28 febbraio 2007

Radio libere, roba da museo?


Grande apertura sulle pagine milanesi del Corriere di lunedì sull'inaugurazione della mostra sui 30 anni della radiofonia privata, prevista per oggi giovedì primo marzo al Museo della scienza e della tecnica di via San Vittore, a Milano. Dell'esposizione di Minerva Eventi abbiamo già parlato perché si tratta di una mostra itinerante, che ha già toccato diverse città. La tappa milanese è molto attesa perché con l'occasione il Museo della Scienza, una istituzione molto amata e molto ben gestita, aprirà - il 20 marzo - una sezione dedicata all'evoluzione della tecnologia radiofonica. Dove immagino verranno illustrate anche le nuove tendenze della radio digitale.
A corredo del pezzo due interviste a Eugenio Finardi (quello di se una radio è libera, ma libera veramente) e Gianni Riso, deejay oggi 55enne. Finardi lamenta l'eccessivo appiattimento delle radio commerciali di oggi, ammanettate a sterli playlist volute dalle case discografiche, e auspica la creazione di una Radio Popolare 2 tutta dedicata alla musica. Stavo leggendo queste osservazioni mentre ero in volo verso Londra. E come sempre quando sono in volo ho violato una dozzina di regolamenti di sicurezza per ascoltare l'FM. Ogni volta rimango stupito delle grandi differenze rispetto allo spettro radio in Italia. Spariscono di colpo le cinquanta-cento emittenti virtualmente impossibili da distinguere l'una dall'altra. La banda FM si dirada e subito spicca la presenza di tanta musica classica, di tanti programmi culturali, tantissima informazione locale. Si scopre che le emittenti pubbliche in Germania, Francia e soprattutto UK hanno quattro, cinque e più canali nazionali e una quantità di notiziari regionali. Non stiamo parlando di nazioni del terzo mondo, ma del primissimo. Nazioni che acquistano più giornali (magari popolari), che comprano molto nelle grandi catene di supermercati (le quali, infatti, fanno un sacco di pubblicità), che vantano mercati pubblicitari più evoluti e ricchi, meno sbilanciati a favore di una televisione oltretutto controllata da pochissimi editori impegnati a drenare un badalucco di risorse senza che nessuno osi dire bah (come si potrebbe dire bah ai capi dell'opposizione parlamentare, del resto?). Si capiscono molte cose ascoltando la radio locale, specchio fedele di pregi e difetti della società che la produce, nemica dell'omologazione televisiva che spalma gli stessi programmi ovunque, come una scadente margarina. Quante occasioni perdute con la rivoluzione radiofonica di trent'anni fa. E che odio la restaurazione che segue certi stravolgimenti.

27 febbraio 2007

Soccorso in mare, chi ascolta i mayday?

Domenica scorsa, mentre impacchettavo tutto per tornarmene in città dopo la breve vacanza di carnevale (potete leggere delle varie stazioni ascoltate, come sempre, su Radioascolto.org, il sito del DX impegnato all'italiana, in piena fase di rilancio e veramente zeppo di segnalazioni interessanti), mi chiamano gli amici della redazione di Corriere.it. Un'Ansa piuttosto curiosa era apparsa sui monitor e conoscendo la mia passione per la radio, i colleghi chiedevano un mio commento. Forse avete visto anche voi la notizia, ripresa da giornali e telegiornali: un radioamatore di Mestre avrebbe captato un messaggio di soccorso di una imbarcazione a vela italiana al largo delle coste venezuelane e avrebbe fatto scattare le operazioni di salvataggio. E' possibile un evento del genere, si chiedeva il Corriere? Non ci sono altre autorità preposte a questo tipo di intervento e soprattutto non sono di solito più vicine agli eventuali naufraghi?
Normalmente sì, è vero. In mare vigono regole molto precise sulla disponibilità di canali di chiamata radio per il soccorso e ultimamente le reti di assistenza alla navigazione terrestri sono state integrate dai ponti satellitari e dalle infrastrutture radiomobili telefoniche, anche'esse via terra o satellite. Il fatto riportato dai cronisti dell'Ansa non è però implausibile, perché i sistemi radio regolati dalla IMO e adottati dalle marine mercantili e militari di tutto il mondo, oltre che da tutte le imbarcazioni da diporto, non impediscono a queste ultime di ricorrere anche ad altri canali di comunicazione e supporto. Le barche a vela sulle rotte oceaniche costituiscono ormai una sorta di comunità indipendente, fatta da viaggiatori semiprofessionali, pensionati agiati, skipper a disposizione di turisti avventurosi. Un mondo variegato che ha imparato a servirsi delle apparecchiature radioamatoriali - disponibili ormai a ottimo prezzo, sicuramente più abbordabile della strumentazione satellitare o radio-digitale - per scambiarsi informazioni su rotte e porti, comunicare con le famiglie, ricevere notizie, bollettini meteo e, quando le cose vanno male, per cercare rapidamente soccorso. Un po' come avviene con la citizen band, i 27 MHz per i camionisti, i velisti frequentano decine e decine di reti informali di "maritime mobile ham radio nets", spesso riferibili a capimaglia localizzati a terra e a radioamatori/imprenditori del supporto alla navigazione che mettono a disposizione una serie di servizi informativi. A queste reti si aggiungono servizi come SailMail, che trasportano via radiomodem, nelle bande radioamatoriali, la posta elettronica di Internet.
Le reti di cui sto parlando sfruttano quasi invariabilmente le frequenze assegnate ai radioamatori, non quelle previste per i canali ufficiali di supporto al traffico marittimo. A volte si tratta di frequenze ufficiose, collocate poco oltre i limiti di banda prefissati, di solito nei 40 e 20 metri. In ogni caso sono frequenze che un radioamatore di terraferma può tranquillamente sorvegliare (anzi, in teoria possono essere sorvegliati da chiunque). L'incidente venezuelano si è verificato al mattino presto e propagativamente una ricezione a circa ottomila chilometri di distanza ci starebbe tutta. Niente può naturalmente escludere che si sia trattato di una bufala, che i naufraghi abbiano avvertito qualcuno col cellulare satellitare, che i soccorsi siano partiti dopo una chiamata sul canale VHF di soccorso (il numero 16) o sui 2182 kHz delle medie frequenze (chiamate voce). O magari dopo una chiamata digitale sulle frequenze DSC. Ma da quanto mi dicono gli amici che hanno trascorso a bordo di una barca vela lunghi periodi di crociera, i velisti sono molto affezionati ai loro "baracchini" radioamatoriali ed è verosimili che in una situazione anomala decidano di accendere per vedere se sulle frequenze dei net marittimi qualcuno è in ascolto e può avvisare le autorità. C'è anche il caso che si faccia più presto.

23 febbraio 2007

Il protone solare non lascia scampo

Non c'è riparo dai bombardamenti solari. Un articolo pubblicato ieri dalla NASA illustra la strana esperienza vissuta dalla sonda Ulysses, lanciata da ESA-NASA nel lontano 1990 per lo studio dei fenomeni magnetici del sole. Il 5 dicembre scorso il satellite è in avvicinamento verso il polo sud dell'astro quando viene investito da una massa di elettroni, protoni e ioni pesanti collegata a un brillamento di classe molto elevata, in corrispondenza della macchia numero 930. Tutto relativamente normale, sono episodi frequenti in caso di macchie molto complesse (semmai stupisce che tutto succeda nel corso di un minimo del ciclo solare). O meglio: sarebbe stato normale se Ulysses non si fosse trovato in quel punto. Gli scienziati avrebbero scommesso che "sotto" l'ombrello del polo sud solare la massa di particelle non avrebbe potuto colpire in modo così diretto la sonda. Fino a oggi il meccanismo per cui i brillamenti proiettano questa mitragliata di elettroni e compagnia tempestando, è stato teoricamente descritto da Eugene Parker, fisico dell'università di Chicago. Le particelle seguono il campo magnetico spiraleggiante che parte dalla superficie del sole e si irradia verso terra, dove l'impatto può avere conseguenze rilevanti sul campo geomagnetico e la propagazione. Secondo la NASA la "spirale di Parker" è come quei getti d'acqua spiraleggianti spruzzati dalle pompe da giardino rotanti ed è dovuta alla rotazione del sole. Un modello in apparenza efficace. Ma allora come fanno le particelle, sparate all'altezza dell'equatore solare verso l'esterno, cioè verso il sistema planetario, a ricadere invece verso le latitudini più elevate (in questo caso a sud) dello stesso sole?
La risposta a una prossima teoria, ma intanto l'episodio confermerebbe che nel nostro sistema è impossibile trovare riparo da una tempesta solare.

