larga di tipo wireless. In questa linea, anche diversi stati europei, a valle delle decisioni della WRC07, stanno valutando l’impiego del cosiddetto digital dividend per servizi wireless broadband.
Le riflessioni più prospettiche svolte durante la mattinata serviranno perciò come spunto per il tema che verrà affrontato dalla Tavola Rotonda del pomeriggio, dedicata al ruolo delle tecnologie radio per lo sviluppo delle NGN, Next Generation Networks. Le reti a banda larga vengono spesso concepite come lo sviluppo delle reti fisse tradizionali verso tecnologie innovative. La parte fissa potrebbe d’altra parte avere un possibile complemento ed una preziosa integrazione dall’impiego di tecnologie wireless per tutte quelle aree in cui l’impiego di fibra e rame risultasse di più difficile applicazione e di minore giustificazione economica. Un uso più flessibile dello spettro radio potrebbe quindi avere evidenti ricadute socio-enomiche per lo sviluppo dell’intero Paese.
La Prima sessione si aprirà con l’intervento di Enrico Manca, Fondazione Ugo Bordoni , e di Enzo Pontarollo, Consiglio di Amministrazione FUB.
Seguirà il Keynote di Joseph Mitola III su “Fundamentals of Cognitive Radio Technology” e discussione sugli argomenti trattati con Guido Riva, Fondazione Ugo Bordoni , e Giovanna De Minico, Università degli studi di Napoli Federico II.
La Seconda sessione prevedrà la Tavola Rotonda “Il ruolo delle tecnologie radio per lo sviluppo della banda larga”, introdurrà e modererà Mario Frullone, Fondazione Ugo Bordoni.
Contributi di Enrico Buracchini, TILab; Mario Citelli, Aria; Giovanni Guidotti, Selex Communication; Alberto Lotti, Alcatel Lucent Italia; Stefano Nocentini, Telecom Italia; Laura Rovizzi, Open Gate Italia; Alessio Zagaglia, Ericsson.
Interventi di Antonio Sassano, Università “La Sapienza”, e Francesco Troisi, Ministero dello Sviluppo Economico.

16 giugno 2009

Digital Britain: il DAB senza "+" futuro dell'FM

Il white paper "Digital Britain" è stato finalmente pubblicato sul sito del Ministero della Cultura britannico. Potete scaricarlo da questa pagina dove trovate i link al "full report" o al solo capitolo 3, quello che riguarda la radio digitale. Ci sono state delle modifiche al riguardo rispetto alla versione preliminare del rapporto pubblicata tempo fa, il ruolo della radio su Ip, della Web radio, è stato riconosciuto. Ma in sostanza i regolatori britannici restano fermi su un punto: la radio FM mainstream deve passare al DAB (al DAB, non al DAB+) e semmai le ultralocali e le onde medie devono migrare all'FM. Un salto che tutti dovranno essere pronti a effettuare nel 2013, termine entro il quale il regolatore si impegna a collaborare con l'industria per fare in modo che i ricevitori DAB costino meno di 20 sterline e le automobili siano equipaggiate con autoradio digitali. E' vero - scrive a un certo punto il rapporto - il DAB richiede un investimento in infrastruttura nuova, ma anche l'FM lo richiederebbe (il report parla di 200 milioni di sterline se rimanesse la piattaforma dominante. Mi riservo di leggere con più calma il capitolo sul futuro della radiofonia nella Gran Bretagna digitale, ma da quel che vedo la visione non mi sembra del tutto realistica ed è uno strano ibrido tra un futurismo non del tutto aggiornato e conservatorismo di matrice tipicamente politica.
Tra i primi a commentare - molto favorevolmente - la pubblicazione del white paper c'è Frontier Silicon, il costruttore di una buona percentuale di chipset per ricevitori ibridi analogico-digitali. Molti paragrafi del testo sembrano fatti apposta per Frontier, che sostiene di essere in grado di centrare l'obiettivo delle 20 sterline come prezzo di partenza per i ricevitori.

