31 maggio 2009

Ennesima microradio cinese con DSP

Sui cataloghi dei commercianti cinesi di eBay (lypn, anon-co e altri ancora) è apparso un altro piccolo ricevitore Tecsun, modello PL-300WT, basato su uno dei chip della famiglia di integrati Silicon Labs per la realizzazione di radio ad ampia copertura con demodulazione con tecniche digitali per modulazioni analogiche. In queste radioline la demodulazione e il filtraggio avviene in modalità interamente digitale, con buoni vantaggi soprattutto in termini di selettività. Alcuni rivenditori specificano che si tratta della versione Si4737. L'architettura è quella della famiglia 47xx, ma i data sheet Silicon dicono che questa versione integra nello stadio FM la demodulazione delle informazioni RDS anche se non si parla di questo nelle varie descrizioni. Tra gli appassionati americani di ricezione "ultraleggera" - una recente specializzazione dei DXer americani delle onde medie che si servono di queste radio tascabili in grado di rivaleggiare con ricevitori fissi ben più costosi - la nuova radiolina con DSP di Tecsun è stata giudicata particolarmente sensibile, in AM come in FM. La presenza dell'RDS sarebbe davvero interessante e si aggiungerebbe, in FM, alle ottime caratteristiche di sensibilità e selettività segnalate nelle recenzioni negli USA. Il costo su eBay è di 49.99 dollari, spedizione e tasse varie escluse.

Royalties, gli abbonati pagheranno al posto di Sirius XM

Nuovi guai in vista per l'operatore satellitare Siurius XM, che dopo il merger deve poter contare sui flussi di cassa generati dagli abbonamenti per risolvare la sua non facile situazione debitoria. Ma conservare la fedeltà degli abbonati rischia di diventare problematico perchè dopo gli aumenti delle tariffe entrati in vigore nei mesi scorsi ora l'operatore ha preso una decisione che non risulterà troppo popolare: a partire dal mese prossimo Sirius XM trasferirà agli ascoltatori la tassa di circa due dollari attualmente versata per coprire i costi dei diritti sui brani musicali trasmessi, diritti che vengono percipiti non dagli autori ma dagli interpreti dei brani e dalle loro case discografiche.
E' la stessa tassa che discografici e cantanti vogliono imporre alle stazioni radiofoniche terrestri (con un progetto di legge molto controverso) e che le stazioni radio via Web e gli operatori di radio digitale come Sirius XM versano da tempo, tra l'altro con aumenti anche cospicui. Fino a oggi Sirius si sobbarcava il balzello. In questi giorni, un memo interno fatto circolare su Internet (ecco per esempio il testo pubblicato da Satellite Guys, un forum di appassionati) ha rivelato l'intezione di riversarlo su chi si abbona.
Dopo aver salvato la sua azienda per il rotto della cuffia, con il prestito di un altro operatore satellitare, Liberty Media, per Mel Karmazin, audace e fortunato Ceo di Sirius XM, la fedeltà degli abbonati è una priorità assoluta. Quanta pressione potrà permettersi di esercitare su di loro? E se l'azienda dovesse fallire, chi trasmetterà i brani musicali le cui royalties vanno a rimpinguare solo le tasse dei discografici?

Apertura E sporadica in TV dal nord Europa





Qui a fianco, un programma della TV norvegese trasmesso dalla TV danese ricevuta via E sporadico in Liguria, alle 14.25 di oggi. Danmark Radio (logo in alto a sinistra) arrivava su canale E3 (e anche su E4) mentre NRK, qui in basso dalla norvegia, arrivava su E2 (lo stesso logo di NRK si intravvede in alto a destra).

29 maggio 2009

Ciclo solare 24, un massimo sotto quota 90

Nuove previsioni per sull'andamento del ciclo solare numero 24. Il picco dovrebbe arrivare nel 2013 e sarà molto basso (numero di macchie intorno al 90, poco sopra il 78 raggiunto nel massimo del 1928). Questo non deve far sembrare che il sole attuale non possa essere "pericoloso", perché eventi come tempeste solari, brillamenti, eiezioni e relative conseguenze geomagnetiche sono spesso non correlati all'intensità del ciclo. I danni che le infrastrutture elettriche e di telecomunicazioni subiscono in caso di perturbazioni geomagnetiche molto intense posso costare un sacco di soldi.

New Solar Cycle Prediction
05.29.2009


May 29, 2009: An international panel of experts led by NOAA and sponsored by NASA has released a new prediction for the next solar cycle. Solar Cycle 24 will peak, they say, in May 2013 with a below-average number of sunspots. "If our prediction is correct, Solar Cycle 24 will have a peak sunspot number of 90, the lowest of any cycle since 1928 when Solar Cycle 16 peaked at 78," says panel chairman Doug Biesecker of the NOAA Space Weather Prediction Center.
It is tempting to describe such a cycle as "weak" or "mild," but that could give the wrong impression.
"Even a below-average cycle is capable of producing severe space weather," points out Biesecker. "The great geomagnetic storm of 1859, for instance, occurred during a solar cycle of about the same size we’re predicting for 2013."
The 1859 storm--known as the "Carrington Event" after astronomer Richard Carrington who witnessed the instigating solar flare--electrified transmission cables, set fires in telegraph offices, and produced Northern Lights so bright that people could read newspapers by their red and green glow. A recent report by the National Academy of Sciences found that if a similar storm occurred today, it could cause $1 to 2 trillion in damages to society's high-tech infrastructure and require four to ten years for complete recovery. For comparison, Hurricane Katrina caused "only" $80 to 125 billion in damage.
The latest forecast revises an earlier prediction issued in 2007. At that time, a sharply divided panel believed solar minimum would come in March 2008 followed by either a strong solar maximum in 2011 or a weak solar maximum in 2012. Competing models gave different answers, and researchers were eager for the sun to reveal which was correct. "It turns out that none of our models were totally correct," says Dean Pesnell of the Goddard Space Flight Center, NASA's lead representative on the panel. "The sun is behaving in an unexpected and very interesting way."
Researchers have known about the solar cycle since the mid-1800s. Graphs of sunspot numbers resemble a roller coaster, going up and down with an approximately 11-year period. At first glance, it looks like a regular pattern, but predicting the peaks and valleys has proven troublesome. Cycles vary in length from about 9 to 14 years. Some peaks are high, others low. The valleys are usually brief, lasting only a couple of years, but sometimes they stretch out much longer. In the 17th century the sun plunged into a 70-year period of spotlessness known as the Maunder Minimum that still baffles scientists.
Right now, the solar cycle is in a valley--the deepest of the past century. In 2008 and 2009, the sun set Space Age records for low sunspot counts, weak solar wind, and low solar irradiance. The sun has gone more than two years without a significant solar flare. "In our professional careers, we've never seen anything quite like it," says Pesnell. "Solar minimum has lasted far beyond the date we predicted in 2007."
In recent months, however, the sun has begun to show timorous signs of life. Small sunspots and "proto-sunspots" are popping up with increasing frequency. Enormous currents of plasma on the sun’s surface ("zonal flows") are gaining strength and slowly drifting toward the sun’s equator. Radio astronomers have detected a tiny but significant uptick in solar radio emissions. All these things are precursors of an awakening Solar Cycle 24 and form the basis for the panel's new, almost unanimous forecast.
According to the forecast, the sun should remain generally calm for at least another year. From a research point of view, that's good news because solar minimum has proven to be more interesting than anyone imagined. Low solar activity has a profound effect on Earth’s atmosphere, allowing it to cool and contract. Space junk accumulates in Earth orbit because there is less aerodynamic drag. The becalmed solar wind whips up fewer magnetic storms around Earth's poles. Cosmic rays that are normally pushed back by solar wind instead intrude on the near-Earth environment. There are other side-effects, too, that can be studied only so long as the sun remains quiet.
Meanwhile, the sun pays little heed to human committees. There could be more surprises, panelists acknowledge, and more revisions to the forecast. "Go ahead and mark your calendar for May 2013," says Pesnell. "But use a pencil."

Snowtape, radioregistratore per Internet (e Mac)

Una interfaccia molto pulita ed elegante (ma per Mac OS/Aqua non è una novità) per un altro tool di registrazione di stream radiofonici su Internet segnalato da Applegeneration e intercettato da Francesco. Il programma si chiama Snowtape, viene dallo sviluppatore tedesco indipendente Vemedio (alias Martin Hering) ed è uscito in versione final letteralmente mentro stavo scrivendo questa recensione. In sostanza si tratta di una specie di estensione di iTunes capace di registrare le stazioni radio del suo catalogo di stream .mp3. E questo è un limite perché Snowtape parla solo questo tipo di codifica. In compenso si possono importare i flussi mp3 di altre emittenti radio su Internet non comprese nel catalogo di iTunes, salvandole in un proprio repository di stazioni. Oltre a registrare, un piccolo editor permette di ritagliare lo spezzone sonoro a piacimento. E a quanto leggo sul sito, Snowtape è già stato tradotto in italiano da un tempestivo volontario (non ho capito come attivare l'interfaccia). Altra pecca: per ora non mi sembra ci sia modo di programmare le registrazioni, come in RadioShift.
Il programma è anche integrato con l'iTunes Store e con RadioURL, altro servizio Vemedio che permette di creare URL accorciate dai lunghi indirizzi degli stream audio. L'integrazione con iTunes è interessante. Quando state registrando un brano da una stazione catalogata nella Directory, Snowtape salverà il file con il nome del brano trasmesso. Cliccando sull'icona corrispondente alla registrazione, verrete catapultati in iTunes Store nella pagina relativa al brano, che sarà così acquistabile online (nel caso la vostra registrazione fosse parziale o non vi convincesse come qualità).

Secret Power la storia di ECHELON in Nuova Zelanda

Nicky Hager, giornalista investigativo neozelandese, nel 1996 pubblicò un libro sulle attività del suo Paese nel piano di sorveglianza elettronica mondiale ECHELON. L'obiettivo della sua inchiesta era il della Nuova Zelanda (communications security per modo di dire considerando che si trattava di intercettare quelle altrui). Hager diventò famoso e fu invitato a parlare anche al parlamento europeo, dalla Government Communications Security Bureaucommissione di inchiesta su ECHELON.
Ora - come informa il blog di Diirk Rijmenants - il suo libro è disponibile integralmente sul blog di Nicky, in formato PDF. Personalmente nutro un certo scetticismo su questi approcci complottistici alla problematica dello spionaggio. Per un motivo molto semplice: raccogliere informazioni è possibile e le agenzie governative lo fanno più o meno apertamente. Raccogliere troppe informazioni è assolutamente inutile perché non disponiamo degli strumenti necessari per correlarle tutte. Detto questo, trovo anche molto pericoloso che le amministrazioni governative e militari godano di eccessivo spazio di manovra lontano dalle regole di democrazia e trasparenza. Secret Power è un lavoro molto interessante, che soprattutto ci insegna a salvaguardare e coltivare un giornalismo capace di andare alla radice dei tanti problemi che ci circondano.