21 febbraio 2007

Qualche numero sulla ricezione DRM

Sto proseguendo il mio dialogo con Rai Way sulla sperimentazione del DRM in onde medie. Ringrazio nuovamente Aldo Scotti che ha avuto l'amabilità di inviarmi alcune tabelle estratte dalle raccomandazioni ITU. I broadcaster di tutto il mondo si basano su queste raccomandazioni per pianificare le loro trasmissioni e, in questo caso, studiare la fattibilità delle implementazioni di standard nuovi. Ricordo ancora una volta che sto cercando di approfondire una questione relativa all'efficienza delle trasmissioni DRM. Gli studi effettuati da Rai Way risulterebbero molto tranquillizzanti da questo punto di vista. Il DRM garantirebbe, se gli studi fossero confermati, una copertura molto più estesa a parità di potenza impegnata in antenna o, viceversa un minor impegno per garantire le stesse coperture delle onde medie analogiche.
Ancora non ho in mano le cifre precise rilevate nel corso del monitoraggio Rai Way, ho avuto modo di vedere solo una "coverage map". Tutti questi dati fanno parte delle relazioni presentate sul DRM qualche settimana fa, nel corso di una giornata di studi presso la sede dell'Ordine degli ingegneri di Milano. Spero di riuscire a procurarmeli ma intanto Scotti mi ha fornito una parte della documentazione che, per l'appunto, Rai Way ha utilizzato per la pianificazione e la sperimentazione della radio digitale. In particolare il riferimento è la raccomandazione ITU BS-1615 che per la cronaca si intitola "Planning parameters" for digital sound broadcasting at frequencies below 30 MHz. Potete trovare il testo di questa raccomandazione insieme a tutti gli altri relativi ai Broadcasting Services (l'acronimo BS) sul sito di una università di Taiwan. Nel documento compare una tabella relativa sia ai livelli di sensibilità dei ricevitori, sia ai campi minimi in grado di assicurare (a tali livelli di sensibilità) una decodifica digitale senza errori. Da questa tabella emergerebbe, secondo Rai Way, una maggiore robustezza intrinseca del DRM rispetto all'AM.
Ho potuto studiare solo superficialmente i dati e mi riservo di tornare sulla questione quando l'avrò fatto più a fondo. Osservo semplicemente che la raccomandazione 1615 si basa su sperimentazioni precedenti e fare unicamente riferimento a essa può essere tautologico. Inoltre una delle tabelle riguarda la sensibilità. L'altra il campo elettrico minimo per assicurare una ricezione DRM con pochi errori. Manca ancora un dato quantitativo sul confronto tra ricezione AM analogica e ricezione digitale in una data località. Il problema dal punto di vista degli ascoltatori è capire se il DRM offre davvero le stesse possibilità di leggibilità dei segnali in un contesto generale di possibili interferenze reciproche tra segnali distanti. Su questi due punti, le osservazioni empiriche (ammetto, non sempre strumentali) dei DXer attrezzati, ci dicono che il DRM non sempre dà prove di efficienza, almeno nelle onde corte. Sulle onde medie abbiamo una serie di risultanze positive ottenute da Rai Way e una serie di perplessità che per quanto mi riguarda devono ancora essere risolte.

19 febbraio 2007

Sirius e XM annunciano la fusione

Lo hanno fatto. Xm Radio Sirius Satellite hanno annunciato un merger definito "paritario", previsto peraltro già da mesi da parecchi osservatori. Le due reti di radio digitale satellitare combinano qualcosa come 14 milioni di abbonati. Ma c'è ancora spazio per un certo scetticismo. Ora la fusione deve essere approvata da FCC e antitrust, che potrebbero sollevare un obiezione di eccessiva concentrazione. Commentando la notizia il Wall Street Journal sottolinea che le due aziende hanno una buona carta in mano: fare leva sulla ricchezza do una offerta mediatica digitale che comprende stazioni radio via Internet, musica e podcast da scaricare sui lettori MP3 e una crescente scelta di nuovi formati (?) da tecnologie come HD Radio. Secondo me, le autorità antitrust americane hanno dato in passato prove di un certo pragmatismo e forse finiranno per considerare una fusione come il male minore. Tanto Sirius che XM hanno speso milioni di dollari per i satelliti, per la programmazione e per il marketing, per catturare un numero di abbonamenti sostanzioso ma non stravolgente. Che ci possa essere spazio per due operatori in questo mercato è a questo punto difficile. E' preferibile averne due in perenne affanno, uno che tira avanti con dignità o nessuno del tutto?
Diventa ancora più interessante a questo punto seguire le vicende della radio satellitare in Europa, dove Worldspace Italia si appresta, tra fine 2007 e inizio 2008 a inagurare il primo servizio del continente. Interessante per due fattori di forte differenziazione rispetto agli USA: le lingue nazionali e la disponibilità di frequenze. I provider satellitari dalle nostre parti avranno a che fare con un pubblico più frammentato, con una diversa familiarità con i servizi a pagamento. Ci sono tutti gli ingredienti tipici di una partita alla cieca, dagli esiti incerti, anche se gli amici di Worldspace sanno sicuramente il fatto loro. Questa radio che cambia assomiglia ogni giorno che passa a un museo di perplessità, passi indietro, timidi tentativi, il tutto condito dal tonante entusiasmo degli uffici stampa. I più ottimisti sono quelli dei fornitori di tecnologie, quelli con la posta più alta in gioco. Operatori ed editori sembrano più realisti, ma dopotutto devono portare avanti la loro partit su altri tavoli, inclusi quelli tradizionali. I più sconcertati di tutti sono quelli che alla fine dovrebbero decidere: il pubblico degli ascoltatori, la cui unica certezza è una programmazione radiofonica che lascia tanto, tanto a desiderare. Il che non è per niente bello.

SIRIUS and XM to Combine in $13 Billion Merger of Equals

  • Provides Consumers with Enhanced Content, Greater Choices and Accelerated Technological Innovation
  • Enables Satellite Radio to Better Compete in Rapidly Evolving Audio Entertainment Industry
  • Extraordinary Value Creation for Shareholders
  • Mel Karmazin to Serve as Chief Executive Officer and Gary Parsons to Serve as Chairman of Combined Company

WASHINGTON and NEW YORK, Feb. 19 /PRNewswire-FirstCall/ -- XM Satellite Radio (NASDAQ: XMSR) and SIRIUS Satellite Radio (NASDAQ: SIRI) today announced that they have entered into a definitive agreement, under which the companies will be combined in a tax-free, all-stock merger of equals with a combined enterprise value of approximately $13 billion, which includes net debt of approximately $1.6 billion.
Under the terms of the agreement, XM shareholders will receive a fixed exchange ratio of 4.6 shares of SIRIUS common stock for each share of XM they own. XM and SIRIUS shareholders will each own approximately 50 percent of the combined company.
Mel Karmazin, currently Chief Executive Officer of SIRIUS, will become Chief Executive Officer of the combined company and Gary Parsons, currently Chairman of XM, will become Chairman of the combined company. The new company's board of directors will consist of 12 directors, including Messrs. Karmazin and Parsons, four independent members designated by each company, as well as one representative from each of General Motors and American Honda. Hugh Panero, the Chief Executive Officer of XM, will continue in his current role until the anticipated close of the merger.
The combined company will benefit from a highly experienced management team from both companies with extensive industry knowledge in radio, media, consumer electronics, OEM engineering and technology. Further management appointments will be announced prior to closing. The companies will continue to operate independently until the transaction is completed and will work together to determine the combined company's corporate name and headquarters location prior to closing.
The combination creates a nationwide audio entertainment provider with combined 2006 revenues of approximately $1.5 billion based on analysts' consensus estimates. Today the companies have approximately 14 million combined subscribers.

Z-list, in piccola botte buon vino

Ehi, Radiopassioni è finita nella Z-list! E' una recente iniziativa del pandemico Luca Conti che vuole premiare i blog di nicchia ma di qualità, dirottandovi sopra un po' di traffico dalle pagine della serie A del citizen journalism italiano. L'idea funziona così:

1. crea un nuovo post sul tuo blog;
2. inserisci la lista dei blog a seguire, in forma integrale;
3. aggiungi in testa alla lista i blog che per te meritano attenzione e non l’hanno ancora come meriterebbero;
4. includi nella lista il blog da cui hai avuto notizia dell’iniziativa;
5. non includere il tuo link nella lista;
6. assicurati che il link di ogni blog punti alla home page;
7. pubblica il post.

Ed ecco la Z-list:

Polonia Mon Amour
La tartaruga (ho letto qui le istruzioni)
Piccola Fiammiferaia
La Pulce
Phoebe
Rebus
SevenHeaven
Aluccia
Panino di Mortadella
SetFocus
Lilo
Pandemia
Diablog
Gaspatcho
Connesso.org
Giorgio Taverniti Blog
Tecnoetica
Yi bu-yi bu
Radiopassioni
Luca Mascaro
Andrea Martines

Grazie, grazie.