Frontier Silicon welcomes recommendations of final Digital Britain report
London, 16th June 2009: Frontier Silicon, the leading supplier of DAB digital radio semiconductor solutions, today welcomed the Government's proposal for the completion of digital migration of radio by 2015.
The company, which supplies the technology for the majority of digital radios sold in Britain, anticipates a three-fold business increase in annual shipments or sales over the next three years as a result of the proposals contained in today's report, which favours DAB as the preferred platform for future radio broadcasting in the UK and calls on a commitment from the car industry to facilitate digital switchover by means of a five-point plan. In-car adaptors alone have increased the in-car digital radio market by 300 per cent to date.
Continuing technology investment over the years has allowed Frontier Silicon to contribute towards a reduction in the price of digital radios and the Government's stipulation that the cost of the cheapest DAB radio falls below £20 is a challenge that Frontier Silicon looks forward to meeting.
Anthony Sethill, Chief Executive of Frontier Silicon, said: "We are delighted with the recommendations contained in the final Digital Britain report, which amount to a true vote of confidence in the technology and the industry. They come as the digital radio industry continues to grow apace, with digital radio now accounting for over 20 per cent of all listening, DAB volume share now at 25 per cent of sales for the first time and with UK DAB radio ownership - up 17 per cent year-on-year during the first quarter of this year - now at one third. We expect that the UK lead in digital migration will act as a catalyst for other European markets - where take-up has already been encouraging - to follow suit".

RadioScape (moduli per radio digitale) fallisce e riapre

E' stato a lungo l'unico modulo ibrido disponibile e utilizzato per la costruzione di ricevitori multimodo compatibili con Digital Audio Broadcast e Digital Radio Mondiale, prima che all'orizzonte comparissero brand come Analog Devices o Mirics. Il modulo si chiamava RS500 e veniva prodotto da RadioScape, una azienda britannica fondata nel 1996, quando sembrava che il futuro della radio digitale sarebbe stato sfavillante.
Le cose sono andate un po' diversamente. Di ricevitori basati sul modulo RS500 ne sono usciti pochissimi. Quello forse più promettente, progettato da Sangean, non è mai stato commercializzato dopo una lunga fase prototipale. Alla fine RadioScape è stata messa in amministrazione controllata, il 30 aprile scorso, a dimostrazione di quanto sia difficile costruire un caso di successo nella spietata industria del silicio, della componentistica e del software quando non si ha a che fare con obiettivi di mercato consistenti. Ora aspettiamo tutti l'annunciato ricevitore DRM della società francese UniWave, annunciato per luglio ed en quantité limitée.
Ieri invece mi è arrivato un comunicato molto avaro di dettagli sulla ristrutturazione di RadioScape. Che adesso avrebbe anche una nuova compagine azionaria, dei nuovi padroni (in precedenza c'erano dei fondi di venture capital, l'operatore infrastrutturale britannico Arqiva, Texas Instruments e altri). Sul sito web dell'azienda è rimasto tutto come prima, si trova solo la notizia della messa in amministrazione. Nel comunicato si dice che RadioScape parteciperà agli eventi di settore, incluso l'IBC di Amsterdam, e che verrà assicurata la "continuità" dei prodotti. Continuità? Non so quanto possa essere vincente come strategia visto come sono andate a finire le cose.
15th June 2009, London - With new share holders, RadioScape has secured long term funding to refinance its Broadcast business.
The commitment of Broadcast Team during the short period of Administration and the confidence shown by its large existing client base and prospective customers was able to ensure the on going security of the company, the products and the brand.
RadioScape is once again fully operational with its customer facing technical and commercial teams remaining totally unchanged.
The new management have a clear path for RadioScape to pursue in the coming months:-

  • The successful range of products will be continue to be supported and extended by the existing technical team.
  • Customers relationship will be maintained and improved upon by the existing commercial team.
  • All existing commercial and technical commitments of RadioScape will be respected
  • Pending customer expectations will be adhered to where possible.

The new, solid financial resources now in place are immediately available to increase RadioScape's endeavours in the Eureka 147 domain - upon which the company's reputation for Quality and Innovation have been built to date.
RadioScape will be present on all the major exhibitions in the Broadcast industry including IBC 2009 in Amsterdam. RadioScape will be at Broadcast Asia 2009.