Il parere di un lettore sul DAB. Invito al commento

Edoardo Martinelli, operatore nel settore del webcasting, mi ha inviato alcune sue osservazioni relative al Digital Audio Broadcasting e alla radio digitale. Ve le propongo volentieri invitandovi a postare i vostri commenti.
Sono un lettore del suo blog, un riferimento piacevole ed interessante per chiunque ami la radiofonia. Da direttore di una Web TV e persona che lavora nel webcasting da qualche anno, le vorrei porre un quesito che, se lo gradisce, si potrebbe discutere anche sul blog con gli altri lettori: il DAB serve davvero?
Leggo con interesse sia gli articoli che lei pubblica sul blog, sia la stampa internazionale sull’argomento e devo dire che non vedo troppo entusiasmo intorno al DAB, eppure nonostante questo tutti governi europei sembrano decisi ad andare avanti. Alcuni più in fretta, altri con lentezza, ma la strada imboccata sembra quella.
Forse peccherò di eccessiva dietrologia ma, a mio modesto parere, il DAB non è altro che il mantenimento dello stato delle cose attuali. Mi spiego meglio, scendendo in merito al caso italiano. Si dice che con il DAB ci sono sul mercato molte più emittenti. Certo è fuori di dubbio, ma è altrettanto vero che la gran parte delle emittenti appartengono agli stessi gruppi radiofonici che dominano la scena oggi in Italia, tanto nazionale che locale. Basta andare a leggere l’elenco delle emittenti ricevibili in DAB nelle città dove è possibile e lo si vede chiaramente.
In sostanza non cambia nulla. Indubbiamente siamo di fronte ad una nuova tecnologia, però il problema rimane sempre uno: aprire un’emittente radiofonica, sia essa in FM o DAB, è uno sforzo economico non indifferente. Proprio qui sta la differenza abissale con il Web. Io vedo nella rete uno strumento molto più democratico, dal punto di vista soprattutto della quantità. Cosa sono ad esempio trenta emittenti ricevibili in DAB quando con internet se ne possono ascoltare migliaia da tutto il mondo?
Altra questione, il satellite. Non riesco a capire perché in Europa non venga sfruttata e potenziata questa tecnologia, tanto per la TV, quanto per la radio. Negli Usa ha dato un riscontro molto positivo, non potrebbe essere lo stesso da noi? I sostanza il digitale satellitare già esiste, è il DVB-S, ed è tale tanto in trasmissione, quanto in ricezione. Domanda, perché non utilizzare questa tecnologia al posto del DAB/DVB-T? Sarebbe un modo per garantire una reale scelta alla gente (molte più TV e radio), ma anche occasione per smantellare una buona parte dei ripetitori sul territorio. Tra l’altro leggevo su una ricerca che solo il 28% delle famiglie italiane ha la possibilità di accedere alla TV satellitare (free e a pagamento). Questo dato è impressionante e desolante se paragonato a quello di altri paesi europei, o addirittura Est europei.
La portabilità delle connessioni internet e della tecnologia satellitare rendono già possibile uno sviluppo della radiofonia in modo simile a quello che fu l’FM con le radioline tascabili. Invece no, si punta sul DAB che da anni dovrebbe decollare e che invece è ancora in fase sperimentale.
Tutto questo mi riporta al pensiero espresso prima. Sulla volontà di diffondere il DAB a tutti i costi operano non solo ragioni economiche ma anche politiche. Si tratta di un modo, almeno in Italia, per svoltare tecnologia privilegiando lo status quo, senza una reale apertura al mercato. Cosa che, a mio parere, già avviene in parte sul satellite ed in modo sostanziale sul Web. Proprio per questo in Italia il satellite ed il Web sono di fatto ignorati, non tanto dalla gente, quanto dagli operatori del settore. Il fatto è che sul Web non si può barare, non ci sono frequenze da comprare a peso d’oro, si parte tutti dallo stesso punto ed è l’utente a scegliere. Il vero pluralismo si misura anche sulla quantità e non solo sulla qualità di ciò che viene offerto. Credo che il DAB non rappresenti una vera rivoluzione su questo versante.
(A margine di quanto scrive Edoardo, vorrei solo aggiungere che le tecnologie satellitari potrebbero essero meno dorate rispetto al loro apparente luccichìo. Negli Stati Uniti la radio digitale via satellite è una miscela di successo (in termini di gradimento da parte degli abbonati (e insuccesso: due operatori che si sono dovuti fondere, una situazione finanziaria a forte rischio). Inoltre l'illuminazione di territori complessi richiede il dispiegamento di reti terrestri di ripetitori gap filler.)

Povero mezzo

Questo articolo di Union of Catholic Asian News a proposito dei programmi di Radio Veritas Asia in lingua sino-tibetana "karen" (una consistente minoranza dell'oppressivo stato birmano, la quale da anni chiede l'autonomia), sottolinea giustamente che se i giovani di Hong Kong navigano su Internet e le famiglie indiane hanno la tv via cavo, nei villaggi etnici Kayin di Myanmar ci si deve arrangiare con radioline cinesi da dieci dollari sintonizzate sulle onde corte. A conti fatti le onde corte possono raggiungere, nelle varie aree critiche del mondo, diverse centinaia di milioni di persone. Forse gli abbonati alla larga banda sono già di più e fruttano più soldi agli operatori, soldi pagati di tasca propria e non dalla fiscalità e le donazioni che inevitabilmente sostengono broadcaster come la cattolica Radio Veritas (40 anni di attività quest'anno).
Però è un peccato che nella civiltà dell'abbondanza e dello spreco si debbano ancora fare questioni di bilancio per cercare di portare un po' di equilibrio in più tra chi è benestante e libero e chi, invece, è povero, sfruttato e non ha nessuna voce in capitolo. Nemmeno con la sua radiolina.

MYANMAR Radio boon to Kayin listeners
May 27, 2009

YANGON (UCAN) -- Hong Kong youths log onto the Internet, children in Tokyo use their mobile phones and many Delhi kids have scores of cable TV channels to entertain them.
But for the Kayin, or Karen, ethnic people in Myanmar, a cheap US$10 radio is their "hi-tech" link to communications and entertainment. Here you'll find many Kayin with "Made in China" radios tuned to Radio Veritas Asia's (RVA) Kayin service.
The RVA, based in Quezon City north of Manila and sponsored by the Federation of Asian Bishops' Conferences, has provided a Kayin-language service for over 25 years. Its Catholic programs have become a source of spiritual strength and information to thousands of Kayin Christians, most of whom are Protestant.
The programs include reflections on the Bible, meditations, family and youth issues, question and answer sessions on spirituality, sessions on the lives of the saints, local news and Kayin culture.
Anthony Htun Mya, 45, from Hkaungpu-Bawsi in Hpa-pun Township, Kayin State, who was on a visit to Yangon, is one such listener. He is a regular follower of Radio Veritas' shortwave early morning and evening services.
In his village, the programs are virtually the only window to the outside world, he said. There, all the Catholic and Baptist villagers regularly tune in to the service.
"Because of the lack of newspapers, magazines and novels, we have all come to understand the value of the service, especially since many Kayin don't understand the (main) Burmese language properly," he said. "It makes us especially happy to hear religious news broadcasts in the Kayin language."
Htun said he really enjoys listing to the Kayin songs which are relaxing and help him unwind after a tiring day at work. But homilies are his favorite.
Regular Kayin-language services are broadcast seven days a week from 6:30 a.m. to 7 a.m. and 6:30 p.m. to 7 p.m. Of the two Kayin languages, Pwo Kayin is broadcast only on Wednesdays and Saturdays, the rest are in Sagaw Kayin.
Mahn Paul, 50, from Myaungmya is a composer and in charge of recording at the Thoo-lay-phaw Kayin Studio at Sts. Peter and Paul Church in Yangon. He also contributes to programs. "I've been listening to the programs for 25 years," he said. "It's especially delightful to compose songs for the program and I will be trying my best to come up with more modern songs."
Such is the popularity of the service that loud speakers are placed at the Sts. Peter and Paul Bible School, so all those in the compound or in the vicinity can hear the broadcasts.
Plans are also afoot to provide a Kayin language support center at Sts. Peter and Paul Church where Kayin listeners can send requests and suggestions for the service. Internet and digital facilities will also be available when the center comes into operation.
Elizabeth Hla Hla Nwe 42, a listener from the village of Outsu, Twantay Township, said: "I have been listening to the RVA for more than 15 years and I love the programs on spirituality. Birthday song requests, homilies and the program on the lives of the saints are also my favorites."
However, the broadcasts serve other needs as well. She said she and fellow villagers also have also "learned more about other things such as health issues and the use of medicines, which is very important when you consider the scarcity of doctors and nurses in remote areas."
Retired Archbishop Gabriel Thohey Mahn Gaby, former archbishop of Yangon, established the Kayin radio service on April 1, 1982. At present, Bishop John Hsane Hgyi of Pathein and Bishop Raymond Saw Po Ray of Mawlamyine oversee the Kayin broadcasts.
RVA, which broadcasts in 15 languages across Asia, is the only continental Catholic shortwave station in the world. It celebrated 40 years of broadcasting in April.


28 maggio 2009

In Australia acceso il DAB+, ma nei negozi le radio...