18 febbraio 2007

AM, stretta va meglio


Un documento appena rilasciato dal National Radio Systems Committee americano si inserisce a perfezione nel dibattito sulle considerazioni qualitative delle emissioni digitali. Il NRSC è andato ad analizzare con uno studio approfondito le caratteristiche di banda dei ricevitori per le onde medie e ha altresì studiato la reazione soggettiva degli ascoltatori in presenza di trasmissioni alarghezza di banda sensibilmente inferiori ai 10 kHz che costituiscono la spaziatura standard autorizzata tra le frequenze delle onde medie negli USA (in Europa e Asia sono 9 kHz). Lo studio è stato commissionato sulla base di considerazioni molto pratiche. Il NRSC rivela che numerose stazioni radio americane riducono la banda utilizzata (attraverso l'uso di pre-processori audio) per ridurre il fenomeno delle interferenze tra un canale e l'altro. In questo modo è possibile coprire bacini di utenza più estesi, evitando di disturbare le emittenti lontane.
The AM Broadcasting (AMB) Subcommittee of the National Radio Systems Committee (NRSC) was formed in 2004 to maintain NRSC standards relating to analog AM broadcasting.
Currently, the Subcommittee has three standards under review: NRSC-1, NRSC-2 and NRSC-3, dealing with (respectively) AM broadcast preemphasis/deemphasis and audio transmission bandwidth, emission limitation for AM transmission, and audio bandwidth and distortion recommendations for AM receivers. As part of the standards maintenance process, the Subcommittee can reaffirm, modify or retire these standards.
During the initial discussions within the Subcommittee regarding these Standards, it was noted that some broadcasters have already reduced the bandwidth of their analog AM signals from the 10 kHz specified by the NRSC standards to 5-6 kHz, in an effort to reduce the interference in the band, and with the understanding that most consumer receivers are band-limited to 5 kHz or less. A proposal was put forth that the NRSC consider reducing the bandwidth specification in NRSC-1, -2, and -3 to something less than 10 kHz, but the Subcommittee agreed that before such an action could be considered, a rigorous study of both analog AM receivers (characterizing, among other things, receiver bandwidth) and consumer reaction to reduced bandwidth would need to be conducted.
Vista la situazione, il NRSC si è chiesto se non fosse il caso di modificare le regole relative ai 10 kHz, in vista di una riduzione complessiva delle interferenze e soprattutto in considerazione del fatto che quasi tutti i ricevitori oggi utilizzati per ascoltare le onde medie hanno filtri da 5 o 6 kHz. Prima di qualsiasi modifica, il comitato si è prefisso l'obiettivo di uno studio scientifico della questione. La lettura del documento (disponibile in versione abbreviata e estesa) è molto, molto istruttiva. Dopo aver chiesto a un panel di persone di esprimere il proprio giudizio sulla piacevolezza dell'ascolto dei programmi la NRSC conclude per esempio che per le stazioni takl e news l'orecchio si sente addirittura più a suo agio con larghezze di banda di 5-7 kHz invece di 10.
Il che fa molto riflettere sulle ragioni qualitative del digitale, anche tenendo conto del fattore compressione e adattamento: uno spettro audio analogico ricostruito a partire da quello digitale trasmesso, è infatti diverso dall'originale audio campionato da''analogico in digitale. La compressione non è per forza di cose "loss-less" come si dice tecnicamente. E' uno dei motivi per cui il DAB è stato aggiornato in DMB. L'idea era di rimediare alle limitazioni di una compressione che produceva un audio metaliico e poco piacevole. Trovo che questo tipo di studi andrebbe esteso e approfondito. E' notevole vedere che l'orecchio umano sembra preferire una trasmissione a banda più stretta rispetto a una più larga e sarebbe molto interessante capire qualcosa di più sul confronto tra spettri audio originali (magari compressi e ottimizzati con tecniche digitali, ma non campionati al momento di trasmetterli) e spettri ricostruiti dopo la trasmissione digitale.
Autorizzare le stazioni a usare spettri di emissione più ristretti potrebbe anche cambiare completamente le carte in tavola per quanto riguarda l'allocazione delle frequenze e la spaziatura dei canali. Queste sono in sintesi le conclusioni tratte dall'executive summary della relazione:
Under the supervision of the NRSC’s AM Study Task Group, laboratory measurement of consumer AM receivers was completed in late 2005, establishing that the majority of these receivers have audio bandwidths of 5 kHz or less. Based on those findings, subjective testing was designed and conducted in two phases between February and May, 2006. In Phase 1, “broadcast-industry” participants determined an intermediate bandwidth, between 5 kHz and 10 kHz, to be included in the consumer test (7 kHz was selected). In Phase 2, consumers judged which transmission bandwidth at 5 kHz, 7 kHz or 10 kHz had better quality, the magnitude of the differences and whether they would continue to listen to the radio, given the quality of each of the samples. Testing included audio samples impaired by first-adjacent channel interference in addition to unimpaired reception. Consumer test results suggest the following:
• Perceived differences in audio quality between 5, 7, and 10 kHz bandwidth were small for most genres. For music, commercials and sportscasts, little difference was heard between 7 and 10 kHz, regardless of adjacent channel interference conditions. For speech, which does not mask noise and interference, larger differences were perceived, based on impairment conditions.
• In unimpaired or slightly impaired conditions (as determined by the desired-to- undesired signal ratio, D/U), people tended to prefer higher bandwidths to lower
bandwidths. However, 7 and 10 kHz had equal preference.
• With speech in moderate to heavy impairment conditions participants preferred lower bandwidths (5 and 7 kHz) to higher bandwidths, despite a mutual reduction in transmission bandwidth on the desired channel.
• The data suggest that the rather substantial “turn-off” rate with heavy impairment can be ameliorated by using a lower transmission bandwidth. Overall, although there was some variation in preference between genres and D/U ratios, the data strongly suggest that in general consumers preferred lower bandwidths (between 5 and 7kHz) to higher bandwidths.
Vi suggerisco la lettura di questo studio in versione estesa, dove troverete anche le schede sui ricevitori analizzati. Tra i modelli elencati c'è una autoradio HD Radio ready, ma immagino che le prove siano state svolte in modalità analogica. I dati forniscono diversi dettagli inediti su apparecchi abbastanza noti nella comunità dei DXer. Un lavoro nel complesso molto interessante, che dimostra un approccio davvero olistico alla problematica della radiofonia. Si arriva così a conclusioni che mettono un po' in dubbio il positivismo ultraindustriale di chi da anni va ripetendo i miti della "CD quality" e sulla superiorità dell'audio digitale. Non dico che i positivisti abbiano sempre torto, ma il problema rimane: certi discorsi partono dalla mistica contemplazione degli spettri audio, dall'esoterismo irragionevole di chi insegue l'ultimo armonico prodotto dagli archi della grande orchestra. Veicolare tutto questo attraverso la compressione digitale è molto bello, ma il nostro orecchio percepisce spettri ricchi e complessi, ma non necessariamente estesi. Forse è per questo che si accontenta dei 7 kHz di parlato fedele all'originale analogico e disdegna i 20+20 khz trasmessi in pochi kilobit compressi. Il settore della radio fa molto bene a ragionare di queste cose, perché è veramente assurdo che miliardi di radioascoltatori si vedano costretti a sposare la causa del digitale solo per far piacere a tre produttori di chipset. La musica digitale esoterica, nel frattempo, continuerà a funzionare molto bene sui super-DVD e con gli amplificatori e i processori audio di fascia più alta.
A proposito di larghezza di banda nelle onde medie. Tempo fa il Medium Wave Circle ha pubblicato una paginetta davvero divertente sul suo sito Web, andando a confrontare tra loro, con gli aiuti dei programmi SDR, gli spettri ricevuti dalle stazioni analogiche e da quelle digitali in Europa, per studiare il fenomeno delle interferenze europee sui canali transatlantici (spaziati di 10 kHz e quindi sempre "sghembi" rispetto ai nostri). Sapete che cosa salta fuori? Che mentre certe stazioni analogiche barano sfacciatamente sul famoso limite dei 9 kHz di separazione tra un canale e l'altro, gli sperimentatori del DRM sono bravissimi a rispettarlo e appaiono quindi assai più virtuosi. Il confronto vede affiancati gli spettri ricevuti dalla BBC su 909 kHz (1 kW), quasi perfettamente nei limiti dei 9 kHz, quello di Virgin 1.215 e BiG L 1.395 kHz (ampiamente debordanti, fino a occupare 12 kHz, assurdi se si pensa che buona parte dei ricevitori ne taglierà oltre la metà!). E infine lo spettro di RTL 1.440 in DRM, perfettamente tagliato prima della linea dei ±4,5 kHz. I DXer si lamentano delle interferenze dai canali digitali, ma gli splatter (interferenze dai canali adiacenti) dalle stazioni analogiche causano altrettanti problemi.

San Francisco, la prima MW in 50 anni

Che una città popolosa e complessa come San Francisco possa avere una nuova stazione radio non è certo una sorpresa. Che questa stazione operi sulle onde medie (non IBOC, immagino) è un fatto epocale. Secondo il Mercury News, quotidiano che riporta la notizia, a sua volta citato dalla newsletter CGC, non succedeva da cinquant'anni!


New AM radio signal hits airwaves in Bay Area
By Brad Kava
Mercury News

The Bay Area got its first new major AM radio signal in half a century Thursday as KTRB-AM began sending an experimental 50,000-watt broadcast at 860 on the dial.
For 30 days, owners Pappas Telecasting Cos., of Visalia, will broadcast music from the 1960s and 1970s, San Francisco's rock heyday, featuring bands such as the Beau Brummels, the Syndicate of Sound, the Grateful Dead, Jefferson Airplane, Quicksilver Messenger Service, Big Brother & the Holding Company, as well as Santana, Creedence Clearwater Revival and Journey.
After that, it's permanent format, which will start March 1, is anyone's guess.
``We're still deciding between talk and music,'' said Jim Pappas, the station's vice president and general manager. The family-owned business is reported to be the largest privately held commercial television broadcaster in the United States.
The company, formed by brothers Pete, Mike and Harry Pappas, owned the 860 signal based in Modesto since 1973. They dreamed of moving to San Francisco for more than 30 years. Harry, 60, is the only surviving brother.
``In our business you want to find the highest and best use for a signal,'' said Jim Pappas, 40, the nephew of CEO, Harry. ``The more people you can serve, the better use you are finding. We are moving from the 109th-largest market to the fourth.''
KTRB, which broadcasts from a San Francisco studio to four transmission towers at San Antonio Reservoir, is the fifth 50,000-watt station in San Francisco, along with KGO-AM, KNBR-AM, KFAX-AM, KCBS-AM, all of which have signals that blanket much of the nine-county area and stretch farther at night.
KGO, for example, regularly gets callers from as far north as Washington and as far south as Los Angeles at night.


In effetti la stazione non è nuova di pacca. L'editore radiotelevisivo su base familiare che la gestisce l'ha trasferita da Modesto, in California, nella Bay Area. E chissà se resisterà, se parte solo analogica o già IBOC. In ogni caso è una storia buffa, mezzo secolo che a San Francisco non aprono frequenze in onde medie. Mi sono divertito a leggere il blog radiofonico del giornalista del Mercury autore dell'articolo, Brad Kava, e ho trovato un altro nanetto divertente: il braccio di ferro tra un blogger (anonimo) e un'altra stazione di Frisco, la talk ultraconservatrice KSFO. Sembra che questo blogger abbia fatto una antologia di registrazioni dei conduttori più oltranzisti della stazione (che appartiene a Disney) e le abbia inviate agli inserzionisti scrivendo "ma vi siete accorti che i vostri spot radiofonici seguono o precedono certe frasi?" Quando una talk radio americana è di destra, si sente, soprattutto dalle telefonate di chi interviene. Al confronto le più accese diatribe su Radio Padania sembrano i commenti di politica interna della BBC. La cosa ancora più buffa è che per vendicarsi KSFO non solo ha aperto una sezione di blog affidati ai suoi commentatori politici ma ha pure organizzato tre ore di trasmissione trucidissima, in cui tutti i conduttori sbertucciati hanno dato addosso al blogger nemico, Spocko's Brain. Ah, la California.