15 giugno 2009

Autonet, il 3G diventa wifi a bordo dell'auto

Su RP si parla molto di radio digitale e di due tipi di contrapposizione: quella tra "vecchia" (intesa come AM/FM analogiche) e "nuova" radio da un lato e tra modello broadcast e uni/multicast dall'altro. Quando scrivo che le prospettive per l'introduzione di sistemi di modulazione digitale in radiofonia mi sembrano già diventate marginali in un'epoca in cui l'accesso senza-fili a Internet sta diventando sempre più pervasivo, molti lettori obiettano - a ragione - che un modello radiofonico puro, cioè broadcast, è comunque indispensabile perché Internet wireless è un sogno che forse non si realizzerà mai, non almeno negli stessi termini di copertura universle garantita dai modelli broadcast.
Ora mi arriva l'ultimo numero della newsletter TechCheck della National Association of Broacaster che fa il punto sul servizio di Autonet, un provider americano che propone ai suoi abbonati un router 3G/wifi per automobile. Non è una novità, ne ho già discusso qui. Ma TechCheck per la prima volta aiuta a capire meglio il possibile impatto di Autonet sul discorso della contrapposizione tra radio e Internet. La scatola di Autonet si collega alla rete telefonica a larga banda (ormai, con Hspda, stiamo parlando di una infrastruttura potente e le cose sono comunque destinate a migliorare ancora andando verso il 4G per il cellulare) e in vettura crea una piccola nuvola wi-fi che consentirebbe di navigare sul Web e sintonizzarsi sugli stream Ip radiofonici (non a caso TechCheck cita il modello di Internet autoradio proposto al CES di Las Vegas a gennaio da Balupunkt). La scatola parte dai 300 dollari di costo, che è comunque accettabile. Abbonarsi può costare 29 dollari al mese per 1 GB di dati in download e 59 dollari al mese per 5 GB. TechCheck ha preparato una bellissima tabellina, in cui questi valori dimensionali si traducono in ore di Web radio da ascoltare. 5 GB di volume rappresentano 62 ore di radio a 192 kilobit al secondo. Diciamo un paio d'ore tutti i giorni, forse la media trascorsa per andare al lavoro dai pendolari americani.
La radio satellitare SiriusXM costa molto meno e non prevede limiti di tempo, questo è vero. Ma Autonet non offre solo radiofonia via Internet, bensì posta elettronica, Web, mappe di navigazione, videogiochi per i bambini. Certo, in epoca di crisi non sono molti quelli che potranno permettersi 59 dollari di spesa ogni mese. Eppure, anche se è difficile prevedere che gli operatori - che devono finanziare la crescita delle loro reti - riducano drasticamente questi prezzi, stiamo pur sempre parlando di infrastrutture che nelle aree densamente popolate sono già in essere e con buona pace del modello broadcast funzionano meglio e in misura geograficamente più estesa, delle reti di radio digitale fino ad oggi implementate. Con una differenza enorme: le reti degli operatori non richiedono (dove le regole di mercato sono sane), investimenti pubblici, mentre la radio digitale DAB può essere considerata uno sdoppiamento di risorse, oltretutto tardivo e ridondante.
Quando scrivo queste cose sono sicuro di fare la figura del nemico della radio. Ma le mie considerazioni sono puramente infrastrutturali e rimango convinto che come linguaggi e contenuti per la radio, comunque vada, il futuro digitale sarà denso di opportunità. Solo stiamo molto attenti, regolatori per primi, alle nostre scelte in ambito infrastrutturale, anche perché buttare via soldi tirati fuori da tasche già vuote è proprio l'ultima cosa che i cittadini vorrebbero.