Il 4 maggio a Perth l'Australia delle radio commerciali ha acceso i primi multiplex DAB+ della transizione alla radio digitale. Brisbane si è accodata il 25. Il 30 sarà la volta di Sydney. Il comunicato ufficiale di Commercial Radio Australia parla di momento storico, il tono è da sbarco sul pianeta marte. Il DAB+ non sostituisce (per ora) l'FM, ma ovviamente gli sguardi di tutti gli operatori del settore sono puntati sul pubblico australiano. La cosa che dovrebbe interessare di più a questi operatori è la disponibilità di ricevitori, e il loro prezzo. La testata australiana Smarthouse annuncia che solo Pure avrebbe lanciato 11 nuovi modelli DAB+. Ma la cronaca del giornalista del Brisbane Times che ha girato per negozi proprio a Perth, rivela un quadro un po' diverso, fatto di negozi periferici che non solo non hanno radio digitali in magazzino, ma che ancora non hanno avuto richieste da parte di potenziali acquirenti. Nelle zone centrali della città va un po' meglio, ma di radio digitali nei retrobottega ce ne sono pochine e le poche disponibili costano dieci volte più degli apparecchi analogici e soprattutto mancano le autoradio (certo non sarà un problema in una nazione angusta come l'Australia).

Waiting for a fine-tune

May 28, 2009 Would-be early adopter Rod Easdown goes shopping for a digital radio.


Way out west, history was made on May 4 when Perth became the first Australian city to crank up digital radio. Melbourne followed a week later, then Adelaide. Brisbane starts on May 25 and Sydney on May 30.
I was in Perth this week, so I cruised the electronics shops to see how enthusiastically Australia's most experienced digital radio audience was embracing what Commercial Radio Australia calls its "historic first".
I started at a suburban Tandy shop - where they had no stock. I asked if they'd had many inquiries. "You're it," I was told.
At a much larger Dick Smith shop they were full bottle on the subject and, yes, lots of people had been asking. The salesman gave me the best explanation of digital radio I've heard and was genuinely excited about it. But he had no stock either. "There are lots of generic brands around at the moment," he said darkly. "We're waiting for the market to sort itself."
Around the corner, the Good Guys had a single digital radio on display, a Revo at $249. The only problem was that it was next to a better-looking Sony AM/FM radio that was almost as big and cost $39.
This didn't faze the salesman. He launched into an explanation of digital radio and ran out of steam only when I asked why ABC stations weren't available yet. He assured me they'd have more stock by the time Radio National came on stream.
At Retravision there were two on display, a Pure at $249 and a Sangean at $599, but the salesman knew nothing much about them except that all the stations were listed on the screen and you just scrolled down to the one you wanted. I asked about the ABC and he immediately offered me a $100 discount.
At Harvey Norman they had six: three Roberts, two Pures and a Revo that, at $299, was $50 up on the same model at the Good Guys. I played with all of them, but only one seemed capable of receiving a signal, the others giving a "Station not available" message. Meanwhile, every member of the sales staff avoided me. I left.
Over at Rick Hart (Perth's equivalent of Clive Peeters), I came across a salesman talking to a customer about digital radios. Well, he was reading the features aloud from the back of the box, anyway. I asked why I should buy a digital rather than a conventional radio, and the customer answered all my questions; a look of contented mystery was on the face of the staffer.
The only thing he knew was that sound quality was better, so I asked to hear one. "Um," he said. "This is first time I've touched one." He poked and prodded for a couple of minutes until I could contain myself no longer, and tuned it for him. "It does sound pretty good, doesn't it?" he said, delighted.
The only thing they'd done right at Rick Hart was to separate the digital radios from the conventional radios so the breathtaking digital prices were a little less obvious. Maybe someone there knew a thing or two, but that person was nowhere in our vicinity.
To summarise, then. The best salesman of the lot had nothing to sell, the salespeople with the best stock charged too much and didn't want to sell it anyway, and the only customer I met knew so much more about the subject than the salesman that it all got kind of embarrassing.
It was reminiscent of the launch of digital television back in January 2001 when finding a salesperson who knew anything about digital set-top boxes was a feat exceeded only by finding one with stock to sell.
As the man at the Good Guys assured me: "Normal old analog radio is going to be around for a long, long time yet - don't worry about that."

Altoparlanti a Mosca

Non riesco a trovare conferme o link alla notizia, data stamane su Repubblica dal corrispondente Leonardo Coen, dell'intenzione da parte del sindaco moscovita Yuri Luzhkov di ripristinare la rete di altoparlanti che durante la guerra diffondeva per la capitale sovietica gli allarmi e i bollettini di guerra. Sembra che Luzhkov abbia stanziato quasi 1,8 miliardi di rubli per installare nuovi diffusori sonori in tutta la città, addirittura nelle singole case, da qui al 2014. Non si sa bene con quale scopo, propagandistico, ordine pubblico, sistema di allerta? Forse la cosa è collegata alla proposta di Luzhkov di costituire a Mosca un centro mondiale anti-terrorismo. Ho trovato solo una cronaca del New York Times del 2001, che parla della filodiffusione in Russia. Però è una bella storia. Viene citato anche Yuri Borisovich Levitan, storica voce radiofonica.

Il sindaco della capitale russa, Yuri Luzhkov, vuole potenziare la vecchia rete fonica dei tempi dell'Unione Sovietica

Mosca, altoparlanti in ogni casa per diffondere la voce del regime

dal nostro corrispondente LEONARDO COEN


Yuri Luzhkov
MOSCA - "Vnimanie, vnimanie! Govorit Moskva! Ot sovetskov informbjurò": erano gli anni della Grande Guerra Patriottica contro i nazisti, la voce stentorea di Yuri Borisovich Levitan scandiva con lentezza i bollettini dal fronte, i moscoviti, col fiato sospeso, l'ascoltavano dagli altoparlanti che il regime sovietico aveva sistemato ad ogni incrocio importante della capitale russa. Hitler voleva fucilare prima Stalin e poi subito Levitan, non solo perché l'annunciatore era ebreo ma soprattutto perché era diventato la voce della resistenza russa contro l'invasore. Fu Levitan a pronunciare il tragico ordine numero 227 del 28 luglio 1942, quando Stalin intimò alle truppe "neanche un passo indietro". Il dittatore minacciava la morte a chi seminava il panico e concludeva il suo messaggio con le parole "coraggio, la vittoria sarà nostra!".
Gli altoparlanti di Mosca rimasero al loro posto, ma ormai la loro funzione era stata travolta dal progresso: le radioline. E poi, ogni casa era collegata con la filodiffusione: la voce di Levitan scosse l'orgoglio sovietico il giorno che il primo satellite Sputnik girò attorno al pianeta, e soprattutto il 12 aprile del 1961, per confermare che l'Urss aveva lanciato nello spazio il primo cosmonauta, battendo gli Stati Uniti nella corsa alla conquista delle stelle. E tuttavia, molti moscoviti ebbero un riflesso condizionato, spalancarono le finestre di casa per ascoltare la voce dell'immarcescibile Levitan che si moltiplicava grazie alla diffusione dei vecchi altoparlanti, emblemi di un'epoca di angosce, paura e speranze.
Ebbene, qualche giorno fa il comune di Mosca ha deciso di ridare vita alla vecchia struttura delle rete fonica che durante la Guerra Fredda avrebbe dovuto giocare un ruolo essenziale per la mobilitazione della popolazione in caso di attacco nucleare: in fondo, erano sopravvissuti all'usura ancora 430 altoparlanti. Perché non riammodernarli e moltiplicarne il numero in modo da coprire interamente, o quasi, il territorio urbano? Il vulcanico sindaco 72enne Yuri Luzhkov, che ha vissuto gli anni di guerra, la denuncia dello stalinismo e la caduta dell'Urss, ha deciso di investire in questa impresa 1,76 miliardi di rubli spalmati sino al 2014 per dotare tutte le 4000 strade, piazze bulevar, prospekt della città, di modernissimi diffusori sonori. Anzi, il progetto è ancora più ambizioso: perché prevede una copertura capillare anche a livello di case. Un altoparlante per famiglia.
Paura di nuove guerre? Il documento non ne parla esplicitamente, anche se in questi giorni si sono evocati futurama bellici per la difesa dell'Artico e dei giacimenti di petrolio e gas siberiani. Però, è sottolineata la necessità di informare la cittadinanza nei casi di emergenza e solo una rete di altoparlanti come quella che coprirà Mosca entro il 2014 potrà garantirlo al 90% . Si comincerà con l'installazione in un solo distretto, poi nei siti a rischio dopodiché si passerà ai luoghi "socialmente significativi", infine negli appartamenti privati e negli androni dei caseggiati: "Vnimanie, vnimanie!", risuonerà di nuovo. Ma non con la voce del mitico Levitan, scomparso nel 1983.

27 maggio 2009

Radiofari con microcontroller "in a box"

Nutro molto fascino nei confronti della sperimentazione dei radiofari radioamatoriali a bassissima potenza utilizzati negli studi propagativi e non voglio perdere l'occasione per segnalarvi, di tanto in tanto, i progetti autocostruttivi più interessanti. Il fascino di questi trasmettitori sta nella possibilità di fare arrivare i segnali a migliaia di chilometri di distanza con emissioni di pochi milliwatt, magari grazie all'uso di modulazioni particolari gestite via software. L'obiettivo è implementare il software non su un ingombrante personal computer, ma con un singolo chip di un microcontrollore, realizzando così sistemi molto compatti. Questa volta i link sono stati presi dalla lista di discussione della telegrafia lentissima, QRSS, che recentemente ha trattato l'argomento dei sistemi per la trasmissione autonoma, "senza computer", del sistema WSPR (il software per la trasmissioni a bassa potenza sviluppato da un radioamatore premio Nobel, Joe Taylor). Le pagine qui citate si riferiscono a circuiti basati su microcontrollori programmabili.
Due i progetti più interessanti, uno dei quali molto articolato è stato sviluppato da Stu Phillips "intense Brit" che abita a Menlo Park, alla periferia sud di San Francisco. Trovate tutti i dettagli del suo progetto WSPR QRPP (la sigla per micro-potenza) sul suo blog EtherGeist. In parte italiano in parte svedese, è il circuito (vedere illustrazione) disegnato da Paolo Saia e Johan Bodin. Riferimenti sul sito di Paolo IZ1KXQ e Johan SM6LKM (vedere il progetto designato MJB002).
Tutte queste informazioni si riferiscono a circuiti in grado di funzionare con una semplice alimentazione, senza essere collegati a computer capaci di generare la sequenza dati. I radiofari possono essere dunque sistemati in qualsiasi posizione, magari con alimentazione solare, o del tutto remotizzati. Ricordate che per operare sulle frequenze QRSS bisogna essere radioamatori con licenza.