17 febbraio 2007

In balia dei flutti magnetici sub-tempestosi

E' stato rimandato di 24 ore il lancio, previsto originariamente per ieri, venerdì, della missione THEMIS della NASA. I cinque satelliti della missione intitolata alla dea greca della giustizia, serviranno appunto a fare giustizia delle teorie che si accavallano per spiegare le sub-tempeste magnetiche che si scatenano nella magnetosfera in corrispondenza dei forti sbuffi di vento solare. L'effetto più visibile e suggestivo di una sub-tempesta magnetica sono le aurore, ma a essere investito dalla turbolenza è l'intero ambiente magnetico della terra, i satelliti orbitanti e la propagazione delle onde radio.
Andando sul sito della misssione si trova un breve filmato descrittivo di questa avventura che durerà un paio d'anni e dovrebbe portare all'osservazione di una trentina di aurore sopra il cielo nordamericano. La flotta Themis è costituita da cinque satelliti che verranno lanciati da un unico vettore oggi nella tarda serata (la diretta video su NASA TV comincia alle 20.45 utc e il lancio è previsto tre ore dopo). Gli scienziati della NASA spiegano che le cinque sonde devono essere considerate come boe oceaniche utilizzate per analizzare il moto delle grandi onde marine. Ogni quattro giorni, le sonde si allineeranno uno dietro l'altro lungo le linee di flusso della magnetosfera e il loro strumenti di misura effettueranno il monitoraggio nel tempo dei campi magnetici ed elettrici. Un secondo elemento della missione è costituito da una rete di speciali videocamere a occhio di pesce che fotograferanno il cielo alle latitudini aurorali, per scandire visivamente l'andamento cronologico delle misure effettuate in cielo. In questo modo gli scienziati sperano di correlare gli eventi visibili e elettromagnetici e individuare i fattori scatenanti e la dinamica delle sub-tempeste geomagnetiche. Non a caso THEMIS è un acronimo che significa Time History and Macroscale Interactions during Substorms.

16 febbraio 2007

Radio fuori portata

Molto accurata la breve recensione che Andrea Borgnino ha fatto del nuovo ricevitore wide band SDR/DSP Icom IC-R9500, dopo aver avuto la fortuna di provarlo per un intero pomeriggio presso il distributore romano dell'apparecchio. Che costa più di 11 mila euro. Andrea dice di essere rimasto stupito della qualità della ricezione in HF. Sono i vantaggi della demodulazione via software in una radio che a differenza dei ricevitori analogici a banda così ampia (il 9500 copre praticamente da 0 a oltre 3 GHz) non deve fare compromessi sulla parte di spettro inferiore ai 30 MHz. Altra caratteristica fondamentale è il display in grado di visualizzare ampie porzioni di spettro alla ricerca visiva di segnali da captare. In una finestra di 5 MHz il ricevitore può analizzare non meno di tre bande delle onde corte per volta. Trovate l'articolo e le foto di Andrea sul suo sito.
In questi giorni è circolato anche il link alla brochure in formato PDF, sfortunatamente solo in tedesco, del nuovo ricevitore SDR di Rohde & Schwarz, l'EM510. Il front end dell'apparecchio è a conversione diretta, nello stile utilizzato da RFSpace per intendersi. La sezione DSP che svolge le funzioni di selezione, filtraggio e demodulazione dovrebbe però essere integrata, non implementata su personal computer. A quanto pare il prezzo qui varia dai 20 ai 30 mila euro e oltre, a seconda delle opzioni, la copertura è solo Hf da 0,009 a 32 MHz.
Ho letto in giro di possibili iniziative SDR da parte di Kenwood, ma non ci sono conferme vere e proprie. La sensazione è che il mercato dei ricevitori HF, un tempo caratterizzato da tre segmenti abbastanza riconoscibili (portatili consumer, semiprofessionali/radioamatoriali da tavolo, professionali per uso civile e militare) oggi si stia drammaticamente adattando al generale calo di interesse nei confronti del broadcasting HF in generale. Il segmento centrale, quello dei semiprofessionali da tavolo è praticamente sparito, non si fanno più radio nuove in questa fascia. Al loro posto rimane un mercato di apparecchiature per la ricetrasmissione radiomatoriale, molte delle quali a copertura continua in ricezione. Quest'ultima categoria ha prodotto in questi due o tre anni eccellenti apparecchi DSP molto apprezzati dai DXer, ma per i quali in Italia occorrerebbe una regolare licenza da radioamatore. Quello che fu il segmento dei semiprofessionali di prezzo intermedio oggi sembra sempre più presidiato da front end SDR di tipo commerciale (ma legato a piccolissime aziende produttrici, molto diversa dalle Big Three, Icom, JRC, Kenwood, dei semiprofessionali analogici) o amatoriale/hobbystico. Si tratta nella quasi totalità dei casi di ricevitori (o ricetrasmettitori) che hanno bisogno di un personal computer per funzionare, il che può comportare non pochi problemi di generazione di rumore e accessibilità. L'SDR si sta imponendo rapidamente anche nella gamma professionale, con apparecchi simili ai due di cui abbiamo appena parlato. La terza via - se escludiamo il mercato dei ricevitori usati - è quella dei piccoli ricevitori portatili a basso prezzo, oggi soprattutto di fabbricazione cinese.

Due opinioni sulle prospettive di IBOC

Volevo sottoporvi due bei commenti apparsi in questi giorni su Radioworld, magazine online sulla radio commerciale americana. Il primo è un editoriale che invita i proprietari di stazioni radio terrestri a differenziarsi rispetto alla potenziale concorrenza online o satellitare. Differenziarsi con uno standard come Hd Radio non basta, scrive Radioworld, se poi una trasmissione digitale non si distingue troppo, per qualità, dall'FM analogica (in modulazione di ampiezza, secondo il giornale, la differenza sarebbe nettamente percepibile). Ricordo che a fine 2006 erano circa 1.400 le stazioni FM americane attrezzate per IBOC, mentre le vendite di apparecchi riceventi non mostrano ancora numeri sconvolgenti.
L'altro commento è più visionario e muove dal confronto tra due diverse fase di transizione: più di mezzo secolo fa dalle onde medie alla nascente banda FM e oggi tra radio analogica e digitale. Attenti, scrive Skip Pizzi: l'FM ha avuto vent'anni di tempo per imporsi, ma gli standard digitali non possono permettersi tutta questa attesa. Se non sfondano ora, difficile lo possano fare tra molto tempo.
Opinion: Don't Forget The Wow Factor
(2.14.2007)

If terrestrial radio is to survive in the long term, it must differentiate itself in a positive way from the satcasters, podcasters and Internet broadcasters.

The typical station now faces a lot more competition than just the similarly formatted outlet across town; and that competition is growing. If we intend to maintain market share to remain relevant and viable, we have to be different and better. That means the terrestrial radio listener experience must be better in some way than the listener experience for competing media. As we often note, much of a listener's experience comes from the content. But a good bit of it is technical in nature — the overall aural, sensory and visual experience. Engineers and other tech-savvy managers do have a role to play in the success of this digital transition Individual stations and group owners as well as the industry at large should consider several factors.
Atop our list is the FM HD Radio experience. At the insistence of Ibiquity Digital, many station engineers have worked hard to make the analog/digital transition “seamless.” Mission accomplished — but if you can't tell the difference between the analog and digital, why bother with the digital at all? Recent newspaper reviews of HD Radio have concluded just that. The reviewers couldn't tell the difference and thus couldn't see the benefit. It's hard to argue with that. AM HD Radio has a definite “wow factor.” FM HD Radio lacks it. Somehow we've got to create such a “wow factor” for FM.
We suggest the use of lighter, peak-limit-only processing on FM digital audio to preserve the dynamic range of the source material. Another possibility is to use the feature in the Ibiquity software to push the demodulated level of the digital audio by a dB or so, creating the perception of greater loudness. This will, of course, be a tradeoff in the fringe, but judiciously used it could be a component of what is needed to make the digital audio “pop” and stand out from the analog.
PAD and RDS are areas where we can generate “wow factor” for the listener. We need something different and better here, something other than what we see on many stations now: song title/artist followed by “unknown” in the empty album/genre fields. Why not populate those fields with useful and interesting data? During commercials, display the business name and phone number. Be creative and use RDS and PAD scrolls for contests and promotions.
Undoubtedly there is more that we can do to improve our product; it's up to us to find it. The HD Radio rollout needs a greater sense of urgency. Compelling content is critical, yes. But radio engineers also must put ourselves in the listener's footwear, frankly critiquing our signals, sounds and scrolls — the listener experience — to determine what we can do to make terrestrial radio different and better.
E ora la parola a Skip Pizzi:
Exactly the Same, Yet Completely Different
There Are Important Similarities and Contrasts Between the Early Days of FM and Those of IBOC

by Skip Pizzi, 2.14.2007

Comedian Steven Wright has a routine in which he asks listeners to recall the feeling one gets when leaning back in a chair a little too far. He describes the sudden uncertainty that ensues over whether you can still recover or if you will fall backwards to the floor. Once his audience recognizes that moment of panic, he adds, “Well, that's the way I feel all the time.”
This is the period in which HD Radio finds itself right now, waiting for pivotal influences to be applied while determination of its future hangs in the balance. Of course, the key to Wright's joke here is that we all know the condition he describes cannot last for long; gravity will soon have its way, and the chair will either quickly settle back upright or topple over. For HD Radio, market forces will similarly exert their will with some haste, selecting one pole of a binary outcome for the emerging technology, and determining it during a brutally finite period of time. So what can we learn from broadcast history that can help us better understand the dynamics at work here?

Quantity beats quality

A common refrain of this column has been that — despite many broadcast and audio engineers' wishes to the contrary — media audiences typically prefer quantitative change over purely qualitative change. This was certainly the case in the early days of FM. The format languished in its first two decades as simply a higher-quality alternative simulcast to AM channels.
Although existing AM broadcasters were each offered an FM license (in the 92–108 MHz band, while 88–92 MHz was allocated to new, non-commercial/educational channels), most were disappointed at the slow sales and low audience uptake for the new format, even well after its initial deployment, and thus they did little to help the format succeed. Several broadcasters even gave up their FM channels as charitable contributions to non-profit organizations, which is why there are a few non-commercial FM stations today on channels above 92 MHz. As late as the mid-1960s, the future looked quite bleak for FM.
Its success was stimulated initially by an FCC action that required broadcasters to separately program their FM channels from their AM services. This was a dramatic move, especially considering the cost to broadcasters that this ruling represented at the time. It is testimony to just how dire the FCC considered the fate of FM to be.
Broadcasters who wanted to keep their FM channels were therefore motivated to find cheap new sources of content. Some preferred automation, and many settled upon the format eventually known as easy listening, which soon became popular among some demographics. Others went for live assembly and hired young DJs who were relatively unconstrained by playlists. Thus the progressive rock format was born, and we all know the rest. These formats and a few others propelled FM to a meteoric rise, and over the next decade it challenged, and eventually overtook, the traditional AM format for audience share in most markets.
Whether it was serendipity or prescience that brought these formats forward, the key lesson is that it wasn't just because they were cheap. The content broadcast in these formats resonated strongly among both existing AM listeners and new audiences of the day, causing strong overall growth in radio listening, as well as massive shifts from AM to FM use. Meanwhile, listeners flocked to stores for new FM-capable radios.
It would seem that today, although specific tastes may have shifted, the preference for quantity over quality still generally applies. Thus HD Radio is well positioned, offering broadcasters the ability to provide both qualitative and quantitative improvements almost from its outset.