Autonet Mobile Brings the Internet to Vehicles

Earlier this year a prototype of the first automotive “Internet radio,” developed by radio manufacturer Blaupunkt in cooperation with Internet company miRoamer was shown at the 2009 International Consumer Electronics Show (CES, see the January 26, 2009 issue of Radio TechCheck for additional information). This radio (not yet available for purchase) is designed to access the Internet using a Bluetooth link, for example, to a broadband-enabled cell phone, and once connected, it accesses the miRoamer Internet portal where thousands of audio streams are available.
Another way to bring the Internet into a vehicle that is available now turns the vehicle into a Wi-Fi “hot spot.” Autonet Mobile (San Francisco, CA, www.autonetmobile.com) has developed a device (shown in the image below) which is essentially a 3G wireless broadband device combined with a Wi-Fi broadband router. This device, available for purchase for as little as $300, is installed in the vehicle and once the user has obtained an annual subscription ($29 for 1 GB per month, $59 for 5 GB per month), the device can access the Internet through Autonet’s “uconnect Web” portal. The tables below approximate how much streaming (upper table) and/or content (lower table) can be obtained per month under the 1 GB and 5 GB options.
The first two automakers to make Autonet Mobile available as dealer-installed options were Chrysler (in August, 2008, in a variety of models) and Cadillac (in April, 2009, in the CTS). Last week, the Volkswagen Routan minivan was added to this list. Car dealers typically charge $499 for the Autonet Mobile device, however there are online vendors who sell it for less (a list of vendors is given on the Autonet Mobile Web site).
Autonet Mobile runs over “the largest nationwide 3G network” and is available all over the U.S. and parts of Canada. While no network carrier is mentioned on the Autonet Mobile Web site, when the “coverage map” link is selected, a Verizon Wireless coverage map appears.
According to the Autonet Mobile Web page, all Wi-Fi enabled devices will work with Autonet Mobile including Macintosh and Windows laptops, Playstation Portables (PSPs), Personal Digital Assistants (PDAs), and iPhones and the iPod Touch. The Autonet Mobile Wi-Fi connection is secured with WEP encryption, MAC address restriction or WAN port restriction, and supports VPN pass-through (WPA2 will be available in a few months). Over the 3G network, download speeds average from 400-800 kbps, and upload speeds range from 128-300 kbps. When not on 3G, the average download speed is 120-200 kbps and 50-100 kbps for upload. The range of the Autonet Mobile router is 100-150ft.



Il problema-radio assilla "Digital Britain"

Grande attesa per la pubblicazione in Gran Bretagna del white paper di Digital Britain. Tra venerdì e oggi sul Financial Times si parla molto del ruolo della BBC e della necessità di stornare parte dei fondi stanziati dall'ente pubblico britannico a favore di una maggiore collaborazione con il settore mediatico privato. Uno dei temi in discussione è lo sviluppo di nuovi poli pubblici.
Ma il punto di riferimento per la discussione tra il governo e la pubblica opinione è il portale Digital Britain, che offre la possibilità di dibattere sull'imminente white paper anche su Twitter (proprio come noi italiani abbiamo fatto con la legge Gasparri, no?).
Sarà un caso, ma il 4 giugno è apparso sul blog Digital Britain Forum questo post dedicato alla questione della radio digitale, dove ci si accorge finalmente che la vera partita si sta giocando su Internet, non su infrastrutture basate su standard vetusti, costosi e ampiamente snobbati proprio dal pubblico che sta pagando da anni di tasca propria per la loro realizzazione. Non dico naturalmente che Internet risolverebbe tutti i problemi e farebbe risparmiare al pubblico questi soldi. Il Financial Times dell'11, per esempio, rivela che British Telecom ha deciso di spingere perché content owners come BBC e Google/YouTube comincino a preoccuparsi dei costi di banda per il "delivery" dei loro contenuti multimediali. Come dicono gli americani, there's no free lunch, qualcuno per la nuova radio e la nuova televisione dovrà pagare comunque. L'importante, specie in momenti come questi, è che siano soldi spesi bene.

The problem with radio

One of the issues we’re likely to focus on in the Final Report is that of Digital Radio. In many ways, its the issue that joins together the infrastructure challenges we face as a nation with the content challenges.
In infrastructure, it’s a question of investment. DAB, a reasonably popular technology, is in a lot of people’s kitchens, but hasn’t become pervasive enough that analogue radio is starting to wither (not least because it is in every car). So we are running multiple networks and not investing enough as a nation to have a really robust digital platform.
In content, as usual the challenge is getting UK content that pays its way. As Richard Curtis’ last film (I haven’t seen it)reminded us, the problem with radio used to be that the BBC wasn’t very good at giving people what they wanted - so they turned to illegal, or at least grey market sources. Nowadays, the problem is that the BBC is so good at serving multiple audiences that the commercial sector finds it hard to compete.
Of course, out there on the web is the most amazing variety of music services, but also some fantastic speech content as well. Personally I would love to see every school pupil in the country subscribe to This American Life and Stuff You Should Know (neither of which are UK based of course, but they are great). And according to the folks at the Guardian when we visited them recently, they are providing more speech content than just about anyone outside Broadcasting House.
So is there a case for broadcast Digital Radio? That’s something we will have to face up to when the report is published.