Microsoft Zune, doppia scommessa con HD Radio


Microsoft, si sa, può permettersi di aspettare che certe sue idee si trasformino da flop a grande successo. Uno dei migliori esempi recenti di questa propensione alle strategie di lungo termine è il lettore multimediale Zune, la cui prima versione non era francamente troppo brutta per potersi davvero presentare come l'anti-iPod in cui Redmond confidava. Non sono andate meglio le cose con la versione successiva, di gran lunga più elegante.
La terza iterazione di Zune (grazie a Francesco per il link da Podcastingnews) si chamerà Zune HD ed è stata annunciata ieri con un comunicato stampa ufficiale e qui devo dire che Microsoft, normalmente prudente, sorprende per il suo coraggio nell'abbinare non uno ma due linee di prodotto in cerca di affermazione. Zune HD si chiama così perché integra il ricevitore per la radio digitale HD Radio (e presumo per l'FM analogica). Potrebbe davvero essere una decisione o la va o la spacca, anche se è Microsoft che avrebbe più da perdere in caso di ulteriore insuccesso. Se invece Zune, che oltretutto punta a una maggiore integrazione con la console Xbox per la distribuzione di contenuti video e incorpora anche un browser per Internet, dovesse convincere il pubblico giovanile che normalmente acquista questi dispositivi, l'impatto sulla radio digitale secondo Ibiquity potrebbe essere notevole. Se i giovani riscoprissero la radio attraverso il sistema HD, sarebbe davvero un bel risultato. Ma a questo punto molto dipenderà dal tipo di offerta che le emittenti sapranno costruire sfruttando il multicasting digitale per diffondere stream musicali appetibili per un pubblico così esigente. Per Microsoft la scommessa si fa ancora più complicata ma tanto di cappello: era l'unico modo per rilanciare. Peccato, che il matrimonio con HD Radio connoti definitivamente il nuovo Zune come prodotto "all American boys". A meno che Microsoft non stia pensando a una versione DAB...

Zune HD is the next iteration of the Zune device family and brings a new level of listening and viewing experiences to the portable media player category.
• Zune HD comes with a built-in HD Radio receiver so users can listen to higher-quality sound than traditional radio on the go. Users also will have access to the additional song and artist data broadcast by HD Radio stations as well as additional channels from their favorite stations multicasting in HD. If you don’t like the song playing on your station’s HD channel, switch to its HD2 or HD3 channels for additional programming.
• The bright OLED touch screen interface allows users to flip through music, movies and other content with ease, and the 16:9 widescreen format display (480x272 resolution) offers a premium viewing experience on the go.
• The HD-compatible output lets Zune HD customers playback supported HD video files from the device through a premium high-definition multimedia interface (HDMI) audiovisual docking station (sold separately) direct to an HD TV in 720p.
• Zune HD will include a full-screen Internet browser optimized for multitouch functionality.
• Zune HD is Wi-Fi enabled, allowing for instant streaming to the device from the more than 5 million-track Zune music store.

26 maggio 2009

Radio Vaticana, nuntio vobis spot magnum...

Prima Comunicazione ha appena comunicato i dati relativi alla raccolta pubblicitaria radiofonica in Italia e i dati non sono ottimi, con una contrazione del 17% in aprile rispetto allo stesso mese del 2008, anche se i trend segnalano uno stop all'emorragia. «L’andamento progressivo del periodo gennaio-aprile 2009 rispetto all’uguale periodo del 2008 ha segnato un calo del -19%, con un volume totale di Euro 108.485.000,» scrive Prima. «Il singolo mese di aprile 2009 confrontato con aprile 2008, ha registrato una diminuzione di fatturato del -17%. I valori di fatturato suddetti sono nettissimi (al netto anche dello sconto d’agenzia). Per Alessandro Buda Presidente di FCP-Assoradio, il valore di aprile deve essere unito a quello di marzo, valutando l’andamento bimestrale (la settimana pasquale è stata in marzo nel 2008 e in aprile nel 2009), il secondo bimestre riduce il trend negativo del primo, confermando il miglioramento degli investimenti sul mezzo radio.»
Intanto però dal Vaticano arriva il clamoroso annuncio dell'apertura di Radio Vaticana - un po' in crisi di ossigeno evidentemente - alle inserzioni pubblicitarie. Il canale One-O-Five Live, che è presente anche su Internet oltre che in FM e DAB, comincerà a trasmettere gli spot in cinque lingue di Enel. La concessionaria dell'emittente è la società Mab.q. Ecco la notizia apparsa oggi su Repubblica.

Radio Vaticana in rosso
La Santa Sede apre agli spot

Le réclame saranno trasmesse in cinque lingue diverse. Per il direttore della radio il cambiamento in linea con la trasformazione del network.
Dopo il sito novità in arrivo anche per la radio della Santa Sede.

CITTA' DEL VATICANO - E adesso consigli per gli acquisti. Questo gli ascoltatori di Radio Vaticana non lo avevano ancora sentito, almeno fino ad ora. Già perché a causa dei conti in rosso, l'emittente radiofonica della Santa Sede ha preso una decisione storica: aprire agli inserzionisti pubblicitari. Ad annunciarlo è stato il suo direttore, padre Federico Lombardi, nel corso di una conferenza stampa.
"Il primo cambiamento piuttosto evidente - ha detto Padre Lombardi - è il fatto che su Roma in Fm, sull'Italia in Dab e per tutto il mondo via Internet, vi è adesso un canale di trasmissione della Radio Vaticana: One-o-five-live, un canale radio che trasmette 24 ore su 24. Questa programmazione, con un pubblico anche sempre più stabile, è naturalmente un ambiente in cui la pubblicità si inserisce con più pertinenza, con più logica - ha concluso.
Il primo cliente sarà l'Enel, che trasmetterà il primo spot in cinque lingue dall'8 luglio fino a fine settembre. "Siamo orgogliosi di essere stati scelti come primo inserzionista per una radio che è fra le più diffuse al mondo - ha detto il presidente dell'Enel Piero Gnudi. "Questo ci consente di trasmettere, comunicare, far conoscere i nostri progetti in tutto il mondo".
Alla Mabq di Egidio Maggioni spetta invece il compito di occuparsi della raccolta pubblicitaria. "Il nostro lavoro - ha detto Maggioni - sarà quello di cercare inserzionisti offrendo uno strumento particolare che non è mai esistito sinora sul mercato pubblicitario, con tutti i 'paletti' del caso. E' evidente che non tutte le aziende possono avere la caratteristica, anche merceologica, di comparire con degli spot sulla Radio Vaticana. Faremo dunque un lavoro di preselezione e poi di proposta alla Radio di eventuali clienti - ha concluso il presidente della Mabq.

iRiver B30 T-DMB con dubbi sulla presenza del DAB


Sui siti Web specializzati in gadget dell'elettronica di consumo fioccano in questi giorni le prime fotografie di iRiver B30, portable media player in grado di riprodurre audio e video di diversi formati digitali e di sintonizzarsi sulla TV mobile T-DMB (che in Corea non è andata benissimo, commercialmente). Il B30 include anche il ricevitore FM ed essendo il successore del B20, uno dei primi a sintonizzare anche il DAB e il DAB+ in teoria dovrebbe confermare questa compatibilità. Ma c'è un ma. Su Internet circolano fotografie diverse. In una versione si vede il pannello frontare del B30 con un tag DMB. In un'altra si vede lo stesso tag contrassegnato DMB/DAB. E' sicuramente possibile che iRiver metterà in circolazione diverse release del prodotto in funzione dei vari mercati. Sul sito coreano del produttore compaiono specifiche che parlano solo di DMB. Staremo a vedere (e staremo anche a vedere se il B20 scenderà di prezzo e quale sarà la sua disponibilità). Grazie a Francesco per la puntuale segnalazione da Endgadget.

25 maggio 2009

Nuova gestione per le costiere spagnole. Tra polemiche


Discutevo questa mattina con C., redattore aggiunto di RP nell'ufficio di corrispondenza di Aosta dietro il paravento di un incarico di addetto stampa per la pubblica amministrazione locale (a differenza dei grandi quotidiani, che questi uffici li falcidiano senza pietà, io posso permettermi di allargare il mio desk quanto mi garba, e con le penne migliori), a proposito delle notizie che arrivano dalla Spagna, dove il servizio di Socorro Marittimo, ossia tutte le comunicazioni radio tra stazioni costiere e navi civili, è passato di mano lo scorso anno. Le notizie sono state diffuse da UDXF, gruppo Internet specializzato nel monitoraggio delle trasmissioni civili e militari sulle onde corte e non solo. Il primo agosto del 2008, il gruppo di telecomunicazioni Abertis si è infatti aggiudicato l'asta per l'erogazione dei servizi di radiocomunicazione marittima finora assicurati da Telefonica, l'operatore ex monopolista, per una durata di quattro anni prorogabili per altri quattro. Valore della commessa: 42,5 milioni di euro, 11 milioni meno di quelli offerti dal precedente gestore. Tra i fornitori per gli apparati GMDSS - acronimo corrispondente al Global Maritime Distress System . sistema ampiamente automatizzato, c'è la società austriaca Frequentis (vi sareste immaginati una nazione senza un centimetro di coste non fluviali, così all'avanguardia nell'elettronica per radiocomunicazioni marittime? Eppure...).
In ottemperanza al nuovo contratto, le stazioni costiere che operavano in MF e VHF sotto il controllo di Telefonica, hanno spento a metà marzo e Abertis/Retevision è subentrata questa settimana. Non mancano le polemiche tra gli utenti del mare, perché - come rivela Antón Luaces negli articoli riportati dal sito della Confraría de Pescadores de Cedeira, e nel commento sul quotidiano La Opinion Coruña - le stazioni MF di Telefonica, che ascoltavamo anche qui con grande divertimento (in Galizia esistevano, ricorda Luaces, quelle di Coruña e Finsterra), vale a dire 33 stazioni in VHF e 15 in MF più il centro di Radio Madrid, che controllava le antenne trasmissive di Pozuelo del Rey, verranno tutte sostituite da sei centri Abertis a Bilbao, A Coruña, Tenerife, Las Palmas, Málaga e Valencia, oltre a un centro in onde corte per una maggiore copertura (le MF coprono fino a 35 miglia). La chiusura delle vecchie costiere è iniziata il 15 marzo ma non tutti i nuovi centri risultano operativi a oggi, periodo di entrata in vigore del famoso accordo. I pescatori e gli altri naviganti temono di subire un serio disservizio e si chiedono che cosa Abertis offrirà veramente, sul piano dei servizi di trasmissione di bollettini meteo e avvisi, o di collegamenti radiotelefonici in voce e dati tra navi in navigazione e terra (i satelliti non sono un'opzione economica per tutti e la telefonia cellulare funziona per i mosconi e gli yacht in rada in Costa Smeralda, non nelle acque internazionali dei pescatori in Atlantico).
Le stazioni chiuse sono rimaste in solo ascolto fino a oggi, 26 maggio. E ora che succede? Sul sito MadridRadio (presumibilmente non ufficiale) si trovano diverse notizie storiche sui trent'anni di operatività delle stazioni costiere gestite da Telefonica, ma non ci sono dettagli sulle nuove frequenze e sui servizi erogati, mentre il sito di Abertis è alquanto laconico al proposito (Telefonica almeno pubblicava una simpatica guida in PDF, che avevo segnalato anche qui). Sul sito della Marina mercantile ci sono ancora i dettagli relativi alla gestione Telefonica. Insomma, non si capisce più niente e c'è solo da augurarsi che chi naviga per davvero sia stato informato meglio. Ma perché è successo tutto questo? Perché nella gara per l'aggiudicamento del contratto Abertis, controllato dall'impresa di costruzioni ACS e dalla banca La Caixa, che ha rilevato la rete di Retevision (in pratica una ex RaiWay spagnola), ha consentito alle casse pubbliche di realizzare il formidabile risparmio di 11 milioni.
Evaluación de riesgos