That was then …

On the other hand, and as we know, a lot has changed along the audio media landscape since the 1970s. First, the pace of technological progress itself has dramatically increased, thus any window of opportunity for a new format to catch on is necessarily shorter — perhaps almost ephemeral.
Next, consider that listeners already have many more audio-service options to choose from than existed in FM's early days. Some of these are themselves still fighting for a foothold, so the competitive environment is intense, and promotional budgets are necessarily ratcheting ever higher. Ironically, the age of digital audio clarity has engendered this different form of noise in the marketplace, one that is increasingly difficult to rise above in order to capture listeners' attention.
Speaking of noise, the commercial clutter on radio services also is greater than it was in the 1970s, although not as yet on HD Radio multicast services. Nevertheless, this long-term issue may already have established a reputation for radio that is difficult if not impossible to shake off, discouraging listeners from sampling any new offerings from the industry's incumbents.
Similarly, there is a sense among some listeners that radio is too set in its ways to change much, or too “old school” to produce anything compelling in the new-media era. This is a crisis of branding for the industry as a whole; deserved or not, it must be addressed. The emergence of HD Radio is an opportunity to do so, but it should be understood that it is still a tough sell to those who already consider the industry as rust-belt technology.
Finally, there is a complex matrix of expectations that radio and other more recent technologies have established among audiences, which can be summarized under the heading of “cheap, reliable and portable.” While radio was once the only service that could truly offer all of these attributes, it is no longer alone in this respect, and the list of others who can make this claim continues to grow. Meanwhile, terrestrial radio's own new digital service offering has yet to score very highly on these critical parameters.

This is now

In summary, yes, FM indeed clawed its way back from the brink of its demise to be fantastically successful. And yes, HD Radio's similar slow start is to be expected. But can HD Radio survive low growth or a stall like FM experienced, for any similar amount of time? Unlikely. FM didn't begin to turn things around until over 20 years had passed following its introduction. No one believes HD Radio will have until the mid-2020s to do the same.
Analysts are mixed on just how long HD Radio does have to make its mark, however. The fact that its operational costs are so broadly dispersed among otherwise still-profitable enterprises (as discussed in this column in the Oct. 11, 2006 issue) may provide it with a relatively longer runway than most of its competitors. It also has some advantages out of the box that it took years for FM to gain. But whether these will be enough to make HD Radio the new mainstream, only time — and not much of it — will tell.


Digitale, prove di efficienza

Di nuovo sulla questione della copertura geografica di una stazione che trasmette in modalità digitale. Cerco di riassumere le perplessità su cui sto ragionando da un po'. Dalle prove effettuate da Rai Way emergerebbe per la radio digitale (DRM) una efficienza significativamente migliore rispetto alle trasmissioni analogiche in modulazione di ampiezza. Il bacino di ascolto del segnale di Milano-Siziano 693 kHz con 37 kiloWatt, risulterebbe più o meno sovrapponibile a quello ottenuto con un dispiego di 450 kW di potenza attraverso una decina di impianti analogici. Ci sarebbe quindi la dimostrazione sperimentale della superiorità della modulazione digitale. A parità di campo, un segnale digitale debole risulterebbe più leggibile di un segnale analogico altrettanto debole.
Tutto questo contrasta ampiamente con l'esperienza dei DXer e dei radioamatori, che invece hanno sempre riferito di grossi problemi di continuità di decodifica di segnali DRM sulle onde corte e sulle onde medie. Ecco per esempio un post di due giorni fa sul gruppo di discussione del National Radio Club americano, a proposito della ricezione a lunga distanza (si fa per dire 494 miglia) di una stazione dell'Iowa nel non lontano Tennessee:
For the first time, I've received digital audio from a distant station. Noticed 1030 and 1050 essentially buried in WHO-HD sidebands (on the ham rig) and 1040 essentially local quality, so quickly grabbed the Receptor HD & hooked it to the 700' west Beverage. I was almost immediately rewarded with a WHO "text ID" on the display - and a fraction of a second later, with WHO digital audio. It stayed in in digital for about 90 seconds before fading a bit & going back to analog. I got another few seconds of digital audio around 0806.
Doug Smith W9WI Pleasant View (Nashville)
Doug ha captato in digitale Des Moines da Nashville con una antenna filare di oltre 200 metri di lunghezza. Da un punto di vista strettamente DXistico è pochissima roba, le stazioni locali in onde medie possono percorrere migliaia di chilometri con poche centinaia di Watt e risultare ancora identificabili (ricordiamoci sempre che si parla di limite di "leggibilità" per orecchi molto più allenati della media). Ecco il commento di Adam Myrow sull'ascolto di Doug Smith:
Here is an interesting theoretical question. As we know, the digital IBOC signal is running at far less power than the analog signal despite the awful racket it creates. My question is, how far would a station running digital at 50,000 watts get out? I suspect that with skywave fading, it still wouldn't do so well, but it's just something I was pondering as I read this thread. I know digital TV has been mostly running at low power, and is having basically the same problem as IBOC. That is, people need an outside antenna to get the digital signal. I guess that's changing now, though. Adam Myrow, Memphis
Giustamente Adam osserva che il digitale utilizza comunque potenze inferiori. Che accadrebbe se una stazione Hd Radio utilizzasse potenze diverse? Il punto è proprio questo ed è qui che si concentrano le perplessità. Vediamo di capirci ancora meglio. I fautori del digitale, per esempio del DRM utilizzato su base locale, dicono che il digitale è più efficiente. Per un broadcaster l'efficienza si misura con parametri anche soggettivi come la potenza immessa nel sistema di antenna, la copertura assicurata in termini di campo elettrico per unità di superficie, la comprensibilità e la qualità del segnale in funzione dello spettro audio trasmesso. Su scale molto locali, cioè per raggi di copertura ristretti (una città di medie dimensioni per esempio), il DRM potrebbe in effetti funzionare bene e dare maggiore qualità con minore potenza impegnata. Sulle lunghe distanze (quelle che per esempio interessano all'ascoltatore delle onde corte non particolarmente interessato alla caccia di segnali deboli) le incertezze aumentano. La sperimentazione del DRM sulle frequenze in cui la propagazione avviene per onda di cielo, non ha ancora dimostrato che un trasmettitore analogico sia molto meno efficiente di un digitale. Semmai sta dimostrando il contrario. E la sperimentazione del DRM sulle medie? Le onde medie non si propagano sempre via cielo (succede solo di notte) ma a mio modesto parere è ancora azzardato affermare che l'efficienza del digitale sia superiore, che sia cioè possibile coprire un'estesa area "locale" in onde medie con un numero inferiore di trasmettitori e una potenza complessiva impegnata più bassa.
C'è inoltre un sacco di lavoro da fare nell'ambito della fascia di ascolto serale-notturno, quando i trasmettitori in onde medie di solito vengono utilizzati a regime di potenza più basso per evitare che la componente di segnale di cielo possa interferire con gli impianti iso-frequenza più distanti. Si sa molto poco degli effetti delle interferenze isocanale da parte di due emittenti digitali: la presenza in antenna di due segnali diversi influisce sulla decodifica e quanto? Un attento monitoraggio su 693, magari effettuato con antenne magnetiche e direzionali (loop in ferrite), potrebbe essere molto significativa. Su questa frequenza operano infatti Siziano e la stazione tedesca di Henningsdorf, la prima con 37, l'altra con 250 kW dichiarati (mi sembrano molto inverosimili) per ripetere Voice of Russia. Se siete attrezzati per la ricezione del DRM, anche solo via computer, e volete contribuire con qualche dato, sarebbe molto interessante.

12 febbraio 2007

Il ruolo del giornalismo globale

Due letture molto stimolanti intercettate sull'ultimo DXLD mi riportano nella sfera della public diplomacy, l'arte delle relazioni internazionali giocate non nelle dorate stanze dei diplomatici accreditati e delle visite presidenziali, ma sul terreno frequentato dalla gente comune, la cosiddetta opinione pubblica.
Un articolo apparso l'altro giorno sul Washington Post vede un ex direttore di Voice of America chiedersi che senso ha utilizzare i canali delle emittenti internazionali (in questo caso verso il Medio Oriente) per bombardare i presunti "importatori" di democrazia con le canzonette di Eminem e Britney Spears. Un dubbio lecito considerando che gli illuminati gestori delle stesse emittenti non fanno altro che ridurre i budget di spesa eliminando i programmi di informazione e approfondimento. Un bel risparmio di soldi, davvero. Per un militare significherebbe, chessò, sparare milleseicentonovantanove missili invece di millesettecento? Strano modo di vedere... Come vuole che gliela esportiamo 'sta democrazia, signore? Preferisce una bella raffica di fucile automatico, una cluster bomb o della buona musica per deficienti? A lei la scelta, noi siamo contenti di risparmiare quattro lire tagliando teste in redazione. In fondo i giornalisti sono solo dei rimpicoglioni e chissà mai che a farli parlare troppo ci rovinano le nostre belle guerre.
Poche righe più sotto, DXLD cita un blogger autorevole (il direttore di BBC Global News, Richard Sambrook) a sua volta citato da un altro blogger, Kim Andrew Elliott, specializzato appunto in broadcasting internazionale e public diplomacy, a proposito di un seminario organizzato in Inghilterra con la partecipazione di Joseph Nye, ideologo del Soft Power (il potere, specie internazionale, esercitato con mezzi ideologico-culturali, non con le armi o gli embarghi economici). Anche Sambrook parla diffusamente del ruolo attuale dei broadcaster internazionali. In occasione del seminario è stato distribuito un saggio a circolazione limitata (ma il Pdf si trova all'indirizzo appena citato), Global Voices, in cui diversi esperti discutono la questione dei mezzi di comunicazione rivolti a bacini di utenza non domestici. Un centinaio di pagine molto belle, dove si intrecciano questioni come il futuro delle notizie nei media digitali, la politica dello sviluppo, la storia delle grandi emittenti mondiali... Da scaricare tassativamente.