ANTÓN LUACES A la vista de la que se viene encima, uno se pregunta hasta qué punto el director general de la Marina Mercante, Felipe Martínez, ha evaluado el riesgo al que se va a ver sometido el mundo de las radiocomunicaciones marítimas cuando, a partir de abril, Abertis-Telecom (Retevisión) se haga cargo del servicio de socorro que, desde el ya lejano año 1971, vienen prestando las estaciones costeras de Telefónica. Sólo desde la existencia de unos intereses superiores -que a uno se le escapan- puede entenderse que Marina Mercante haga el Tancredo ante la embestida que va a suponer un cambio que, en primer lugar, significa la pérdida de la correspondencia pública (el 16 de marzo Telefónica abandona este servicio importante para los profesionales de la mar y Abertis-Telecom no se hace cargo del mismo), seguida de la Red Mercurio (a través de la cual se facilita información para servicios indispensables, entre estos los de Salvamento Marítimo), el Navtex y hasta, presumiblemente, el Sistema de Identificación Automática de buques (AIS). Además, Abertis prescinde de 6 de los 61 oficiales radio que conforman la actual plantilla de Preservi (servicio creado por Telefónica en el seno del Servicio Radiomarítimo) porque, al parecer, "no encajan con el estilo de trabajo de Abertis". Otro paso más de Abertis: recurre a la contratación externa (15 personas) y pone el ojo en los capitanes y pilotos de la Marina Mercante, dos de los cuales ya tienen destino: Valencia y Bilbao. Son éstos oficiales de puente femeninos que, al decir de los que actualmente desempeñan la función radio en las comunicaciones, no tienen experiencia en estas, como tampoco la tienen otros titulados por la Escuela de Cádiz que, asimismo, disponen ya de un precontrato. Pero, además, los radios de las costeras de Telefónica, de ser contratados por Abertis deberán superar un periodo de prueba que, en el peor de los casos, puede servir a la compañía para ponerlos en la calle sin ningún tipo de compensación económica al cabo de tres meses. Oficialmente, se les contratará a unos en calidad de fijos (los más antiguos) y, a otros, (los más recientes) por obra y servicio. Abertis no especifica el número.
Las estaciones costeras (en Galicia existen las de A Coruña-Fisterra, A Guarda, Vigo y Ortegal en VHF, y Coruña Radio y Fisterra Radio en AM) se irán cerrando paulatinamente y serán sustituidas por centros de Abertis en Bilbao, A Coruña, Tenerife, Las Palmas, Málaga y Valencia, con 12 personas en cada centro. Las previsiones apuntan a que los centros de Bilbao y A Coruña (este situado en un antiguo almacén de Retevisión, en A Grela) comenzarán a emitir el 30 de marzo con personal de Preservi. El día 23 de febrero, Abertis abre sus emisiones (sólo recepción) en prueba en el centro de Valencia, con 7 trabajadores que han realizado ya un curso de tres días para saber "cómo tratar a los clientes", es decir, a gente de mar que sabe perfectamente qué servicio se les presta.
Si Marina Mercante quiere corregir esta situación -cosa que dudo- tiene en su mano el poder hacerlo: una cláusula del pliego de concurso estipula que, antes del 26 de abril, el adjudicatario (Abertis) debe tener en funcionamiento pleno el sistema de radiocomunicación marítima, con su canal de socorro al 100%. De no ser así, la Dirección General de la Marina Mercante puede rescatar el servicio. Hasta entonces, el operativo actual de Telefónica se mantiene en paralelo con el de Abertis. Si no funciona éste, a ver cómo Marina Mercante "tapa" un problema que conoce suficientemente bien y que no beneficia, en absoluto, a la gente de mar, que retrocede 15 años en la prestación de este servicio indispensable. Porque Marina Mercante sabía que no resultaría fácil, ni mucho menos, montar en seis meses un servicio radiomarítimo partiendo de cero. La sociedad Isdefe que asesoró a la mesa de contratación y, al parecer, asesora actualmente a Abertis tendría que aclarar, junto con Marina Mercante y su jefe de área de Radiocomunicaciones, qué ventajas ofreció Abertis sobre una red ya instalada, en funcionamiento desde 1971, y que invirtió más de 100 millones de euros en actualizar sistemas (10 millones en instalar el GMDSS que ya no le servirá para nada).
Realmente no se evaluaron los riesgos. Salvo que existan beneficios ¿para la mar y su gente? que uno desconoce. El tiempo lo va a decir.

***

Abertis-Telecom, corrige

En defensa de su puesto de trabajo y, posiblemente, consciente de la importancia que el mismo tiene -al menos para él- el director de Marketing de Abertis-Telecom en una carta al director de LA OPINIÓN manifestaba su disconformidad con cuanto se había publicado en este diario, en relación con su empresa, (nunca contra sus empleados), y la adjudicación del contrato que vincula por cuatro años a Abertis-Telecom (Retevisión) con el socorro marítimo, entre otros servicios que vienen prestando las todavía estaciones costeras de Telefónica

ANTÓN LUACES

El contrato significa para Retevisión la percepción de 42,5 millones de euros, 11 millones de euros menos que lo ofertado por Telefónica para renovar la concesión que mantenía desde 1971.
Telefónica, por cierto, ha realizado importantes inversiones en la digitalización de los sistemas de comunicación hoy en día exigidos por la tecnología de los propios buques.
Como es conocido, a partir del 27 de abril próximo, la seguridad de la vida humana en la mar estará, en buena medida, en manos de los técnicos -55 de ellos, al parecer, de los que actualmente prestan servicio en las costeras a través de la empresa Preservi- que, se supone, habrá contratado ya la concesionaria. El contrato adjudicado a Abertis-Telecom (Retevisión) obliga a esta a hacerse cargo de los servicios de comunicación radiomarítima -para lo cual ya realizan pruebas que, según fuentes consultadas, han significado serios problemas por invasión con interferencias y bloqueos de los canales de socorro- en VHF, AM y Onda Corta, con sus correspondientes servicios Navtex, red mercurio, correspondencia comercial, etc.
Nadie duda de la capacidad tecnológica de Abertis-Telecom, pero sí de la experiencia de la compañía en el campo al que ahora accede por una diferencia de 26 puntos sobre la oferta de Telefónica, abierta, al igual que la de Abertis-Telecom, en presencia de la sociedad calificadora Isdefe que, en contra de lo que expone en su carta el director de Marketing de Retevisión, sí asesoró y continuará asesorando a la nueva concesionaria. Los criterios objetivos de adjudicación han generado muchas dudas entre los profesionales del sector, que temen que se esté a punto de "tirar por la borda el trabajo de casi 40 años".
Actualmente existen 33 estaciones costeras de cobertura VHF, 15 en MF y, en Madrid, un centro de comunicación, Diana Radio, de vital importancia para las radiocomunicaciones de los barcos españoles que operan en aguas lejanas, muchos de ellos pesqueros.
En el Congreso de los Diputados están registradas varias iniciativas en las que se pregunta al Gobierno si garantiza este servicio en unas condiciones óptimas cuando se produzca el cambio de operador, si la nueva concesionaria posee experiencia en el campo de las comunicaciones marítimas, si los oficiales radioelectrónicos van a ser suplantados por titulados náuticos con el certificado de operador del sistema mundial de socorro, o si el Ministerio de Fomento puede encomendar la operación de las estaciones costeras a empresas que carecen de la necesaria solvencia patrimonial.
Son iniciativas firmadas por diputados de distintas formaciones políticas, que pretendían evitar una hecatombe en un sector que, con la propia Telefónica, ha vivido ya suficientes sobresaltos en los últimos años y de los que, en cualquier caso, tiene constancia fehaciente el actual Director General de la Marina Mercante.
La crítica -de eso se trata- del director de Marketing de Retevisión no es sino el conocido "disparar al mensajero". Sólo la puesta en marcha del servicio -que uno, particularmente, desea se lleve a cabo felizmente por el bien de la gente de mar- podrá indicar hasta qué punto la concesión y la responsabilidad de Marina Mercante se han conjuntado debidamente para dar cobertura a quien la necesita en la mar y no a quien juega y vela por sus intereses personales y/o profesionales.