Britney vs. The Terrorists

By Robert R. Reilly
Washington Post - Friday, February 9, 2007; A19

In the spring of 2003, across a field of rubble in Baghdad, a young Iraqi journalist accosted me and demanded: "Why did you stop broadcasting substance and substitute music?" The year before the Broadcasting Board of Governors, the government entity in charge of radio broadcasting, had shut down the Voice of America's Arabic service, and it ended most of its Farsi service in 2003. Voice of America had been broadcasting features, discussions of issues and editorials reflecting U.S. policies. But now it filled 50 minutes of each hour on Arabic-language Radio Sawa and most of the time on Persian-language Radio Farda with Eminem, J. Lo and Britney Spears.
This change in format provoked other angry questions: Are Americans playing music because they are afraid to tell the truth? Do they not have a truth to tell? Or do they not consider us worth telling the truth to?
We did not fight communism with pop music. In fact, during the Cold War, America used its government media institutions to broadcast its ideas and beliefs. So why are we not refashioning those successful broadcast strategies and trying to spread our ideas in the Muslim world, the breeding ground of much of the world's terrorist threats?
Members of the Broadcasting Board of Governors (BBG) have shared their answer: Radio Sawa's progenitor, media mogul Norman Pattiz, was still serving his Clinton-appointed term in 2002 when he told the New Yorker that "it was MTV that brought down the Berlin Wall." (Not Ronald Reagan, Lech Walesa or Vaclav Havel, of course.) President Bush's appointees did not improve the board's outlook. In October 2002, Ken Tomlinson, then the board's new chairman, approvingly quoted his son as saying Spears's music "represents the sounds of freedom." It seems that the board transformed the "war of ideas" into the battle of the bands.
So, is MTV winning the "war of ideas"? After years of the United States broadcasting Britney Spears to the Levant, the average radical mullah has not exactly succumbed to apoplexy or come to love democracy. A State Department inspector general's draft report on Radio Sawa (the final report was never issued) found that"it is difficult to ascertain Radio Sawa's impact in countering anti-American views and the biased state-run media of the Arab world." Or, as one expert panel assembled to assess its value concluded, "Radio Sawa failed to present America to its audience."
The BBG has achieved part of its objective in gaining large youth audiences in some areas of the Middle East, such as in Amman, Jordan, where it has an FM transmitter. But as the Jordanian journalist Jamil Nimri told me: "Radio Sawa is fun, but it's irrelevant." We do not teach civics to American teenagers by asking them to listen to pop music, so why should we expect Arabs and Persians to learn about America or democracy this way? The condescension implicit in this nearly all-music format is not lost on the audience that we should wish to influence the most -- those who think.
Some, of course, suspect that the United States is consciously attempting to subvert the morals of Arab youth. Undersecretary of State Karen Hughes told columnist Cal Thomas in December that our "view of freedom is sometimes seen as licentiousness. . . . And that is only exacerbated by the movies and the television and some of the music and the lyrics that they see exported from America." Especially, Hughes might have added, since the BBG, on which she sits as an ex officio member, promotes this very image.
Becoming a caricature of ourselves is bad policy and bad public diplomacy. The job of U.S. international broadcasting is to present, before we are attacked, what much of the world saw only after Sept. 11 -- the sacrifice, bravery and piety of the American people -- as part of a complete picture. By presenting this aspect of our culture, we might even prevent the miscalculations of those who believe they should attack the United States or can do so with impunity because we are a weak, irreligious, morally corrupt country.
We need radio broadcasting in the "war of ideas," but it has to deal in ideas to be effective. The "MTV message" is something that commercial broadcasting can do and would do better than government-funded radio. Government broadcasting is needed when the United States must communicate a message to a key audience that that audience otherwise would not hear.
Music may have a role in this kind of broadcast mission, but only if it is part of a larger, idea-based strategy. Where are the ideas that will help us win this war, and why are they not being deployed by all available means to the places that most need to hear them? Isn't it time to change our tune?

The writer was the 25th director of the Voice of America and was senior adviser to the Iraqi Ministry of Information during Operation Iraqi Freedom.



10 febbraio 2007

Prossima fermata, Ande


L'altra sera scendo la solita scala della fermata della metropolitana e mi ritrovo nel pieno di un trip da déja écouté ( o dovrei dire oído ya) radiofonico andino. Sto prendendo la sotterranea a Milano o ad Ambato? Svolto nel corridoio che porta ai tornelli della stazione e mi ritrovo un autentico arpista dai tratti inconfondibili da indio. Nel metrò milanese i suonatori non mancano mai. Spiace dirlo, ma in genere sono inascoltabili, perlopiù gitani di passaggio da qualche campo nei dintorni che chiedono (e per come suonano non potrebbero pretendere di più, peccato) qualche monetina in cambio di tre note ripetute alla nausea.
Wilman Guachi viene dall'Ecuador e musicalmente è tutta un'altra cosa. E' un po' che mi sto dando del cretino per non avergli comperato il CD con una selezione di alcuni suoi brani. Presumo gli stessi che offre ai distratti pendolari della periferia metropoli, quasi tutti completamente ignari dei tesori musicali che risuonano dalle corde della "arpa viajera" di Wilman (il titolo del CD è censito su Internet, Wilman Guachi y su Arpa Viajera). Nell'arco di tre settimane ho incontrato l'arpista due volte, nella stessa fermata (Bande Nere, per la cronaca, ma viene voglia di ribattezzarla Ande Nere). Spero che non ci sia due senza tre, la prossima volta il disco non mi sfuggirà.
La maestria di Wilman mi ha fatto subito pensare alle tante ore trascorse sui 60 (e con un po' di fortuna in più, sui 90) metri, un tempo popolati da stazioni di Peru, Bolivia ed Ecuador. Le stazioni radio di quell'area erano attente custodi della tradizione artistica musicale delle varie regioni e non era difficile sentire interi festival registrati dal vivo, con tanto di annunci riverberati dall'eco a declamare i nomi degli esecutori e dei brani. Parlo naturalmente di segnali deboli e disturbati, anche se la propagazione da quelle zone è abbastanza generosa e in corrispondenza del passaggio della linea d'ombra sul terreno può determinare forti condizioni di rafforzamento (enhancement) dei segnali e consentire un ascolto di grande effetto.
Oggi dall'Ecuador su quelle frequenze saranno attive quattro o cinque stazioni, ma per fortuna c'è Internet, con parecchi siti che consentono di approfondire gli aspetti culturali e tecnici della tradizione culturale andina e - grazie agli esempi e ai flussi streaming dalle stazioni radio - offrono ampie possibilità di ascolto. Semma il problema è che le stesse stazioni radio non si interessano più agli stili tradizionali e se hanno i mezzi economici per una presenza Internet preferiscono di solito trasmettere strane varianti di pop latino contemporaneo, comunque piacevoli.
Per istruirsi a fondo sugli stili tradizionali si deve cominciare dall'autorevole Latin America Music Styles di Henrik Klemetz e Jay Novello (due esperti DXer). Molti campioni audio si trovano su siti come El Rondador specializzato in musica ecuadoriana. Musica Peruana ha un vasto repertorio di brani in formato midi e partiture, con la descrizione degli strumenti tipici. Ma per imparare tutto sugli strumenti, a corda, a fiato e percussione della geografia musicale delle Ande, mi sembra eccellente il lavoro che ho trovato su Pacoweb, sito con un grande database di artisti e titoli.

Stili di sperimentazione

Continuo a tornare sull'argomento della sperimentazione della radio digitale: piaccia o meno, anche questo mezzo di comunicazione deve pur evolvere ed è giusto esplorare le varie opzioni. Le mie perplessità riguardano il modo di avvicinarsi alla radio del futuro. Un modo che a volte non mi sembra in linea con le attuali esigenze di pacifica convivenza con tecnologie "vecchie", ma seguite da qualche miliardo di persone.
All'inizio del mese la RAI ha avviato l'ennesima sperimentazione: il T-DMB. Le frequenze sono le stesse di un'altra sperimentazione: il DAB. Il vantaggio è che i pochi utilizzatori di ricevitori DAB (quelli per il DMB non esistono sul mercato, non li trovi neppure su eBay in Corea) possono continuare a seguire i programmi con la vecchia codifica Mpeg Layer 2. O no? Giorni fa mi scrive Giorgio Galifi, chiedendomi un parere. "Da quando è attivo il DMB il mio canale preferito," dice Giorgio, "il quinto della filodiffusione, è passato da 160 a 96 kilobit. Il risultato sull'ascolto della musica classica è quanto mai negativo." Sono andato a controllare sul mio ricevitore DAB ed è vero: per far posto ai bit del DMB, RAI ha dovuto limare qualcosina ai programmi del bouquet DAB. Invece di togliere bit a Radio 1 (rimasta a 160 kbit) a sacrificarsi è stata Auditorium. Ecco cosa dice Giorgio:

Sì, purtroppo il bit rate è davvero cambiato... (drasticamente diminuito). Io utilizzo un sintonizzatore Sony ST-SDB900 e il IV e il V canale della Filodiffusione (trasmessi via DAB) sono scesi da 160 Kbps a 96 Kbps. Altri drastici "tagli" (forse più comprensibili) sono stati operati su GPR (il canale che trasmette le sedute parlamentari) dove il bit rate è sceso a 48 Kbps ed è diventato mono. A sua volta anche Isoradio è sceso da 160 kbps a 96 ed è diventato egualmente mono. Invariati invece restano Radio 1,2 e 3 che trasmettono sempre a 160 Kbps.
Conosco il Call center di Raiway dove credo d'essere ormai tristemente conosciuto come un rompiscatole storico. Li ho avvisati della modifica, cosa di cui una prima centralinista non sapeva dirmi nulla.. Poi dopo un ennesima telefonata ho parlato finalmente con un ragazzo che mi ha avvisato della sperimentazione ed ha preso nota della mia comunicazione sulla modifica del bit rate.
Successivamente ho scritto anche alla Filodiffusione avvisandoli di come - oltre alla diminuzione di bit rate - il IV canale FD fosse completamente sparito e fosse stato sostituito da un doppione, in versione mono, di Radio Tre. Beh... questi ultimo si sono attivati subito facendomi, via mail, tutta una serie di domande di conferma di quanto avevo scritto, e poi ho constatato ieri che il IV canale FD è stato ripristinato (anch'esso però a 96 Kbps).
Io abito in provincia di Treviso ad una certa distanza dal trasmettitore DAB di Campalto (Venezia) e così quando ho iniziato a chiamare facendo le mie prime segnalazioni per le periodiche disfunzioni non volevano nemmeno credere che ricevessi il segnale... Alla fine esasperati dalle mie segnalazioni mi hanno mandato un tecnico rai a casa il quale ha effettuato tutta una serie di misurazioni ed ha constatato che, effettivamente (e alquanto inspiegabilmente), ricevevo il segnale (forse di rimbalzo mi hanno spiegato). Va beh... sia come sia proprio ora che il segnale era diventato finalmente stabilissimo (lo ricevevo con una percentuale di 60 punti su 100 ed una conseguente qualità sonora - segnalatami sempre dal mio sintonizzatore - di 98/100! Raiway ha pensato bene di fare una ennesima sperimentazione (peggiorativa, temo).
Quello che volevo chiedere è se vale la pena aspettare ancora sperando che qualche spirito benefico illumini le menti di questi signori e gli faccia riportare il bit rate ad una dimensione appena decente (160 Kbps) per l'ascolto della musica classica oppure se è meglio definitivamente abbandonare il DAB e passare ad acquistare un classico decoder satellitare per ricevere la filodiffusione ed altri canali radio di musica classica.
Dovete ammettere che è un po' perversa. La "sperimentazione" del DAB va avanti da una quindicina d'anni o poco meno. Uno sarebbe portato a pensare che se devi sperimentare qualcosa per quindici anni questa cosa tanto bene non deve funzionare, ma tant'è. Diciamo che quei due o trecento ricevitori DAB in Italia ci saranno. Ma ora la sperimentazione cambia e quei ricevitori, pur non smettendo di funzionare, devono fare un significativo passo indietro. Con il mio ricevitore DAB la musica classica arriva maluccio (96 kilobit con la codifica Musicam sono molto peggio dell'FM). In compenso... Non posso vedere le famose immagini della sperimentazione DMB perché i terminali del futuro, essendo futuri (concept products, li chiamano, in genere l'unica cosa tangibile è la fregatura) non li trovo nemmeno a Seoul.
In Gran Bretagna, tanto per cambiare, fanno le cose in modo diverso. La BBC ha annunciato una prima sperimentazione del DRM su scale molto locale. Il trasmettitore in onde medie della città di Plymouth (855 kHz, 1 kW) che oggi trasporta i programmi di BBC Devon, a partire da fine aprile funzionerà per un anno in DRM. La novità è che per questo test BBC selezionerà un panel di ascoltatori di Plymouth e fornirà loro un apparecchio capace di ricevere in digitale e analogico (il Roberts? Il Morphy Richards?). Alla fine il panel fornirà un parere su come sono andate le cose e l'esperienza, precisa la BBC, servirà per impostare le future strategie di transizione al digitale.

09 febbraio 2007

Homebrewing blues


Alessandro Santucci, radioamatore attivo nel campo della sperimentazione QRP/QRSS mi ha gentilmente inviato il primo numero della sua HomeMade Newsletter. La nuova iniziativa editoriale avrà, scrive Alessandro, una periodicità irregolare: uscirà ogniqualvolta ci saranno nuovi progetti di autocostruzione elettronica da pubblicare. L'obiettivo, infatti, è dedicare almeno un piccolo spazio specializzato alla realizzazione di apparati e dispositivi utili a radioamatori e ascoltatori. Sul primo numero di parla di antenne loop per i 2 metri, del progetto Multibeacon di Claudio Re, di alimentatori, di SDR. Oltre alla newsletter è stato creato un gruppo su Yahoo, HomeMadeNews, aperto a notizie e impressioni su nuovi progetti.
La progettazione e la realizzazione i proprio di circuiti è da sempre una caratteristica della cultura radioamatoriale, che parlano anche di home "brewing" (un verbo che si riferisce alla fermentazione della birra). E' curioso che un hobby di nobilissime origini, nato all'epoca della radiofonia pre-industriale (quando autocostruire era obbligatorio), ottanta, novanta anni dopo riscopra questa tradizione proprio perché l'offerta di prodotti commerciali ha perso gran parte della spinta accumulata tra anni settanta e ottanta. L'interesse nei confronti della radio hobbystica è ancora relativamente vivo, ma i profitti si fanno altrove e gli appassionati sono tornati, saldatore alla mano, a sperimentare.
Personalmente invidio molto i coraggiosi del saldatore perché non ho una grande manualità elettronica e anche la preparazione, al di là di un insufficiente background teorico, lascia a desiderare. Ma la mentalità dell'hacker, del geniaccio dei transistor e dei trasformatori toroidali, che ancora anima i radioamatori di tutto il mondo e che recentemente ha dato luogo a una quantità di eccellenti apparati di Software Defined Radio, non merita di essere accantonata come una passione sentimentalistica e fuori moda. I pionieri dell'informatica moderna giocavano coi trenini elettrici nelle università californiane. Internet è nata da una sfida tecnologica vissuta come un gioco. Ethernet deriva da una rete di comunicazione radio creata per collegare tra loro le sedi dell'Università delle Hawaii. Prima di queste reti informatiche, l'unica rete non cablata a copertura globale era quella dei radioamatori. Un bellissimo libro appena pubblicato dalla prestigiosa MIT Press, Ham Radio's Technical Culture di Kristen Haring (sorella del celebre artista, Keith) narra di questa affascinante cultura e della sua profonda influenza sulla scienza e la società americane.
Autocostruttori di tutto il mondo, unitevi.

07 febbraio 2007

Will DRM kill the SDR star?

Di solito non mi occupo di problematiche strettamente riferibili al mio lavoro di osservatore dei fenomeni informatico-tecnologici, anche perché la radio a me serve semmai per evadere dalle complessità, non sempre giustificate, di quel mondo. Così può sembrare fuori luogo che RP si metta di colpo a parlare di Windows Vista, il recente sistema operativo Windows. In questo caso è doveroso perché stiamo parlando di un abiente operativo (Windows) in cui sono sono stati implementati i maggiori progetti di Software Defined Radio amatoriali e commerciali che - questi sì - seguo da tempo con interesse e passione.
La mia curiosità si è accesa all'improvviso quando Alberto Di Bene, autore del software di demodulazione più lodato dell'universo, ha commentato in questo modo una richiesta di chiarimenti di un utilizzatore di Winrad apparsa stamane sul gruppo di discussione SDR_Italia (l'incipit di Alberto è evidentemente scherzoso ed è rivolto al suo interlocutore che raccontava di come fosse riuscito a installare Winrad sotto Vista):
Dovrei denunciarti per delitto di lesa maesta'... il mio Winrad fatto girare sotto Vista ? Devi sapere che, avendo letto quello che ho letto sul come e' fatto Vista, in casa I2PHD codesto sistema operativo non entrera' MAI.. quindi in futuro saranno inutili segnalazioni di malfunzioni sotto Vista... saranno cestinate o al massimo rispondero' con "reinstalla Windows XP", perlomeno su una seconda partizione con Boot Magic (strumento meraviglioso, io lo uso sul mio PC e ho la scelta all'accensione tra WinXP, Win2000, Win98 e Linux Ubuntu).

Inizialmente Alberto non ha fornito particolari spiegazioni di questa evidente allergia nei confronti di una piattaforma operativa tanto attesa da milioni di persone in tutto il mondo. Successivamente ha cominciato a spiegare, partendo da un link a questo documento pubblicato in Nuova Zelanda contenente una dettagliata "cost analysis" non tanto di Vista nell'insieme, quanto piuttosto del sistema di protezione dei contenuti implementato nel software Microsoft.
La lettura del documento segnalato da Alberto lascia davvero perplessi, a incominciare dall'Executive Summary, uno dei più laconici e divertenti che io abbia mai visto:
The Vista Content Protection specification could very well constitute the longest suicide note in history.
Qual è la natura del problema? Sembra che per venire incontro ai desiderata dell'industria dei contenuti multimediali, Vista integri una serie di misure facilitatrici del cosiddetto Digital Rights Management (insomma, un secondo DRM nemico dei radioascoltatori dopo il Digital Radio Mondiale). Solo che queste misure prevedono di separare le periferiche e le applicazioni software per il multimedia in due categorie: quelle "buone" si lasciano controllare da Vista e dai padroni dei contenuti; le "cattive" - cioè tutte le altre - non si lasciano controllare. Per queste ultime "bad girls" è previsto un vero e proprio trattamento di serie B da parte del sistema operativo. Vista sarebbe addirittura in grado di degradare appositamente la qualità dell'audio che in qualche modo passa attraverso il sistema:
Alongside the all-or-nothing approach of disabling output, Vista requires that any interface that provides high-quality output degrade the signal quality that passes through it if premium content is present. This is done through a “constrictor” that downgrades the signal to a much lower-quality one, then up-scales it again back to the original spec, but with a significant loss in quality.
E quel che è peggio:
In order to appropriately protect content, Vista will probably have to disable any special device features that it can't directly control. For example many sound cards built on C-Media chipsets (which in practice is the vast majority of them) support Steinberg's ASIO (Audio Stream I/O), a digital audio interface that completely bypasses the Windows audio mixer and other audio-related driver software to provide more flexibility and much lower latency than the Windows ones. ASIO support is standard for newer C-Media hardware like the CMI 8788. Since ASIO bypasses Windows' audio handling, it would probably have to be disabled, which is problematic because audiophiles and professional musicians require ASIO support specifically because of its much higher quality than the standard Windows channels.

Insomma, per gli sviluppatori di hardware e software SDR, Windows Vista rischia di diventare uno spauracchio tremendo, tanto da far pensare con preoccupazione ai tanti slogan dei fautori dell'interoperabilità e della neutralità, contro le varie strategie di protezione. La Free Software Foundations propone da tempo di non scrivere Digital Rights Management ma Digital Restrictions Management, perché la tutela dei contenuti proprietari si trasforma in limitazione delle libertà personali. Information and content want to be free non vuol dire necessariamente che informazioni e contenuti debbano essere gratis, ma che almeno possano circolare il più liberamente possibile tra dispositivi e applicazioni. Nel caso del Software Defined Radio Windows in passato ha reso possibile un universo di sperimentazione numericamente ristretto, se vogliamo, ma molto ricco e promettente. Se il nuovo Windows minaccia di intervenire arbitrariamente sui segnali elaborati da piccole piattaforme hardware e software indipendenti (che certo non possono preoccupare l'integrità dei profitti delle case discografiche e delle televisioni), l'allarme sarebbe più che giustificato. C'è in gioco in prima battuta la tutela della creatività e della libera circolazione delle idee. Perché la libertà di espressione tecnologica non dovrebbero essere tutelata al pari di quella politica?
E' significativo che questa discussione avvenga proprio mentre la stampa informatica discute della lettera aperta di Steve Jobs, in cui il capo di Apple difende la sua azienda dalle numerose accuse di aver "chiuso" alle terze parti il sistema di DRM (rights management) dell'ambiente iPod/iTunes. In Italia, la rivista e il sito Altroconsumo hanno preso una posizione forte contro la non interoperabilità del DRM di iTunes, come spiega oggi la cronaca di Punto Informatico. Nella sua denuncia Altroconsumo dice di guardare con attenzione alle attività del gruppo Digital Media in Italy, un movimento a favore del DRM interoperabile promosso dal padre di Mpeg Leonardo Chiariglione (la prossima riunione operativa di Dmin.it à prevista il 13 febbraio alla università IULM di Milano). La questione della Content Protection di Windows Vista non ha ancora fatto molto rumore (qui c'è un post molto tempestivo di Gaspar Torriero, dove si fa riferimento anche alla posizione ufficiale assunta da Microsoft), ma forse è il caso che si faccia risuonare qualche campanellino di allarme.
Il DRM potrebbe uccidere la radio analogica. Il DRM, invece, potrebbe uccidere l'SDR...

Yet another beacon

Un recente post al gruppo di discussione sui radiofari amatoriali nei 10 metri (l'ormai più volte citato network italiano dei 28.322 kHz) mi permette di risalire alle pagine Web con i progetti QRP di Giuliano Gilmozzi, IN3KLQ. La sezione contiene diverse proposte per l'autocostruzione di radiofari nei 10 e 30 metri che possono tornare molto utili per la chiarezza con cui Giuliano riesce a condensare la teoria dei più diffusi schemi utilizzati dagli sperimentatori dei segnali a grafia lenta (QRSS) per i loro studi propagativi. Su questi radiofari si può trovare molto materiale in Internet, ma le due pagine di Giuliano rappresentano un prezioso "one stop shop" dove trovare tutti gli schemi e i suggerimenti pratici per l'assemblaggio. Oltre a due progetti per fari nei 10 e 30 metri (uno dei quali pubblicato anche su un recente numero (10/2006) di RadioRivista, viene presentato un ricetrasmettitore a conversione diretta da 1 watt per la grafia nei 50 metri.

E le ragioni dell'analogico

La pubblicazione dei miei appunti tratti dalla interessante discussione con i tecnici del Centro controllo Raiway di Monza comincia a smuovere i primi commenti dei DXer locali. Invito tutti a leggere quello di Andrea Russo in calce al post dell'altro giorno, in cui l'autore avanza più di una perplessità proprio sulla resa del digitale in termini di comprensibilità dei contenuti (perfino il digitale televisivo terrestre può andare in tilt quando passa un motorino!). Badate bene, questo è un punto fondamentale perché la vera value proposition, la forza della proposta del digitale è l'aumento della qualità e dell'efficienza nell'impiego di frequenze che grazie agli algoritmi di compressione potrebbero alla fine trasportare più contenuti di quanto non sia possibile con l'analogico. Se questa è la tesi del teorema, cerchiamo di capire come viene svolta e se l'assunto viene davvero dimostrato.
Un primo disclaimer: molti di quelli che frequentano questa pagina hanno l'orecchio particolarmente allenato alla comprensione di trasmissioni radio analogiche in condizioni di rumore, evanescenza e interferenza che risulterebbero inaccettabili per un ascoltatore normale. Tenete sempre bene presente questo punto, perché dovete farne la tara rispetto a tutto quel che segue qui.
Dirò subito che tra le tante cose che la visita a RaiWay di Monza mi ha dato la possibilità di approfondire sul digitale c'è una affermazione che mi ha lasciato perplesso (e che era emersa anche nell'incontro nella sede dell'Ordine degli ingegneri). I tecnici Rai sostengono che la decodifica del DRM è possibile anche con livelli di segnale molto bassi. Gli stessi livelli che non consentirebbero una sufficiente leggibilità dell'analogico. Ora, io ho sempre pensato - sulla base di osservazioni personali col DRM sulle onde corte e dell'evidenza in materia raccolta soprattutto dai DXer americani con IBOC - che le cose funzionassero esattamente al contrario: a una certa distanza, i test DRM delle onde corte non risultano più decodificabili, mentre con una trasmissione analogica abbiamo una soglia di comprensibilità molto più spinta, indipendentemente da quanto l'orecchio sia allenato o no. Certamente su questo aspetto influisce anche il fattore bitrate. Una trasmissione digitale ha due leve che possono modulare la copertura finale del segnale: posso trasmettere con più potenza o diminuire il bitrate e sacrificare un po' di qualità per rendere le mie trasmissioni più facilmente codificabili. Il tema è ben noto agli sperimentatori RaiWay che lo hanno esplicitamente citato. In campo analogico si agirebbe su potenza e livelli di modulazione, ma più o meno anche lì le leve sono due.
Il problema è che con bitrate elevati la nostra esperienza di ascoltatori (con orecchio allenato!) ci dice che l'analogico tende piuttosto a vincere la gara della distanza e quindi della copertura. Negli USA è ben conosciuta la difficoltà di sintonizzare e decodificare un segnale IBOC in AM a una certa distanza dal trasmettitore. Alla stessa distanza, i ricevitori analogici producono un audio più che accettabile.
La questione è assolutamente fondamentale perché su di essa poggia l'intero business case del digitale "in band" in sostituzione dell'analogico nelle bande AM (onde medie e corte) e dell'FM. La tesi dei fautori del digitale è che il digitale garantisce qualità ed efficienza, cioè migliore audio e più spazio per gli editori, consentendo per esempio la diffusione di multipli di programmi su un singolo canale. Io appartengo a un partito che non nega il ruolo fondamentale che il digitale può avere su bande di frequenza opportunamente assegnate e con il meccanismo del multiplex di programmi. Basterebbe una razionale implementazione del sistema T-DMB per assicurare una copertura nazionale e regionale a moltissimi network radiofonici, di questo sono più che sicuro.
Resta la questione del DRM o di IBOC, definiti da RaiWay perfettamente complementari al T-DMB. Ha davvero senso spegnere le vecchie modulazioni analogiche a favore delle nuove? Anche perdonando la paradossale mancanza di apparecchi in grado di ricevere le nuove trasmissioni e tollerando l'idea di un mercato fatto di prodotti dieci volte più cari delle normali radio analogiche, avrebbe sicuramente senso se il discorso dell'efficienza reggesse. Se davvero un debole segnale digitale "funzionasse" meglio di un debole segnale analogico, il discorso filerebbe benissimo. Ma se al contrario il digitale debole non funzionasse? O meglio, se funzionasse solo con una forte riduzione del bitrate, mandando quindi a gambe all'aria la possibilità di trasmettere più programmi sulla stessa frequenza e l'intero discorso della qualità?
Se il quadro del digitale è quello che emerge dalle prove effettuate in questi anni negli ambienti degli hobbysti e dei radioamatori - e per il momento non ho visto confutazioni attendibili da parte dei fautori del digitale - io resto convinto della superiorità complessiva di una buona modulazione analogica, che potrebbe essere stereofonica sia in AM (nella porzione delle onde medie) sia in FM, con buoni ricevitori in grado di assicurare valide rese audio. Potremmo tranquillamente ipotizzare uno spettro dell'FM alleggerito dal peso dei network importanti migrati definitivamente sul digitale e contemporaneamente un segmento delle onde medie e corte dove l'uso ragionato delle potenze impegnate e il rigoroso rispetto delle regole di assegnamento delle frequenze potrebbe consentire abbastanza spazio per tutti. Perché rinunciare definitivamente all'uso dell'analogico in questi due ambiti? Perché non pensare semmai di estendere le porzioni di spettro assegnate ai servizi broadcast, in modo da consentire l'uso di modulazioni digitali in segmenti specifici, ma questo punto in modalità off band ripetto ai tradizionali segnali analogici? Se infatti c'è una cosa che rischia di scontentare proprio tutti è questo perverso impiego di bande affollate di programmi ricevibili da miliardi di persone a favore di una testarda sperimentazione digitale che non serve assolutamente a nessuno e rappresenta il punto più controverso di questa prima, infelicissima fase di implementazione del DRM. Se lo scopo è quello di disturbare la ricezione dell'analogico fino al punto di giustificarne lo spegnimento, ditelo. Oppure sperimentate le vostre modulazioni digitali in altro modo.
In definitiva la mia opinione è quella che segue. Una volta implementato una politica del digitale off band per i grandi network pubblici e commerciali, per l'insieme dei protagonisti della radiofonia locale, le stazioni comunitarie, le piccole emittenti di molti enti interessati (università, ospedali, aeroporti, centri commerciali), la disponibilità prolungata nel tempo di frequenze AM/FM analogiche potrebbe essere una soluzione capace comunque di assicurare partecipazione e pluralismo, buona qualità sonora ed efficienza nell'uso dello spettro. La sensazione però è che anche se questo scenario fosse attendibile, non avrebbe alcun impatto nelle sedi decisionali. Là dove probabilmente è già stato deciso che l'analogico debba essere - unico esempio di pensionamento anticipato in questa infelice congiuntura retributiva - mandato a riposo.