24 maggio 2009

La crisi delle HF non rallenta la produzione di ricevitori

In queste settimane ho qualche difficoltà nel tenermi aggiornato quanto vorrei. Ma non volevo lasciarmi sfuggire l'opportunità di iscrivere nel registro di RP la segnalazione di due nuovi ricevitori commerciali a tecnologia SDR o DSP, entrambi messi recentemente in evidenza da Andrea Borgnino.
Parliamo del modello RDR54 della ditta tedesca Reuter-Elektronik, interessante perché completamente integrato nella parte di downconversion e demodulazione software, quindi del tutto indipendente da personal computer e software esterni. In mancanza di documentazione inglese, c'è la recensione in tedesco di Nils Schiffauer, DK8OK. E qui invece trovate documentazione e descrizione dal sito Reuter.
L'RDR54 è un apparato modulare piuttosto complesso, a leggere la sua descrizione. Per essere un ricevitore software defined ha anche parecchie limitazioni, come la finestra di esplorazione delle frequenze larga appena 163 kHz (la copertura è 1 -30.000 kHz più 4 MHz tra 50 e 54. Un limite che evidenzia la destinazione tipicamente radioamatoriale di questa radio.
L'altro ricevitore è forse più interessante per gli appassionati di radioascolto evoluto perché rappresenta l'evoluzione di un apparecchio analogico, l'AOR 7030, che ha avuto in questi anni un grande successo. Il designer del 7030, John Thorpe, sta lavorando sul successore 7070, che avrà la media frequenza digitale e secondo il sito inglese del produttore giapponese sarà disponibile in autunno. Lo schizzo qui pubblicato viene da un blog giapponese e mostra in modo approssimativo il pannello frontale del futuro 7070.

Il drive-in situazionista annunciato da "Radio MacGuffin"

BoingBoing è una sorta di organo ufficiale del "geekdom", un fanzine online radicato nella cultura degli hacker del computer. Così, non poteva non incuriosire la storia raccontata qualche giorno fa in questo post firmato John Young, subito ripresa dai gruppi di discussione dei DXer americani delle onde medie:

Back in 2007, you posted a link to the West Chester Guerilla Drive-In, where we project 16MM movies at secret locations from the sidecar of my 1977 BMW motorcycle:
The kit-built AM transmitter in the photo you posted is the MacGuffin, a secret AM transmitter in a waterproof case hidden somewhere in the area, and broadcasting around the clock. In order to find out where movies are going to be shown, you have to find the broadcast, tune in, and discover the secret access code.
This year, the audio for the AM broadcast includes a freshly-recorded cover of "Brazil", which you will probably remember as the soundtrack for the Ministry of Information in Terry Gilliam's awesome 1985 movie.
You can see the MacGuffin and hear the first bit of the secret message on the Guerilla Drive-In website.

In questa buffa provocazione abbiamo un signore che parte in sella al suo sidecar, un BMW del 1977, arriva in qualche punto segreto nei dintorni di West Chester e si serve di questa inedita camera di proiezione per mostrare al pubblico le versioni a 16 millimetri di film famosi. Un drive-in amatoriale motorizzato che gioca a nascondino. Infatti Guerilla Drive-In sceglie per le sue proiezioni località misteriose che vengono annunciate, via radio, da un microtrasmettitore in onde medie nascosto in un punto altrettanto segreto della città della Pennsylvania. Il trasmettitore è stato battezzato MacGuffin, termine che noi italiani potremmo tradurre con "Sarchiapone" coniato da Alfred Hitchcock in persona per definire qualche cosa che non esiste ma che ha una valenza precisa in un plot cinematografico. Il MacGuffin è alloggiato in una di quelle valigette di plastica per attrezzi e trasmette con pochi milliwatt su 1700 kHz.
Attraverso il sito Web di Guerrilla Drive-In i futuri spettatori sono invitati a partecipare a una caccia al tesoro: mettersi alla guida, smanettare con l'autoradio sulle medie e girare per la città alla ricerca del segnale del MacGuffin. L'ultima volta, a gennaio 2009, in occasione della proiezione di Brasil, di Terry Gilliam, il MacGuffin si trovava su una mensola in un noto ristorante di hamburgher. Solo sintonizzandosi sul segnale si può ascoltare l'annuncio registrato della location scelta come sede del prossimo drive-in. In palio ci sono adesivi, t-shirt e naturalmente lo spettacolo di questo pazzo gioco situazionista. Il prossimo film è previsto il 29 maggio ma ancora non si sa il titolo. Non resta che ascoltare Radio MacGuffin.

Pubblicità online, i rischi del behavioural targeting

Behavioural targeting, indirizzamento comportamentale. Si chiama così il marketing su Internet che riesce a indirizzare la comunicazione pubblicitaria in modo molto preciso analizzando il comportamento online del navigatore. Una tecnica di analisi si basa sulle tracce che i siti Web lasciano sui nostri browser, ma ci sono tecnologie ancora più sottili che comportano uno studio approfondito dei pacchetti che transitano per i server degli internet Service Provider: la "deep packet inspection". Più a fondo si va con l'indirizzamento comportamentale e più questioni si sollevano in relazione alla nostra privacy, al diritto che ciascuno ha di essere lasciato in pace dalla pubblicità e di non dover diffondere informazioni troppo sensibili.
E' molto bello il contributo che Seetha Kumar ha pubblicato sul BBC Internet blog proprio a proposito di behavioural targeting. La Kumar cita un servizio di deep packet inspection molto controverso in Europa, Phorm, che potrebbe essere sperimentato in Gran Bretagna. La BBC come broadcaster non può utilizzare queste tecniche perché sui suoi siti non vengono pubblicati banner, ma il suo braccio commerciale internazionale BBC Worldwide, che commercializza all'estero i prodotti televisivi della Beeb e gestisce alcuni siti Web tematici, come TopGear,(dedicato al mondo dei motori), si serve delle soluzioni di marketing online di una azienda chiamata Audience Science. Il testo della Kumar è molto esauriente ma sul suo post originale trovate anche tutti i suoi link.
BBC Online and behavioural targeting

Seetha Kumar
Friday, 15 May 2009

I am fortunate in being surrounded by people for whom creative technology is intuitive, exhilarating and extraordinarily vivid. A connected world is the world we help shape.
However for those for whom the internet feels like alien territory, anxieties around issues such as safety, security and privacy can stand in the way of making the most of what the web has to offer.
These concerns are real. Our public service ethos acts as a powerful motivator: we want to provide a safe environment within which people can enjoy our offer.
Recently, there have been a lot of column inches on the use of so-called 'behavioural targeting' - the delivery of adverts to audiences based on their internet activity. Phorm's behavioural targeting service, for instance, has received particularly widespread coverage.
I thought it worth sharing my thoughts. First, a recap on the main ways in which behavioural targeting works.
First-party targeting is where user behaviour is tracked by means of a cookie on a specific website. The data is kept by the website owner (or its contracted company), and targeted ads are served up whilst you're using the site. In a "network" advertising model a number of sites contract with each other to share the data about user journeys across a specified network of sites. The website's privacy policy should tell you how to opt out if you do not want your user journey site used in this way.
Of course, UK users are not served up ads on bbc.co.uk. We are a public service offering - funded by the licence fee. However, we do use cookies in order to provide users with a more customised service. But, you as the user are in control - you have the option of setting your device to accept all cookies, to alert you when a cookie is issued or to opt out - i.e. not to receive cookies at any time. If you want to know more, check Section 13 of our Privacy Policy for more information on our use of cookies.
A commercial company cannot provide good free content on the web without relying on advertising revenues. In which case, the better targeted the marketing - the more sales that are generated. I believe bbc.co.uk thrives by being part of a bigger competitive landscape of amazing content providers - mostly funded by advertising.
Our commercial arm, BBC Worldwide, uses first-party targeting technology on its UK sites - such as topgear.com - and the international facing, advertising funded website at bbc.com, through a company called Audience Science. On our Privacy Policy we include a link for international users explaining more about the technology used and how to opt out of it. (You will find it at the top right hand corner of the privacy page). In a nutshell, Audience Science places a cookie that tracks the pages visited by international users of bbc.com, forms a profile based on that activity, and serves up adverts based on that profile.
Ads can be specifically targeted to users falling within specific "segments" - and there is a user benefit in that. It can also generate revenues that can be reinvested into supporting our public service remit of creating useful propositions for our audiences, as well as new ways of delivering them. Naturally, as a user, you have the choice to opt out.
Then, there is a further type of targeted marketing - ISP based behavioural targeted advertising (such as Phorm) - which is different. Targeted marketing here works by putting their technology into the ISPs networks. They intercept all users' browsing activity using 'deep-packet inspection', putting each user into a 'bucket' that broadly and anonymously categorises them, and serves them ads based on which "bucket" they are in. Whilst this enhances the quality of the targeting (as it covers a broader range of sites) it is also more invasive than first-person or network targeting as it collects the user's entire web activity.
My understanding is that Phorm is not currently deployed on a UK ISP, though it has been trialled. So the jury is still out.
Some principles remain true. They are quite simple - the privacy of our user and the code we follow as a public service broadcaster. This means it is not appropriate for third parties to use the data profiles of the users of BBC services for commercial gain.
Your ISP should always give you the choice of opting into their use of this type of behavioural targeted advertising. This has been laid down by the Information Commissioner's Office (ICO) last year. As it's your ISP who decides whether or not to use this type of technology, it is worth knowing that there are steps you can take. In the case of Phorm, in particular, you can also opt out via their website.
Deep packet inspection is a big issue in Europe. So is the allied topic of users being in the driving seat and being able to give informed consent. The European Commission issued an action about a month ago against the UK Government querying whether the law here goes far enough to protect users.
We are watching this space closely and waiting for details of the Government's response, which is due around mid June.
I am keen to hear your thoughts. There's more coverage of the subject in the links below if you are after further information.

22 maggio 2009

BBC Devon pubblica i risultati dei test DRM in AM

Sono finalmente disponibili i risultati della sperimentazione Digital Radio Mondiale effettuata nel 2007 dalla BBC sui trasmettitori in onde medie del Devon (Plymouth). La pagina di BBC Devon porta a tutte le pubblicazioni disponibili, incluso il final report mentre il blog dei BBC Radio Labs riassume la situazione: buon comportamento con l'onda diurna, dove il DRM risulterebbe più efficace dell'AM analogica (almeno strumentalmente, ma io sospetto che i dati strumentali non siano perfettamente sovrapponibili a quelli soggettivi di chi ascolta); e comportamento più erratico dopo il tramonto, quando fading e interferenze entrano in gioco. Silenzio tombale sul problema della catena del valore con tutti i suoi buchi. In DRM è facile trasmettere ma la ricezione non è altrettanto scontata, a causa della scarsa disponibilità di ricevitori stand alone. C'è un singificativo vantaggio, sempre dal punto di vista di chi trasmette, che riguarda la possibilità di dislocare più trasmettitori sulla stessa frequenza senza interferenze incrociate e questo è un plus che il digitale può vantare sull'analogico insieme a una qualità audio superiore là dove non sussistano problemi di soglia del segnale che compromettano la decodifica.

Digital Radio Mondiale - our medium-wave experiences

James Cridland Thursday, 21 May 2009

My colleague Tom writes...

Hello. My name is Tom and I work for the part of the BBC which looks after our television and radio transmissions in the UK. For a bit more than two years, I was also looking after a project to do with digital broadcasting on medium-wave and as we've just published the final report for that, I've been asked to write a few words here to explain what we did and what we found out.
It might surprise you to know that we're still interested in technologies like medium-wave given everything else that's going on but there are good reasons for that. Whichever way you cut it, the BBC is still one of the world's largest medium-wave broadcasters and a considerable chunk of our audience still makes use of our transmissions. From an engineer's point of view, medium-wave is great because it's relatively simple and goes much further than, say, FM: it's not as blocked by trees and buildings and terrain as technologies which use higher frequencies. But it has its problems as well: it's mono, it's not very high quality, it can suffer from interference from domestic appliances. So, a decade or so ago, research engineers from around the world - including the BBC's team at Kingswood Warren - began development of a new transmission standard which would turn medium-wave digital: something which ended up being called digital radio mondiale, or DRM.
Our colleagues at the BBC World Service have been using DRM for a while now on some of their European medium-wave and short-wave transmissions but before April 2007, we in the UK-bit of the BBC (the "home" or "domestic" service) had never really had a chance to experiment with it. We'd certainly never tried running a DRM transmission as a service for an extended period of time to see what the listeners made of it.
In April 2007, we did just that. We took a frequency used by BBC Radio Devon in Plymouth, closed down the medium-wave service, and re-engineered the transmitter so that it could carry DRM. We then ran Radio Devon using this system - and over the course of the next year, we worked with a panel of listeners in Plymouth and west Devon (to whom we had given special DRM-capable radios) to understand how the technology worked for them and what their experience of it was.
The results were interesting. For the most part, the panel's reaction to DRM was positive. They enjoyed the generally improved audio quality and they took easily to their new radios. And for most of them, the reception was good; one or two glitches but normally ok.
This was borne out by our own measurements of the signal. We found that the area we were able to cover during the day was very much bigger than the area we could cover with the old AM signal that had been there previously.
But, on the downside, some of our panel experienced problems at night - and we saw these effects in our measurements as well. The problem will be familiar to many listeners to medium-wave: at night, changes in the atmosphere mean that signals from distant transmitters reach our shores more easily. On medium-wave, you might hear this as cross-talk: a foreign voice underneath what you're trying to listen to, or the occasional 'splat' of another transmission. The issue we came across with DRM is that this interference causes the radio to stop decoding the signal: sometimes only momentarily, sometimes for a while longer. So rather than listening through the interference, it's like all digital systems: you either get it (and so get it at a consistently high quality) or you don't get it at all.
So while most of the panel continued to listen without experiencing any problems, some of them found they were only served during the day and had patchy coverage at night. And of course this problem became worse as the hours of daylight shrunk during the autumn; so by winter, some were beginning to experience poor reception in the late afternoon.
This problem can be solved - but it would require us to re-plan our transmission network: either by moving the frequencies around so that we use ones that aren't quite so damaged by interference, or by building higher power transmitters, or by simply building more of them. (One of the nice things about DRM - which we also proved in the trial - is that you can run two transmitters on the same frequency without causing interference between them, so building more transmitters doesn't necessarily mean using more frequencies.)
DRM still has potential: indeed, considerable potential for international broadcasting where it remains of great interest to our colleagues at the BBC World Service and others, and it might have an application at home as well. But our trial has shown that the migration from analogue to digital at many of the frequencies which are currently allocated to the UK has its own set of challenges that would need to be addressed.
Anyway, there's much more in our final reports - because we worked so closely with the people at BBC Radio Devon, they're available over on their website. Have a read and see what you think.
(Tom Everest works within BBC Distribution)

Il marketing nell'era dell'ipercomunicazione

Il 17 giugno gli amici della School of Management del Politecnico di Milano organizzano in convegno dedicato alla pubblicità "nell'era della ipercomunicazione e dell'interazione". Il convegno, "La pubblicità è servita" vedrà la partecipazione di un esperto in marketing di levatura mondiale, Philip Kotler.
E' buffo perché la notizia di questo convegno mi è arrivata dopo l'istruttiva lettura della newsletter Taylor on radio-info, dove ieri si dava conto di una conferenza americana, BIA Winning Media Strategies, che a Washington DC sta appunto discutendo la situazione della pubblicità in questa epoca di forte confronto (e crisi) tra media tradizionali e Internet. Vi riporto qui gli appunti su alcuni interventi che mettono in evidenza aspetti come la grande sopravvalutazione del mezzo televisivo e la capacità di Internet di attrarre numerosi piccoli flussi di investimenti pubblicitari che le aziende su scala locale cominciano a gestire in proprio e che sfuggono completamente al controllo da parte delle agenzie e dei media che prima fungevano da collettori.
Negli Stati Uniti ormai si passano più ore settimanali davanti a Internet, posta elettronica e persino radio, che davanti alla tv. Eppure, sottolinea Taylor citando una statistica proiettata alla conferena, i grandi investitori pubblicitari allocano le loro risorse sulla televisione. C'è poi il piccolo caso raccontato da un società di consulenza, la McVay NewMedia, di una catena di pizzerie bio di New Orleans, "Naked Pizza" (Pizza Nuda, ma niente di sconveniente) che ha concentrato la sua strategia di marketing su Twitter, dove ha accumulato tremila "followers". Ora il 15% del suo fatturato giornaliero deriva dal passaparola su Twitter e dalle promozioni lanciate sulla piattaforma di microblogging, dal buono sconto alla maglietta omaggio. Perché si chiedono quelli della McVay, la radio integrata con Internet non dovrebbe intercettare una parte di queste attività di marketing, rilanciarle renderle ancora più pervasive? Perché un mezzo di comunicazione che ne ha viste tante, che ha resistito brillantemente alla carica della televisione ora non riesce ad aggiornarsi? Secondo gli esperti americani le stazioni radio di maggior successo sono ormai quelle che non fanno affidamento solo sul loro sito Web, con il dominio associato alle call letters, la sigla identificativa. Sono piuttosto quelle che si inventano nuove cose, che costruiscono un brand riconoscibile? Il business locale ha bisogno di media locali per rendersi visibile e la radio - negli USA, ma non soltanto negli USA - potrebbe diventare un nodo fondamentale perché da sempre sa coniugare i due aspetti della radice locale e della dimensione estesa, che travalica ogni confine. Con Internet, le infrastrutture telefoniche cellulari e tutti gli strumenti della "iper" e "crossmedialità" si possono inventare molte cose e probabilmente alcune di queste cose funzionerebbero.
Two panelists at this mid-afternoon session of the BIA Winning Media Strategies conference – Professor Martin Block of Northwestern’s Medill School, and Arbitron’s Pierre Bouvard. Block is an expert in areas like media planning – which has morphed from the traditional “outbound, marketer-controlled” model where “optimization” of the buy “reigned supreme”, to something far more complex and consumer-driven. How has the world changed? Consider just one chart – Participants in the BigResearch CIA (Consumer Intentions and Actions) study say they spend 131.3 minutes a day on email (astounding). 129.6 minutes a day with TV. 127.5 minutes a day with the Internet. And 93.5 minutes a day with radio. Block says “radio usage has been creeping up”, if you include satellite and web radio. He features a couple of slides about a recent TNS study that should’ve gotten much more attention – 53.6% of the budget spent by the top 7 automotive brands in 2007 went to TV. Radio settled for less than 8%. But if you map the media usage, TV was “over-allocated”, with a “substantial underinvestment in Internet and radio.” At that point, BIA’s Rick Ducey said “Boy, radio looks pretty interesting…” That segued nicely into Arbitron’s Pierre Bouvard, who summarized very efficiently the latest Edison-Arbitron study, which shows this was the year “video popped, like the Internet popped in 1999.” 77% of those in the study say they continue to listen to radio as much as or more than before. Bouvard says people who listen to online radio “are voracious radio consumers” who spend 35% more time than the average with terrestrial radio. He reports that “I’m seeing nothing in the data that AM/FM is being eroded”, even while there’s “a big uptick in online radio.”
McVay New Media’s Daniel Anstandig asks a helluva question after opening with a story about New Orleans’ “Naked Pizza” chain. They use Twitter as their main marketing tool, even putting “Twitter” first on the sign outside their store. And now – Anstandig says “up to 15% of their daily business is coming from Twitter. They figured out how to do [local] digital marketing on their own.” So here’s Daniel’s question – “How many other local advertisers are going to figure out how to market their business online, before we [in the media] figure out how to help them?” Researcher Gordon Borrell picks up more trends, and says of local online, “47.6% of the revenue is going to 'unaffiliated', meaning not TV, radio newspaper – pureplay, out-of-market” media. But Borrell says “there’s a high churn rate, and [the business] is falling back into the hands of newspaper, TV, radio.” But radio’s got serious, serious catching up to do. The stations that are really out-performing are those that “aren’t relying on their ‘call-letter.com’ sites. They’re branching out. They have new brands, and those brands are lifting them above” the traditional reach. He says these high-performers are attacking “Yellow Pages, classifieds and direct mail customers.” He drops an amazing statistic, just published by Borrell Associates – “Direct mail did $49 billion last year.” Remember that radio’s now fallen below $20 billion, and Internet’s around $24.5 billion. Gordon says “Direct mail is ready for an incredible fall…half of direct mail is never read.” His key questions dovetail with some of the “five key factors to building a profitable business” laid out by fellow panelist Ray Mena of Emmis Interactive. Borrell asks “What business are you in? Does your company have a vision” for new media? Mena’s first point – “Is this a business or a hobby?”.

21 maggio 2009

Un feedback per Europe Today

Se parlate un inglese discreto e amate seguire alla radio - come molti italiani che vogliono migliorare la loro lingua o tenersi informati - il BBC World Service, ecco una buona occasione per trasmettere il vostro parere su un programma, Europe Today, interessato ad avere un feedback dai suoi ascoltatori. Europe Today va in onda dal lunedì al venerdì alle 18.00 ora italiana.
Francesca Volpi, studentessa di giornalismo a Londra, in forza alla redazione di E.T. per una working experience, mi ha appena contattato chiedendo appunto di aiutarla a trovare persone disposte a dire la loro. «Stiamo cercando qualcuno che ascolti il nostro programma e ci possa dare un feedback, un'opinione, in modo informale, sul programma, qualcuno che parli un buon inglese possibilmente,» mi scrive Francesca.
Se siete interessati, potete scrivere o telefonare a Francesca Volpi, francesca (dot) volpi (at) gmail (dot) com, +44 79 12208690 oppure +39 - 329 8326985
Il sito Web del programma consente di ascoltare le ultime puntate. Quella di ieri si apriva con un servizio sull'inchiesta pubblicata a Dublino sui maltrattamenti e le violenze subite dai minori ospiti di collegi religiosi cattolici. Europe Today è una finestra su tutto quello che accade, di bello e di brutto, in Europa, visto con gli occhi dei corrispondenti della Beeb. Fatevi avanti, coraggio!

Impressioni dal RadioTv Forum di Roma

La mia fonte qualificata ma anonima è andata a "imbucarsi" al RadioTv Forum 2009 di Aeranti-Corallo ed è riuscito a farmi pervenire, in cablotelegrafia lenta, questo report impressionistico sulla situazione della radio digitale in Italia.
Il (semi)pensionato ha attraversato Roma e si è "imbucato" nel meeting Aeranti Corallo di ieri (invece di giocare a bocce, ma fa caldo). C'è grande crisi. Solo un panino offerto dai satellitari di Astra.
Io ho capito questo (forse male) o almeno, questo mi sembra che sia stato detto sicuramente:
La Francia ha deciso il passaggio a T-DMB (una variante di DAB). Nel 2013 tutte le radio vendute in Francia (comprese le autoradio!) dovranno essere digitali. (Hanno deciso, sarà così, è la Francia).
L'Italia, se lo switch off della TV va in porto come deciso (fine 2012, nel Lazio e Piemonte fine 2009, ma con le TV in Italia c'e' sempre qualche problemino), avrà la RadioDigitale in formato DAB+ e T-DMB .
Si affianchera' alla radio analogica, non è previsto uno switch off come per la TV. Pensano al 25% del mercato in 4-5 anni. Alcune frequenze (poche, blocco 12 , più una parte del blocco 13) della TV in banda III passeranno alla radio digitale nel cosiddetto "Dividendo Digitale". I broadcaster italiani - "RAI + 15 radio nazionali +1000 radio locali comunitarie" (con ~600 milioni di euro di introiti pubblicitari annui, stabili, sembrano non diminuiti) - hanno trovato un accordo unanime.
Le vecchie frequenze FM non si toccano e le nuove, aggiuntive, verranno spartite sulla base delle proprietà vecchie! Così ho capito, ma che bravi!
Però qualche furbetto degli ultimi cinque minuti non verrà premiato. 5 minuti 5, non di più. Tutto partirà DOPO il regolamento di applicazione da discutere - lì mi sono perso, Autorità, ministeri, boh... Luoghi dove lobbies si agitano alla grande, mi pare.
RAIway+AerantiCorallo hanno pubblicato un libretto sulla sperimentazione comunitaria a Venezia e Bologna, terminata con successo, dicono.
Il ministro Romani (presente all'evento) ha dato la benedizione. RAIway supporta tutto tecnicamente, "full speed" (parola pubblica del Presidente, dello Amministratore Delegato nonché del capo della sezione Business).
La Germania, dopo il flop del DAB, ha deciso per il DAB+. Quindi, in 3 anni, un mercato da 200 milioni di utenti radio DAB+/T-DMB (poi ci sono UK, paesi nordici, Svizzera nel 2010 tutta DABizzata ed ora in fase transizione DAB+ ma sono solo 7 milioni, Australia, Svezia, Danimarca...)
Hanno creato ARD (Associazione Radio Digitale), Allamano (RAIway) si occupa ora di ARD , ha lasciato l'associazione DRM. Di DRM non parla nessuno più in Italia , per ora, "'robba da terzo mondo, come India Africa..." o Cina (quelli sono troppi) o Russia. Paesi molto "grandi in superficie e/o popolazione non ricca", quindi AM/SW, ancora OK.
Di DRM+ (DRM in banda FM 87.0-108.00 MHz) nessuno parla, per ora, ma poi (2015?) chi lo sa? Sarà così? Controlla con qualcun altro... Dimenticavo: di ricevitori non parla nessuno, RAYway aveva gli iRiver B20 e una radiosveglia Brink. Inoltre, questo lo saprai, l'Italia è leader mondiale industriale dei trasmettitori radio/tv. Più del 35% del mercato con prezzi buonissimi. Non me lo sarei immaginato!
(Fonte Anonima)
Non ho bisogno di controllare, cara Fonte, la situazione è questa, anche se personalmente parlei di full stop piuttosto che di full speed. Anche per quel che riguarda la tua osservazione conclusiva sulla nostra presunta leadership mondiale nell'industria dei trasmettitori. Molto recentemente ho captato diversi segnali di crisi e diverse segnalazioni di orli. Di fallimento. E ti dirò, non me ne stupisco troppo visto il crollo degli indici di produzione industriale annunciati con grande compiacimento dai (tele)giornali e accolti dagli smaglianti sorrisi di governanti assiduamente impegnati tra una cena di lavoro per la nomina dei capistruttura direzionali e editoriali dell'ente radiotelevisivo pubblico (appunto, è roba loro no?) e gli incontri (serali, con in tasca, casualmente!, i collier da regalare) con i giovani (soprattutto le giovani) futuri protagonisti del mercato del lavoro in quota parte (sempre la loro) nell'ente radiotelevisivo stesso.
Tutto va benissimo nell'Italia della politica, dell'economia e della società civile, specialmente quella che solca il nostro mediterraneo mare, quello che ora ti regala la sua brezza, cara Fonte. Vuoi che non vada tutto alla grande, full speed, in un settore importante come la radiofonia digitale?

19 maggio 2009

Svizzera: la radio come politica di integrazione


Manco a farlo apposta, ora che abbiamo parlato a lungo di problematiche di immigrazione e integrazione, ecco il portale SwissInfo (la segnalazione viene dal neo-residente elvetico Andrea Borgnino) affrontare il tema con la notizia di uno studio che il regolatore federale Ufcom ha commissionato all'Università di Zurigo per analizzare il fenomeno dei programmi in lingua straniera diffusi in Svizzera dalle stazioni radio libere non commerciali. Uno studio approfondito ("Migration, Medien un Integration") che mi sembra di aver individuato sul sito di Ufcom. Sono più di 200 pagine in tedesco pubblicate in PDF nell'agosto scorso, a meno che la notizia di SwissInfo non si riferisca a un aggiornamento.
L'analisi della programmazione di diverse emittenti dei cantoni Argovia, Zurigo, Berna, Ginevra, Basilea che nell'insieme producono trasmissioni in ben 25 lingue, dimostra il ruolo della radio come facilitatrice, come strumento in grado di comunicare ai lavoratori migranti l'essenziale della cultura e delle regole del paese ospitante. In questo caso il discorso è ancora più interessante perché non si tratta di emittenti pubbliche. Non è lo stato Svizzero che si fa carico di un pezzo di politica dell'immigrazione, ma il terzo settore, cioè la stessa comunità che accoglie gli stranieri che arrivano per cercare nuove opportunità e in cambio danno quello che sono, il loro lavoro, la loro disponibilità, il loro valore di donne e uomini. Il bene più prezioso che hanno, che tutti noi abbiamo.
Ecco la differenza tra i messaggi che circolano in una nazione perfettibile ma civile come la Svizzera e quelli dati in una nazione perfettibilissima come l'Italia, dove l'autorità dello stato, con la sua politica di respingimento armato trasferisce ai suoi cittadini una cultura tutta affatto opposta. Là dove l'immigrazione costituisce un "problema" - ed è inevitabile che sia così per certi aspetti - la soluzione non sta nell'affrontare il fenomeno con una politica razionale e generosa, che dia spazio agli aspetti positivi del "problema", ma nell'erigere un muro, nell'accanirsi su poveri disgraziati con strumenti che sono legali per definizione (visto che sono stati votati da un Parlamento sovrano, anche se in possibile violazione dei principi fondamentali della Carta costituzionale e dei codici di comportamento internazionale) ma disumani nelle premesse e nei fatti. E per colmo di misura, non ci si accontenta di agire in modo crudele, ma davanti alle critiche interne ed esterne si reagisce con l'isterismo, la violenza verbale, la maleducazione. Insomma, la quintessenza del fascismo.
Non dico che la radio ci aiuterebbe a risolvere i problemi dei reati commessi dai migranti privi di permesso di soggiorno, equipirati per questo solo fatto (e, mi spiace dirlo, ma è qualche cosa di agghiacciante) a criminali da perseguire penalmente. Ma perché non provare questo e tanti altri strumenti, al posto delle navi da guerra e dei campi di concentramento che sembrano diventati l'unica freccia nella faretra dei nostri amministratori?

18 maggio 2009

La radio strumento d'integrazione

Uno studio dell'università di Zurigo evidenzia l'importanza delle trasmissioni in lingue straniere delle radio non commerciali nell'integrazione fra le diverse culture.
Le trasmissioni realizzate da migranti sono un elemento importante della programmazione delle radio "libere" e aiutano le comunità straniere a meglio capire la realtà svizzera, conclude la ricerca eseguita su mandato dell'Ufficio federale delle comunicazioni.
Sulle onde delle emittenti pubbliche e delle radio private commerciali gli argomenti legati alla migrazione hanno invece un'importanza marginale: rappresentano soltanto lo 6,4% delle rubriche di attualità interna. Per quanto riguarda le radio private commerciali, il tema della migrazione è inoltre quasi sempre legato a quello della criminalità.
L'inchiesta ha preso in esame i programmi trasmessi fra gennaio e febbraio del 2007 da sei radio non commerciali: Radio Kanal K (Argovia), Radio X (Basilea), Radio Rabe (Berna), Radio Cité (Ginevra), Radio RaSa (Sciaffusa)e Radio LoRa (Zurigo).
Queste emittenti realizzano programmi in più di 25 idiomi. Oltre agli argomenti politici, che riguardano circa il 40% di tutti i contributi in lingue straniere, anche i programmi di consigli agli ascoltatori e quelli che informano su manifestazioni culturali sono molto importanti per le comunità straniere.